In una recente indagine l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha espresso il suo giudizio sulle modalità di gestione dei conflitti di interesse da parte dei Comuni, con particolare riferimento agli affidamenti diretti.


L’analisi si è concentrata sugli affidamenti diretti sui quali, già in sede di vigilanza ordinaria, si sono registrate diverse criticità relativamente alle situazioni di conflitto di interesse.

L’affidamento diretto, infatti, è caratterizzato dalla strutturale assenza di confronto competitivo nell’individuazione dell’assegnatario, il che rende necessario garantire che la scelta dell’appaltatore avvenga senza condizionamenti impropri.

Il contesto

La Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP) relativamente all’anno 2021, ha registrato circa 2.921 enti locali che hanno assegnato almeno un servizio tecnico professionale, per un totale di 6.686 affidamenti diretti.

L’analisi dell’ANAC si è concentrata sul seguente campione di appalti:

  • 4.959 affidamenti diretti assegnati da 1.502 comuni, con particolare riferimento a:
    • comuni non capoluogo di provincia
    • importi inferiori a € 150.000 mediante procedura senza bando.

In relazione a queste procedure l’ANAC ha pertanto verificato il rispetto degli obblighi dichiarativi del RUP, previsti dall’art. 42 del d.lgs. 50/2016.

Affidamenti diretti e conflitti di interesse: le considerazioni dell’ANAC

Le criticità riscontrate evidenziano una sostanziale inadeguatezza nella gestione del conflitto di interesse da parte degli enti locali, fattispecie sulla quale il PNA 2022-2024 ha riservato uno specifico focus (pag. 96 della Parte Speciale del PNA).

La gestione del conflitto di interesse costituisce infatti una ordinaria misura di prevenzione della corruzione, prevista dal DPR 62/2013, oltre che dai piani di prevenzione della corruzione e dai piani integrati di attività e organizzazione delle singole amministrazioni.

L’alto numero di dichiarazioni omesse o non conformi (prevalenti rispetto a quelle conformi), inoltre, dimostra che la disciplina del conflitto di interesse è scarsamente applicata, soprattutto nello specifico settore esaminato (affidamento diretto dei servizi professionali tecnici).

Il mancato corretto assolvimento dell’obbligo strumentale (assunzione della dichiarazione), infatti, rende pressocché impossibile l’emersione delle ordinarie situazioni di conflitto e la gestione delle stesse.

La conferma inequivocabile è costituita dal dato (sorprendente) relativo alla completa assenza di qualsivoglia situazione di conflitto: in nessuno dei casi esaminati è stato infatti segnalato un potenziale conflitto di interesse da gestire.

Il dato appare purtroppo coerente con quanto emerso dall’attività di vigilanza ordinaria condotta in questi anni,
che ha evidenziato in più occasioni carenze formali, ma anche omesse astensioni, anche negli affidamenti sotto soglia comunitaria.

Conclusioni

In conclusione, l’ANAC richiama tutte le stazioni appaltanti al puntuale rispetto della normativa in tema di conflitto di interessi, intesa anche quale misura di prevenzione del rischio corruttivo, in particolare riferimento agli affidamenti diretti, caratterizzati dalla sostanziale assenza di confronto competitivo.

In questo contesto, si ricorda in particolare alle stazioni appaltanti la necessità di raccogliere per ogni affidamento le dichiarazioni di insussistenza del conflitto di interesse del responsabile unico del procedimento.

Queste dichiarazioni dovranno dunque essere protocollate all’atto dell’accettazione dell’incarico e conservate dalla stazione appaltante, che dovrà provvedere a controllarne a campione la veridicità.

Il testo completo dell’indagine dell’ANAC

Potete consultare qui di seguito il documento completo.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it