Il tavolo nazionale permanente avrà il compito di elaborare una strategia per la gestione di un fenomeno complesso come quello del randagismo in Italia.
Nelle scorse settimane Palermo la prima tavola rotonda tra associazioni, politica e tecnici al fine di affrontare e trovare soluzioni condivise per risolvere il fenomeno del randagismo.
Gli Stati generali del randagismo sono stati promossi a Palermo dal deputato Filippo Maturi, responsabile del dipartimento della tutela del benessere animale della Lega, e dall’europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco, membro dell’intergruppo parlamentare Animal welfare presso il Parlamento Europeo. All’evento, organizzato presso l’Assemblea Regionale Siciliana, hanno preso parte esponenti delle istituzioni e referenti di alcune associazioni animaliste italiane: Enpa, Lav, Animal Equality, Animal Law, Fare Ambiente, Help Ralph’s Friends.
Randagismo in Italia: nasce un tavolo nazionale permanente
Tutti riuniti nel capolougo siciliano al fine di elaborare una strategia per la gestione di un fenomeno complesso come quello del randagismo.
“Ho iniziato a occuparmi di randagismo due anni fa – spiega Filippo Maturi, presidente dell’intergruppo parlamentare sulla tutela degli ecosistemi e della biodiversità – quando Salvini ha voluto creare un dipartimento che si occupasse del benessere animale. La nostra battaglia contro il randagismo unisce il senso di legame con gli animali e la legalità, perché ci sono ancora troppe persone che fanno i soldi sulla pelle degli indifesi.
In questi due anni sono entrato in molti canili, alcuni sono delle belle realtà gestite con il cuore, ma ci sono anche molti canili lager che sono delle realtà inaccettabili per uno Stato, per un popolo che si vuole definire civile. In questo mio viaggio ho capito che i canili possono essere una risorsa per gli amministratori comunali per capire quali sono le caratteristiche della propria comunità e soprattutto le malattie sociali di quella comunità.
Ho avuto modo di vedere come sempre più spesso in canile vengono portati i cani anziani perché i proprietari non vogliono occuparsene o non vogliono vederli morire a casa. Credo che anche questo sia un allarme sociale da non sottovalutare. Tornando al randagismo è chiaro che la sterilizzazione è la via maestra per contenere questo fenomeno, ma bisogna cercare di capire come farla. Sto interloquendo con alcune amministrazioni, per esempio, affinché dedichino dei fondi per procedere alla sterilizzazione anche dei cani dei privati che non se lo possono permettere.
Perché è giusto ricordare che il randagismo è un costo per la comunità che a oggi è stimato in 80 milioni di euro all’anno, risorse che non vengono investiti in sociale, in manutenzione e innovazione delle città perché destinati a contenere il fenomeno del randagismo finendo per far guadagnare gli “amici degli amici””.
Il fenomeno del randagismo: trasformare il problema in una risorsa
“Il randagismo? Occorre capire che il cane è una risorsa” – così la Presidente dell’Enpa Carla Rocchi – fino al ’91 il problema del randagismo veniva gestito con la soppressione degli animali. Da lì in poi, con la legge 281, si è iniziato a pensare a una soluzione.
Ma dopo 30 anni bisogna cambiare l’ottica: una volta il randagismo veniva considerato come un problema a se stante – continua la Presidente Carla Rocchi – . Oggi il randagismo è un grave danno sociale. Il cane deve essere visto come una risorsa. A partire dal vantaggio economico che l’animale porta: quello legato ai pet è l’unico comparto che è in continua crescita, genera posti di lavoro. Il
secondo è legato al benessere che porta in famiglia: i bambini beneficiano nel crescere con un animale, gli anziani si sentono meno soli.
Lo Stato ha una risorsa che non ha ancora capito come impiegare. Noi siamo di fronte a una risoluzione-risorsa perché gli animali sono una forma di cura. L’animale, inoltre, può essere indicatore di una violenza possibile: un cane che soffre, che subisce violenze ci dice che in quella casa c’è una potenziale quanto reale fonte di violenza.
Occuparsi del randagismo non vuol dire avere pietà per i poveri animali, ma capire che sono una risorsa. Bisogna avere una visione diversa”.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
Il mio voto a questo articolo è 5 non è stato memorizzato correttamente. Plaudo anche all’iniziativa parlamentare per l’istruzione della commissione. Il randagio amo è un costo troppo alto ed è incivile far soffrire gli animali.