A pochi giorni dall’esito del referendum tra i lavoratori che ha bocciato il piano per il salvataggio e l’ennesimo rilancio di Alitalia, il governo ribadisce che la compagnia non può essere nazionalizzata e si avvicina il momento in cui la parola passerà ai commissari.
Qualcuno forse avrà sperato, e quasi dato per scontato, che anche questa volta alla fine sarebbe arrivato lo Stato a salvare per l’ennesima volta Alitalia. Ma la storia già vista e rivista non si ripeterà: la nazionalizzazione non ci sarà. Ad assicurarlo è il Governo compatto, con il presidente del consiglio Paolo Gentiloni che non nasconde la propria delusione e preoccupazione per quanto sta accadendo. E mentre dai consumatori al turismo cresce l’allarme per quello che potrà succedere nei prossimi mesi con la stagione estiva alle porte, e l’opposizione si fa sentire contro l’esecutivo, lo Stato si prepara ad un prestito ponte da 3-400 milioni per garantire l’operatività durante l’amministrazione controllata.
Anche questo probabilmente è uno dei punti sul tavolo del vertice tenutosi in serata a Palazzo Chigi al quale erano presenti, oltre al premier, i ministri competenti, Delrio, Poletti, Calenda e Padoan. E’ infatti il prestito ponte la prossima tappa che attende la compagnia, che si trova a rivivere uno scenario già visto nell’agosto 2008 quando il commissario Augusto Fantozzi traghettò l’aviolinea fino alla firma a dicembre dell’accordo con Cai per la cessione dell’ex compagnia di bandiera. Sarà l’assemblea dei soci, che si riunirà il 2 maggio in seconda convocazione, a deliberare – salvo sorprese – l’avvio della procedura deciso ieri dal cda per “l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione” dopo il no al referendum.
A quel punto, alla richiesta che verrà formalizzata al Ministero dello sviluppo seguirà a stretto giro la nomina del commissario, che potrebbe essere uno ma più probabilmente una terna, considerato il mercato particolarmente competitivo e molto tecnico in cui opera Alitalia: ai nomi di Luigi Gubitosi ed Enrico Laghi, che circolano già dalla prima ora, si potrebbe aggiungere quello di Enrico Bondi, il grande risanatore passato da Montedison a Parmalat all’Ilva, che è stato visto aggirarsi oggi nei pressi del Ministero di via Veneto. Il nuovo commissario dovrà “assicurare la continuità dell’azienda e poi trovare un acquirente per Alitalia che sappia gestirla”, spiega il ministro dello sviluppo Carlo Calenda, annunciando un prestito ponte dallo Stato di circa 3-400 milioni, “il minimo indispensabile” per garantire sei mesi di gestione. Un prestito che andrà negoziato con Bruxelles, da dove la Commissione Ue sottolinea di essere “in contatto costruttivo” con l’Italia.
E’ invece esclusa la nazionalizzazione, ripetono i ministri Calenda, Delrio e Poletti insieme al premier Gentiloni: “Non ci sono le condizioni”, spiega il capo del Governo, che assicura l’impegno per difendere lavoratori e utenti. Dalla politica intanto arrivano appelli e ricette, con Bersani (Mdp) che chiede di fare presto e dice no a spezzatini o fallimenti, Di Maio (M5S) che suggerisce di puntare su cargo e lunghissimo raggio per rilanciarla e Brunetta che punta il dito contro un Governo “incapace di intendere e volere”. Dai sindacati Barbagallo chiede di riaprire la discussione sul piano, mentre Furlan avverte che spezzatino e liquidazione sarebbero la fine della compagnia. I consumatori vanno in difesa dei passeggeri chiedendo che vengano garantiti rimborsi o riprotezione, mentre il mondo del turismo teme ripercussioni dalla possibile perdita della compagnia. Sullo sfondo resta la partita della possibile vendita a vettori stranieri: dopo Lufthansa, no comment anche da Air France, mentre Ryanair liquida la questione come un problema che riguarda la società. Ma Malaysia Air si candida per gli Airbus di lungo raggio A330.