risorse-welfare-gap-nord-sudWelfare locale, stanziate nuove risorse, rivisti i meccanismi di calcolo fabbisogni: così il Governo tenta di colmare il gap Nord-Sud. Ecco il Dossier Adnkronos-Centro Studi Enti Locali.


All’interno del dossier dell’Adnkronos a cura di Centro Studi Enti Locali sul welfare locale, emerge che sono stanziate nuove risorse e rivisti i meccanismi di calcolo fabbisogni.

Così dunque il Governo tenta di colmare il gap Nord-Sud. Agli enti svantaggiati la fetta più consistente delle risorse: il 46% del tesoretto va al Sud, a lungo penalizzato da criterio della spesa storica.

Scopriamo in dettaglio i contenuti di questo Dossier.

Nuove risorse per il Welfare Locale per colmare gap Nord-Sud

Nel Report, ad esempio, emergono abissali differenze che, in termini regionali, vedono ai due poli opposti

  • le amministrazioni della Provincia Autonoma di Bolzano, dove si spendono 540 euro annui per ogni abitante
  • e quelle calabresi, ferme a 22 euro procapite.

A incidere non sembra però essere solo la collocazione geografica ma anche la dimensione demografica dei comuni.

Si va dai 100 euro all’anno spesi mediamente nelle amministrazioni con meno di 10mila abitanti ai 165 di quelle che superano quota 50mila.

Le nuove risorse

Cosa cambia con le ultime novità normative disciplinate dal recente Dpcm?

Il Governo ha quantificato in 651 milioni di euro all’anno le risorse aggiuntive del “Fondo di solidarietà comunale” da destinare allo sviluppo dei servizi sociali nei Comuni delle regioni a statuto ordinario che presentano le maggiori carenze.

Questi saranno però finanziati in modo graduale dal 2021 al 2030.

Per il 2021 sono stati stanziati circa 216 milioni di euro, che non sono però stati ripartiti in toto come risorse aggiuntive rispetto al passato perché spetta loro il compito anche di compensare le minori risorse che, alla luce dei nuovi criteri, sono state destinate agli enti penalizzati dalla variazione di metodologia.

Gli adempimenti per i Comuni

I Comuni interessati dal provvedimento sono tenuti a destinare nel 2021 una spesa per la funzione sociale, al netto del servizio di asili nido, almeno pari al fabbisogno standard monetario approvato  dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard, nel limite delle risorse aggiuntive effettivamente assegnate.

Tutti gli enti destinatari di questi fondi saranno sottoposti a monitoraggio e dovranno riportare i servizi offerti in termini di utenti serviti per le diverse tipologie di servizio e le eventuali liste di attesa.

I Comuni che non raggiungeranno l’obiettivo di servizio 2021 potranno rendicontare l’impegno delle risorse anche destinandoli ad interventi per un significativo miglioramento dei servizi sociali (istituendone di nuovi o intensificando quelli esistenti) relativamente alle:

  • azioni di sostegno in favore di anziani auto non autosufficienti, al fine di favorirne la permanenza nel proprio domicilio;
  • poi azioni di sostegno ai minori e alla genitorialità fragile;
  • e infine azioni di sostegno in favore dei disabili.

A chi tocca la fetta maggiore delle risorse?

Ma chi beneficia in misura maggiore di questo “tesoretto”, il cui ammontare è destinato a triplicarsi nell’arco dei prossimi 9 anni?

Chiaramente le regioni ad oggi più svantaggiate e nelle quali si spende molto meno della media nazionale.

Il Mezzogiorno si assicura dunque la fetta più consistente delle risorse: 80.539.148,96 di euro, pari a circa 5,8 euro in più per abitante.

Seguono il settentrione, con 51.455.082,76, (vale a dire 2,5 euro per abitante) e il centro Italia con 43.818.417,04 milioni (circa  2,6 euro procapite).

Guardando alle singole regioni, i meccanismi redistributivi portano poco meno di 34 milioni di euro extra nelle casse dei comuni campani e fanno sì che vengano destinati 20,6 milioni di euro extra agli  enti del Piemonte, 20,2 milioni a quelli della Puglia, 16,2 milioni nel Lazio, 14,7 in Toscana e 14,6 in  Lombardia.

Poco meno di 14 milioni di euro vanno agli enti calabresi, che sono quelli per i quali la  variazione è in assoluto più significativa se rapportata ai fabbisogni standard (10% contro l’1,53% dell’Emilia Romagna).

Seguono il Veneto con 10,7 milioni di euro, l’Abruzzo con 8,1, l’Emilia Romagna con 5,6, la Liguria con 5,5 e l’Umbria con 5,3.

Fanalini di coda la Puglia, il Molise e le Marche con 2,3 milioni di euro, 1,83 e 1,80.

Il testo completo del Report

A questo link il testo completo del Report.

 


Fonte: ALI - Autonomie Locali Italiane