Il dissesto idrogeologico in Italia continua ancora una volta a rappresentare un’emergenza continua per il nostro territorio: quanto accaduto con l’alluvione dell’Emilia Romagna spinge ancora una volta alla riflessione e a come agire per prevenire e arginare questi fenomeni.
Il territorio dell’Emilia-Romagna è stato, come purtroppo sappiamo, interessato da due eventi in sequenza in meno di venti giorni con precipitazione cumulata mensile che ha superato i 450 millimetri in varie località.
Si tratta di una percentuale di pioggia praticamente da record: non si registrava un evento così notevole da almeno 80 anni, e con la stessa percentuale di pioggia caduta nel corso di un mese.
L’evento in corso dalla mezzanotte del 15 maggio ha causato l’esondazione di 21 fiumi e allagamenti diffusi in 37 comuni. Nelle ultime 48 ore si sono registrati picchi di 300 millimetri sui bacini del crinale e collina forlivese.
Sulla stessa area, sulle colline e montagna ravvenati e sul settore orientale del bolognese sono in media caduti tra i 150 e i 200 millimetri.
Complessivamente ci sono segnalazioni di oltre 250 frane di cui 120 particolarmente importanti in 48 comuni.
Sono ovviamente tutti numeri che devono stimolare a una riflessione e sul fatto che il dissesto idrogeologico continua ad essere ancora una volta un’emergenza da gestire per il nostro territorio.
Il caso peculiare del territorio emiliano e romagnolo
Secondo i dati dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), l’Emilia Romagna è tra le regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile e di popolazione esposta a rischio di alluvione per i tre scenari di pericolosità, risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale.
Per uno scenario di pericolosità media le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%.
Le province con maggiori percentuali di territorio inondabile sono Ravenna e Ferrara con percentuali che arrivano rispettivamente all’80% (87% di popolazione esposta) e quasi al 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni. Per Modena la percentuale di aree allagabili è il 41.3% (53.3% di popolazione esposta), Bologna 50% (56.1% di popolazione esposta) e Forlì-Cesena 20.6% (64% di popolazione).
Tra le cause delle inondazioni costiere avvenute tra Marche ed Emilia Romagna, oltre alla dinamica della precipitazione intensa e concentrata e le capacità di ritenzione dei terreni, potrebbe aver avuto un effetto l’elevazione del mare, l’azione del vento di bora diretto contro la costa di Marche ed Emilia Romagna, e la conseguente mareggiata sulle coste.
In questo report l’ISPRA ha analizzato in dettaglio la situazione attuale in questo territorio.
Alluvione Emilia Romagna: focus sul dissesto idrogeologico in Italia
Il tema delle alluvioni si inquadra nel più vasto ambito del dissesto idrogeologico, di cui è parte rilevante per l’estensione dei territori soggetti a pericolosità da inondazione e per gli impatti associati a tali fenomeni.
Secondo i dati forniti dall’ISPRA, circa il 5,4% del territorio nazionale ricade in aree potenzialmente allagabili, secondo uno scenario di probabilità/pericolosità elevata e questa percentuale sale al 14% in caso di scenario di probabilità/pericolosità bassa.
Nelle aree a pericolosità elevata risiede il 4,1% della popolazione nazionale e ricade il 7,8% dei beni culturali, valori che raggiungono rispettivamente il 20,6% e il 24,3% nelle aree potenzialmente allagabili con bassa probabilità. Il 7,4% dei comuni italiani ha almeno il 20% della superficie in area allagabile in caso di scenario di probabilità elevata.
Dalle analisi presenti nel Rapporto, emerge che le Regioni Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Calabria sono quelle in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile risultano superiori rispetto a quelle calcolate alla scala nazionale.
In queste Regioni, la Provincia di Crotone è quella con maggiori percentuali di aree allagabili e popolazione esposta, mentre Ferrara è la Provincia in cui la popolazione esposta a rischio di alluvione, in caso di scenario di pericolosità media e bassa, è il 100% di quella residente. Percentuali simili (99,1%) si riscontrano nella Provincia di Rovigo in Veneto nel caso di scenario di bassa probabilità di alluvione.
Pertanto, nel più vasto ambito del dissesto idrogeologico, la gestione e la mitigazione del rischio di alluvioni sono senza dubbio le componenti più rilevanti considerata l’estensione dei territori soggetti a pericolosità da inondazione e per gli impatti che gli eventi alluvionali sono in grado di causare a beni e persone segnando, anche drammaticamente, il nostro Paese.
Qui trovate il report completo sulla situazione del dissesto idrogeologico in Italia elaborato dall‘ISPRA.
Come gestire quest’emergenza?
Allo stato attuale sul territorio, con più di 1.000 mezzi impiegati, stanno operando, complessivamente, oltre 4.900 uomini e donne di Vigili del Fuoco, Guardia Costiera, Forze di polizia, Forze armate, delle organizzazioni di volontariato di protezione civile e delle colonne mobili regionali, delle società che assicurano i servizi essenziali.
A loro si aggiungono le centinaia di tecnici, funzionari dei Comuni, delle Province e delle Prefetture, di altri enti territoriali e della struttura di protezione civile dell’Emilia-Romagna.
Tuttavia ciò che emerge da questa catastrofe è la necessità di prevenire questi fenomeni o, comunque, farsi trovare preparati a qualsiasi tipo di situazione emergenziale con largo anticipo.
Per questo motivo il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci annuncia un provvedimento in accordo con altri ministeri che entro la prima metà del 2024 porterà ad interventi mirati, dalla realizzazione di nuove dighe all’eliminazione degli sprechi di acqua.
Si tratterà di un nuovo piano nazionale sul dissesto idrogeologico, alla luce del cambiamento climatico in Italia. A dare il proprio contributo al Piano sarà il lavoro dei tecnici della cabina di regia sul dissesto, quelli che fanno capo al commissario straordinario per la crisi idrica e i report dei tecnici locali, che forniranno analisi e stabiliranno una lista delle maggiori criticità nelle proprie zone.
IdroGeo: la piattaforma italiana sul dissesto idrogeologico
Ricordiamo infine che l’ISPRA ha messo a disposizione di tutti una piattaforma Open Data dal nome IdroGeo: questo applicativo è utile per consultare, condividere e scaricare le mappe e dati sul dissesto idrogeologico.
Si tratta di uno strumento di comunicazione e diffusione delle informazioni che coinvolge diversi ambiti: politiche di mitigazione del rischio, pianificazione territoriale, progettazione preliminare delle infrastrutture, programmazione degli interventi strutturali di difesa del suolo, gestione delle emergenze idrogeologiche e valutazioni ambientali.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it