L’intervento della Commissione UE: il nuovo quadro regolamentare per la genetica green distingue nettamente i vecchi ed obsoleti Ogm dalle nuove tecniche di evoluzione assistita.
Con l’acronimo Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita) si intendono una serie di tecniche di manipolazione genetica che potrebbero aumentare e accelerare lo sviluppo di nuovi tratti nella selezione delle piante e degli altri esseri viventi.
In agricoltura, vengono promosse come biotecnologie capaci di far esprimere alle piante tratti e proprietà desiderati. Ad esempio la resistenza alle malattie, alla siccità, agli insetti, agli erbicidi e ai pesticidi.
Il recente intervento della Commissione UE, tuttavia, opera una demarvazione tra queste tecniche e quelle legate ai cosiddetti OGM (organismi geneticamente modificati).
Dall’UE ok a genetica green no OGM
Le nuove tecnologie di miglioramento genetico raggruppate sotto la denominazione Tea non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta e permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici, della difesa della biodiversità e affrontare l’obiettivo della sovranità alimentare.
Secondo il nuovo impiato previsto dall’UE si opera una distinzione tra le Tea di categoria 1 (ovvero quelle che non superano le 20 mutazioni), che seguiranno una procedura autorizzativa semplificata assimilabile alle varietà vegetali convenzionali, e le Tea di categoria 2 (sopra le 20 mutazioni o selezionate per resistere agli erbicidi) che vengono di fatto assimilate ai vecchi Ogm quanto a procedura autorizzativa, etichettatura e tracciabilità (con la differenza che gli Stati membri non potranno vietare la coltivazione delle Tea di categoria 2).
La Commissione vieta inoltre l’utilizzo di entrambe le categorie di Tea per l’agricoltura biologica.
Commento positivo della Coldiretti
“Una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti” sostiene Ettore Prandini, Presidente Coldiretti, che sottolinea la necessità di “fronteggiare la sfida climatica, difendere e valorizzare il patrimonio di biodiversità agraria nazionale e la distintività delle nostre campagne, garantendo nuove possibilità di crescita e sviluppo all’agroalimentare nazionale”.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it