abolita-censura-cinematograficaUn nuovo decreto stabilisce che è definitivamente abolita la Censura Cinematografica: non esiste più il divieto assoluto di uscita in sala.


Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”, così il Ministro della cultura, Dario Franceschini che ha firmato il decreto che istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori.

Abolita la Censura Cinematografica

Un intervento ai sensi della Legge Cinema che introduce il sistema di classificazione e supera definitivamente la possibilità di censurare le opere cinematografiche. Pertanto non è più previsto il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche.

La Commissione presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, risulta composta da quarantanove componenti scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza:

  • nel settore cinematografico
  • e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale
  • nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali.

Alcuni casi famosi di Censura Cinematografica in Italia

In Italia troviamo alcuni casi molto discussi di censura cinematografica, tra i quali ne risaltano almeno due.

Ad esempio si deve citare Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini, bocciato in primo grado dalla commissione e vietato ai minori di 18 anni in secondo grado, in seguito sequestrato dalla magistratura. Il film risulta trasmesso per la prima volta in tv solo nel 2005 (sulla Pay TV).

Un altro caso limite fu quello di Totò che visse due volte (1998) di Ciprì e Maresco. Il film, alla vigilia dell’uscita nelle sale, si categorizzò “vietato a tutti” dalla Commissione di revisione cinematografica, che tentò in tal modo, di impedirne l’uscita nelle sale. Non riuscendoci invocò la denuncia per vilipendio alla religione e per tentata truffa, ma i registi e la produzione, dopo il processo di appello, risultarono assolti dal tribunale di Roma e il film uscì comunque.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it