L’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Mercosur, in stallo da anni, potrebbe ricevere un nuovo impulso in occasione del prossimo vertice del G20 in Brasile: gli agricoltori sono già sul piede di guerra e minacciano di riportare in piazza i trattori.


L’ipotesi di un’imminente approvazione genera profonda apprensione tra le associazioni di agricoltori europei, che denunciano possibili danni per il settore agroalimentare, soprattutto in Italia. In questi giorni, piccoli gruppi di agricoltori europei, preoccupati e intenzionati a far sentire la propria voce, si sono riuniti a Bruxelles per manifestare pacificamente contro un’intesa che rischia di compromettere la competitività e la sostenibilità del comparto agricolo.

Agricoltori contro accordo Mercosur: trattori di nuovo in piazza?

Quindi dopo diversi mesi si rivedono in piazza i trattori, che all’inizio di quest’anno hanno inscenato proteste veementi contro le politiche agricole comunitarie.

L’accordo, che coinvolge da un lato i 27 Paesi membri dell’UE e dall’altro il blocco del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, con il Venezuela temporaneamente sospeso), solleva timori soprattutto tra i piccoli produttori. Secondo Pierre Maison, rappresentante del Coordinamento europeo Via Campesina (Ecvc), questo accordo favorirebbe le grandi industrie, come quelle automobilistiche, ma porterebbe effetti devastanti sull’agricoltura locale: “Distruggerà i piccoli produttori, facendo crollare i prezzi, mentre aumenteranno le importazioni di prodotti, come la carne bovina, che produciamo anche in Europa,” ha dichiarato Maison a Euronews. Le preoccupazioni riguardano anche le potenziali conseguenze sociali, sanitarie e ambientali, soprattutto per quanto riguarda il rischio di ulteriore deforestazione in Sud America.

Quale impatto potrebbe avere questo accordo sul comparto agricolo?

La Commissione Europea, consapevole delle critiche, ha proposto di includere un addendum che rafforzi gli impegni sul fronte ambientale, in particolare sulla deforestazione e sul rispetto degli accordi climatici. Tuttavia, l’efficacia di tali misure appare incerta: gli stessi agricoltori temono che questi impegni rimangano solo promesse su carta, soprattutto considerando che il Brasile non ha finora compiuto progressi significativi in tal senso.

Secondo alcune stime, l’entrata in vigore dell’accordo potrebbe contribuire alla deforestazione di oltre un milione di ettari di foreste, minacciando seriamente uno degli ecosistemi più importanti del pianeta. Le associazioni di agricoltori, pur non essendo contrarie in linea di principio agli accordi di libero scambio, insistono sull’importanza di regole condivise, come quelle esistenti nell’accordo bilaterale tra UE e Giappone. In assenza di condizioni paritarie, ribadiscono la necessità che si adotti una posizione ferma, opponendosi alla firma fino all’inserimento di standard comuni e del principio di reciprocità, essenziali per proteggere le imprese agricole italiane, i lavoratori e l’ambiente.

Anche in Italia si “scaldano” i motori della protesta?

In Italia, l’associazione Altragricoltura – CSSA (Confederazione Sindacale per la Sovranità Alimentare) ha espresso un netto dissenso rispetto all’approccio della Commissione Europea. In una nota, il segretario Gianni Fabbris ha denunciato l’assenza di condizioni di reciprocità nei criteri di sostenibilità ambientale e sociale tra i Paesi del Mercosur e l’Unione Europea. L’accordo, secondo Fabbris, aumenterebbe il rischio di “dumping sociale e ambientale”, aggravando la perdita di competitività degli agricoltori europei, già penalizzati da standard di sostenibilità molto più severi rispetto a quelli adottati nel blocco sudamericano.

Anche Coldiretti si è espressa con forza contro l’intesa, sottolineando le criticità legate alle asimmetrie regolamentari, in particolare per quanto riguarda l’uso di pesticidi e pratiche produttive vietate in Europa. “Solo in Brasile, l’uso dei pesticidi è quadruplicato negli ultimi venti anni, e molti dei principi attivi utilizzati sono vietati nell’UE,” si legge in una lettera inviata al presidente del Consiglio Meloni. Coldiretti ha messo in evidenza come le normative più permissive di questi Paesi diano origine a una concorrenza sleale che, in assenza di regole comuni, spinge al ribasso i prezzi dei prodotti europei.

Crediamo – conclude la lettera – che una collaborazione stretta con altri Paesi europei, come la Francia, potrebbe aiutare a bloccare l’approvazione dell’accordo nella sua forma attuale.