Sono passati 25 anni dal 19 luglio 1992, quando una Fiat 126 rubata con cento chili di tritolo saltò in aria in via D’Amelio a Palermo, all’altezza del civico 21, uccidendo Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Oggi ricorre il 25simo anniversario della strage mafiosa, su cui ancora non si conosce tutta la verità. La commissione Antimafia guidata da Rosi Bindi sarà a Palermo e tra l’altro ascolterà le testimonianze del superstite della strage Antonio Vullo e della figlia del giudice, Fiammetta. Per tutta la giornata si alterneranno dibattiti e manifestazioni organizzati dall’associazione Agende rosse per ricordare il magistrato fino alla fiaccolata di questa sera che attraverserà la città.
Un iter giudiziario tra i più ingarbugliati di sempre, con dieci processi, condanne, ergastoli, assoluzioni e revisioni; imputati finiti al 41-bis ingiustamente, pentiti “finti” e collaboratori di giustizia “veri”, che con le loro parole hanno disegnato lo scenario in cui il giudice Borsellino agiva, ma che non sono stati sufficienti 25 anni per definire chiaramente. Il ricordo della strage di via D’Amelio è imprescindibile dalla ricerca della verità per una delle pagine più oscure della storia del Paese.
L’Aula del Senato ha osservato un minuto di silenzio in memoria della strage di via D’Amelio nel giorno in cui ricorre il 25esimo anniversario.
“Nel nome di Borsellino, e in quello di tutti i caduti innocenti per mano mafiosa, abbiamo in questi 25 anni ottenuto molti successi nel contrasto alla criminalità organizzata: abbiamo sconfitto la ‘cosa nostra’ violenta, sanguinaria e stragista, ma non ancora quella capace di mutar pelle, di sparire dai radar dell’opinione pubblica e di infiltrarsi a tutti i livelli nella società, nella politica e nella Pubblica Amministrazione”.
Lo ha detto questa mattina il presidente del Senato, Pietro Grasso, in apertura di seduta.
“Non sono mancati momenti nei quali la mafia ha tentato dei colpi di coda che ne dimostrano più la debolezza che la forza – aggiunge -: penso, ad esempio, ai recenti atti di vandalismo inferti alle statue di due grandi uomini dello Stato, Giovanni Falcone e Rosario Livatino.
È proprio dinanzi a questi rigurgiti e alle immagini che ci ricordano l’inferno di Via D’Amelio, i corpi dilaniati – sottolinea -, che dobbiamo rinnovare la promessa di impegnarci per perseguire ideali di verità e di giustizia e per continuare l’opera di contrasto ad ogni manifestazione mafiosa, con uno slancio etico che superi ogni indifferenza e rassegnazione e l’alibi del non sapere. C’è ancora molto da fare e, come membri di questa Assemblea rappresentativa, abbiamo il compito di essere all’altezza di una così decisiva sfida per il nostro Paese e per il suo futuro”.
A distanza di 25 anni ecco quello che fu, quello che videro in diretta milioni di persone quel giorno, in questa edizione straordinaria del TG3.