In una recente seduta della Giunta Capitolina è stata approvata una nuova delibera presentata dagli Assessori Barbara Funari e Andrea Catarci riguardante la residenza virtuale a Roma Capitale a tutela dei senza fissa dimora.
Si tratta, a detta dei promotori, di un importante passo avanti verso la piena cittadinanza per tutti i residenti della città. L’approvazione di questa delibera è il risultato di un lavoro complesso e partecipativo che ha coinvolto diverse figure, tra cui istituzioni, associazioni, operatori, volontari, consiglieri ed esperti.
L’obiettivo è rendere uniforme su tutto il territorio cittadino il diritto di residenza, eliminando le diverse interpretazioni e garantendo l’accesso ai servizi sociali e sanitari anche alle persone senza dimora, senza gli ostacoli e le difficoltà riscontrate in precedenza.
Le nuove regole sulla residenza virtuale nella città di Roma Capitale
La nuova delibera prevede la semplificazione delle procedure burocratiche per l’iscrizione presso l’indirizzo virtuale in via Modesta Valenti. I cittadini potranno ora richiedere la residenza direttamente all’anagrafe del proprio Municipio di appartenenza, comunicando semplicemente un domicilio dove essere reperibili, senza necessità di passare prima attraverso i servizi sociali. Inoltre, non sarà più possibile rifiutare l’istanza di iscrizione motivando la necessità di cancellare prima la vecchia residenza; la richiesta sarà considerata come un normale cambio di residenza.
Un’altra novità introdotta dalla delibera è l’attivazione di un servizio di fermo posta presso i 15 municipi, dedicato alla ricezione della corrispondenza delle persone residenti in via Modesta Valenti. La corrispondenza verrà conservata in archivio per un massimo di due anni.
Saranno inoltre organizzati seminari di aggiornamento sulle nuove procedure, rivolti sia agli operatori degli sportelli anagrafici che agli operatori dei servizi sociali.
Si tratta dunque di una modifica significativa alla delibera del 2017 dell’ex sindaca Virginia Raggi, che permetterà alle persone senza dimora di accedere ai servizi basilari garantiti dalla Costituzione, come quelli sanitari, educativi e di welfare.
Il commento delle parti politiche
L’assessora Barbara Funari sottolinea che questa delibera è il frutto di un lavoro sinergico con la Prefettura per garantire il diritto effettivo alla residenza in via Modesta Valenti nel rispetto delle esigenze di sicurezza del territorio. Andrea Catarci aggiunge che questo è un ulteriore passo verso il riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone in particolare difficoltà.
Non tutti però guardano positivamente a questa iniziativa: i consiglieri del M5S e della Civica Raggi esprimono preoccupazione riguardo alle possibili conseguenze negative delle nuove modalità, temendo un aumento del caos e delle speculazioni. Tuttavia, per Nella Converti, presidente della commissione politiche sociali, questa delibera è un passo importante per rendere visibili e riconoscere i diritti fondamentali di tutti i cittadini.
Il tema della residenza per i “senza fissa dimora”
Il problema della residenza per i senza fissa dimora rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti che le società moderne devono affrontare. La questione va oltre la mera ricerca di un tetto sotto cui dormire; si tratta di garantire l’accesso a una serie di diritti fondamentali, come il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro e alla partecipazione sociale.
In molte realtà urbane, i senza fissa dimora sono vittime di un circolo vizioso di povertà e emarginazione. La mancanza di una residenza ufficiale rende difficile, se non impossibile, accedere ai servizi essenziali offerti dalle istituzioni pubbliche. Senza un indirizzo fisso, diventa arduo ottenere documenti d’identità, iscriversi a programmi di assistenza sociale, cercare lavoro o persino ricevere cure mediche.
La residenza virtuale, come quella proposta nella delibera approvata, rappresenta un primo passo importante verso il riconoscimento dei diritti fondamentali di queste persone. Tuttavia, è essenziale andare oltre la semplice registrazione di un indirizzo e lavorare per garantire una vera inclusione sociale ed economica.
Una delle sfide principali è combattere gli stereotipi e le discriminazioni nei confronti di questi soggetti. Troppo spesso vengono considerati come individui “invisibili” o addirittura come una minaccia per la sicurezza pubblica, anziché come persone che necessitano di sostegno e solidarietà.
Perché alcuni si oppongono a questa delibera?
L’opposizione alla questione della residenza per i senza fissa dimora può derivare da diverse motivazioni, che spesso riflettono preoccupazioni legate a questioni sociali, economiche o di sicurezza. Ecco alcuni motivi comuni di opposizione:
- preoccupazioni sulla sicurezza pubblica: alcune persone possono temere che l’approvazione di politiche di residenza per i senza fissa dimora possa aumentare il degrado urbano o l’insicurezza nelle aree dove risiedono. Questo timore può essere alimentato da percezioni negative o stereotipi
- timori sulla gestione delle risorse: alcuni critici potrebbero sollevare preoccupazioni riguardo alla gestione delle risorse pubbliche e alla possibilità che l’assistenza ai senza fissa dimora possa sovraccaricare i servizi sociali o finanziariamente pesare sul bilancio delle istituzioni locali
- resistenza al cambiamento: in alcuni casi, l’opposizione alle politiche di residenza per i senza fissa dimora può riflettere una resistenza al cambiamento da parte di coloro che ritengono che le tradizionali pratiche di gestione dell’homelessness siano sufficienti o che l’introduzione di nuove politiche possa disturbare lo status quo
- percezione di favorire l’abusivismo: c’è chi teme che politiche di residenza virtuale possano essere interpretate come un incoraggiamento all’abusivismo abitativo o all’occupazione illegale di spazi pubblici
- mancanza di comprensione: infine in alcuni casi, l’opposizione può derivare semplicemente da una mancanza di comprensione riguardo alla complessità dell’homelessness e alle sfide che le persone senza dimora devono affrontare. Questa mancanza di consapevolezza può portare a giudizi affrettati o a soluzioni superficiali per un problema sociale complesso.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it