Nè sport nè teatro nè musei, ma nemmeno un libro letto in un anno. Cresce la povertà, anche educativa, tra bambini e adolescenti. L’esempio negativo dell’Emilia Romagna.
Secondo la nuova edizione dell’Atlante sull’infanzia a rischio di Save the Children, più di un ragazzo su due (il 54%) tra i sei e i 17 anni non arriva nel corso dell’anno a leggere almeno un libro, non fa sport continuativo, non va a concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei. Inoltre non ha l’accesso a internet, anche se il numero di “disconnessi culturali” è inferiore alla media nazionale del 60%.
In Italia vivono 669.000 famiglie con minori in condizione di povertà assoluta che, una volta sostenuti i costi per la casa e per la spesa alimentare, possono spendere solo 40 euro per la cultura e 7,60 euro per l’istruzione al mese. I bambini in questa situazione sono quasi 1,3 milioni, il 14% in più rispetto all’anno scorso e rappresentano il 12,5% del totale dei minori. Si trovano nel 12% dei casi al nord, nell’11,6% al centro e nel 13,7% al Mezzogiorno. I minorenni in condizioni di povertà relativa, invece, nel 2016 hanno raggiunto il 22,3% (+20%). In nord Italia i bambini in questa condizione rappresentano il 16,1%, percentuale che in Emilia-Romagna si abbassa al 13,7% (al sud sono il 32,6%).
Nelle regioni settentrionali i 15enni in condizioni socio-economiche svantaggiate che non raggiungono le competenze minime nella lettura sono il 26,2%, cifra che sale al 44,2% nel Meridione. Un riflesso di questa situazione si nota anche nei risultati scolastici.
In Emilia-Romagna l’incidenza di alunni non ammessi al successivo anno delle scuole medie varia dall’1,2% di Rimini al 3,6% di Ferrara, rispetto a una media nazionale del 2,9%. Alle superiori, invece, il numero di bocciati a livello regionale va dal 7,7% di Ferrara al 12,8% di Reggio Emilia, contro una media nazionale del 9,15% di respinti. A Piacenza si registra uno dei tassi più alti in Italia circa il numero di bocciati negli istituti professionali: 18,9% contro la media nazionale del 14%.
E se gli studenti sono in difficoltà, anche le scuole spesso non se la cavano facilmente. In cinque province su nove dell’Emilia-Romagna, gli istituti scolastici dotati di almeno una palestra in ogni sede sono inferiori alla media nazionale (17,4%). In provincia di Parma il 57% delle scuole ha meno di un laboratorio ogni 100 studenti, mentre da questo punto di vista la provincia più virtuosa è Forlì-Cesena col 21,5%. L’indice di fruizione del patrimonio librario (nel nord-est il 68% delle scuole è dotato di almeno 3.000 volumi) è invece in tutte le province dell’Emilia-Romagna superiore al dato nazionale del 31%, fatta eccezione per Ferrara (27,4%). La provincia di Forlì-Cesena è al primo posto in Italia grazie a un indice di fruizione del patrimonio librario del 98,3%.
Dal punto di vista demografico, infine, in Emilia-Romagna l’indice di vecchiaia è superiore alla media nazionale nella maggior parte delle province: in media195 anziani ogni 100 bambini, con il picco a Ferrara (249). Inoltre, mentre il numero totale di alunni diminuisce, aumenta quello degli studenti di origine straniera, che vanno dal 12,8% di Ferrara al 21,3% di Piacenza, la seconda percentuale più alta in Italia dopo Prato (in Italia rappresentano il 9,2%). La maggior parte degli alunni che non ha la cittadinanza italiana in Emilia-Romagna è nata in Italia, in linea col dato nazionale del 58,7%. A Piacenza e Reggio Emilia circa il 64% degli alunni senza cittadinanza è nato in Italia. A livello nazionale, però, solo nel 2,2% delle scuole del primo ciclo gli insegnanti ricevono formazione specifica. A livello regionale un dato positivo in questo senso è registrato a Parma, dove l’8,3% degli istituti scolastici offre questa opportunità ai docenti.