La Cassazione ha confermato condanna per violenza e concorrenza illecita ai danni degli ambulanti di Vulcano: ecco cos’è successo.
Violenza razzista usata come scusa per nascondere azioni mafiose, taglieggiamenti e violenze fisiche.
Un incubo senza fine per alcuni commercianti extracomunitari regolari, regolarmente titolari di concessione per il mercato degli ambulanti, sull’Isola siciliana di Vulcano.
Malgrado non fossero abusivi, poiché versavano correttamente i canoni dovuti per le valide concessioni, gli extracomunitari erano divenuti oggetto di una vera e propria persecuzione finalizzata a costringerli a lasciare il mercato, soprattutto le postazioni più redditizie, frequentate dai turisti nell’isola di Vulcano alle Eolie.
Il regolamento per i mercati si muove su di una legge quadro Regionale ogni singolo comune, poi, su questa legge di indirizzo stila il proprio regolamento comunale.
Nello specifico in Sicilia disciplina il commercio al dettaglio su aree pubbliche, come previsto dal D.Lgs. 31 marzo 1999 n. 114 e dalla L.R. 2 febbraio 2010 n. 61.
La norma prevede la necessità di ricevere un’autorizzazione rilasciata dal Comune. I mercati si svolgono in giorni specifici della settimana o del mese, con orari stabiliti dall’Ente Locale. I posteggi vengono assegnati in concessione e possono essere liberi o riservati a specifiche categorie, come per esempio a produttori agricoli locali o artigiani della zona.
Obbligo principale per gli operatori quello di rispettare le normative igienico-sanitarie vigenti.
Ambulanti di Vulcano: la condanna della Cassazione
Secondo alcuni operatori locali, nello specifico due imputati appartenenti alla stessa famiglia, il mercato era ‘cosa loro’ anche nella gestione.
Così imponevano di praticare prezzi più alti e vietavano agli stranieri di portare alcuni tipi di merci che potessero fare ‘concorrenza’ agli altri piazzisti.
A questi continui atti ‘mafiosi’ e intimidatori si sono poi aggiunte le violenze fisiche, pestaggi e aggressioni. Nessuno ha comunque denunciato.
Sono state le forze dell’ordine a procedere d’ufficio su segnalazioni e avendo personalmente assistito ad alcune azioni intimidatorie, mentre gli extracomunitari non si sono nemmeno costituiti parte civile nel processo.
Alla fine dell’iter processuale la Corte di Cassazione ha decretato una condanna a carico dei due ras, a due anni e due mesi per uno e a due anni e quattro mesi, per il reato di concorrenza illecita con violenza e minaccia, a cui è stato aggiunto il reato di lesioni per uno dei due aggressori.
Fonte: articolo di Rossella Angius