F1, i 50 anni di Schumacher: una vita al limite aspettando l’ultima vittoria. Ecco il ritratto e l’omaggio a uno sportivo che ha influenzato la storia dello sport.
I 50 anni di Michael Schumacher. E’ stato più duro del ferro e più solido di una roccia: ha sfrecciato a velocità pazzesche con le monoposto delle scuderie tra le migliori al mondo.
La resistenza di una roccia, la fragilità di una rosa. Un proverbio è un detto popolare che riassume un insegnamento tratto dall’esperienza, lo rappresenta con poche parole, significative. E secondo un proverbio turco “L’uomo è più duro del ferro, più solido della roccia, ma più fragile di una rosa”.
Un po’ una contraddizione in termini, forzando il concetto si potrebbe definire come una sorta di ossimoro: solidità, durezza e allo stesso tempo fragilità. Per anni Michael Schumacher è stato più duro del ferro e più solido di una roccia. Ha sfrecciato a velocità pazzesche con le monoposto delle scuderie tra le migliori al mondo, come Jordan, Benetton, Ferrari (soprattutto) e McLaren.
Uno sportivo di grande talento e temperamento
Freddo calcolatore, pilota talentuoso e pure collaudatore infallibile, arrongante in pista ma con un aplomb tutto britannico nei paddock e davanti alle telecamere (tranne una volta, 1998, quando sfiorò la rissa con David Coluthard), Schumi ha sempre messo in pista la solidità del ferro e la durezza di una roccia. Come quando nel 1999 fu vittima del più grave incidente della sua carriera.
La F1 era quella affascinante dei rumori delle monoposto, quel ronzio oggi cancellato chissà da quali logiche ma ieri considerato caratteristica imprescindibile. La pista, storica, era quella di Silverstone, in Gran Bretagna, la monoposto, rosso Ferrari, la F399. Il Kaiser (oltre a Schumi, l’altro nomignolo), arriva alla staccata della Stowe a una velocità pazzesca, 306 km/h, frena, le gomme anteriori si bloccano e lui finisce sulla ghiaia a 204 km/h e contro gli pneumatici di protezione a 100. Uno schianto terribile, da cui ne uscirà ‘solo’ con la frattura della gamba destra, costringendolo a saltare sei Gp. Fino al rientro altrettanto folle nel penultimo, quello della Malesia, dove conquistò la pole, e dopo essere stato tutta la gara in testa alla corsa, lasciò la vittoria a pochi giri dalla fine al compagno di scuderia Eddie Irvine, in lotta per il titolo mondiale. Gara fotocopia dell’ultima: più veloce ancora, e sempre, pur dopo un incidente come quello di Silverstone.
Una vita decisamente di corsa e con il piede sempre piantato sull’acceleratore, perché lui era più duro del ferro e solido come una roccia.
Un pilota forte ma anche sfortunato
Oggi Michael Schumacher festeggia i suoi primi 50 anni come mai avrebbe voluto. Nato in Germania il 3 gennaio del 1969, ad Hurt, è inevitabilmente il recordman della F1.
Oltre ad aver ridato lustro alla Ferrari, riportando a Maranello il titolo Piloti dopo 21 anni (alla fine saranno cinque di fila), oltre ad aver stabilito primati in fatto di giri veloci in gara, pole positiion e hat trick (la tripletta pole position, vittoria e giro veloce nella stessa corsa), per anni ha detenuto record in fatto di punti in carriera, prima dell’arrivo di Fernando Alonso, e di pole position, prima dell’avvento di Lewis Hamilton. E poi pilota più titolato con i sette titoli, meglio di Juan Manuel Fangio, anche lui ex Ferrari, e primo tedesco campione.
Più duro del ferro, più solido della roccia, ma più fragile di una rosa.
La tragedia
E il 29 dicembre 2013 quando una notizia sconvolge gli appassionati sportivi e della F1, e ferraristi, di tutto il mondo. Sportivo fino all’inverosimile, anche sciatore esperto, Schumi si trova a Meribel, in Francia, con la famiglia per trascorrere le vacanze natalizie nel suo chalet. Sci ai piedi, con il figlio Mick e con gli amici esce per andare a sciare e lo fa lungo la Chamois, una pista Rossa. Fino a che non scelgono di percorrere la vicina La Biche, una pista che è separata da un tratto non segnalato. Quello della tragedia.
Lui, più solido di una roccia, è sopreso proprio da un masso, nascosto dalla neve: lo colpisce e, pur indossando il caschetto di protezione, pur andando ad una velocità non troppo elevata, finisce con la testa su un altro. Viene immediatamente soccorso e portato in elicottero all’ospedale Universitario di Grenoble, in gravi condizioni. Operato e mantenuto in coma farmacologico, il 16 giugno 2014, uscito dal coma, lascia l’ospedale di Grenoble per iniziare un percorso riabilitativo in una clinica privata. Da quel momento sarà sempre un crescendo, oggi è nella sua casa a Gland, in Svizzera: recentemente ha visto il GP di F1 del Brasile con Jean Todt.
Ai giorni d’oggi
Oggi Schumi è protetto dalla sua famiglia, la moglie Corinna ha utilizzato i social per ringraziare i fan “dal profondo del nostro cuore del fatto che possiamo farlo insieme” alla viglia dei 50 anni. “Potete stare certi- ha scritto ancora Corinna- che si trova nelle migliori mani e che stiamo facendo tutto quanto è umanamente possibile per aiutarlo. Vi preghiamo di comprendere se stiamo seguendo i desideri di Michael e manteniamo nella privacy un argomento così sensibile come la salute, come è sempre stato in passato. Allo stesso tempo vi diciamo grazie di cuore per la vostra amicizia e vi auguriamo un sereno e felice 2019″.
Per i 50 anni di Michael Schumacher, è stato annunciato l’arrivo di , un’App che consentirà di riviverne tutti i successi di un uomo che alla fine è stato “più fragile di una rosa”.