Il CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) ha elaborato un dossier con Focus dedicato alle migrazioni internazionali e all’inclusione e all’integrazione degli immigrati nel mondo.
L’integrazione e l’accoglienza degli immigrati nei Paesi rappresenta un processo in continua evoluzione, caratterizzato da complessità e diversità. Non esiste un unico approccio valido per tutti, poiché le sfide e le opportunità variano da nazione a nazione.
Nell’ultimo dossier creato dal CeSPI emergono dunque alcune criticità particolari e alcune proposte per fronteggiare le sfide attuali in materia di asilo di rifugiati e del loro inserimento all’interno della nostra società.
Migrazioni internazionali: disponibile il Focus del CeSPI
Nel contesto dei Paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), sono emerse alcuni problemi da risolvere in questi processi.
Prima fra tutte, le barriere linguistiche rappresentano un ostacolo significativo per gli immigrati, impedendo loro di partecipare appieno nella società ospitante. Inoltre, l’accesso all’istruzione e all’occupazione spesso si dimostra problematico per gli immigrati, con discriminazioni che possono limitare le loro opportunità.
Un’attenzione particolare è rivolta alla regione del Mediterraneo, con un focus su quattro tipi di fenomeni migratori. Si esamina il numero di immigrati nei Paesi dell’UE e in quelli nord-africani, mettendo in luce le differenze tra le diverse regioni e i Paesi d’origine. Si analizzano nel report anche i flussi di immigrazione, compresa l’immigrazione irregolare, con una particolare enfasi sulle rotte del Mediterraneo e i cambiamenti nei flussi migratori nel tempo.
Dati e confronti
I dati raccolti nel 2022 negli stati dell’OCSE rivelano alcune informazioni interessanti. Il tasso di occupazione degli immigrati in media era del 67,4%, leggermente inferiore a quello dei cittadini nativi (68,9%). Tuttavia, va sottolineato che ci sono notevoli differenze tra i Paesi, con alcuni che mostrano tassi di occupazione più elevati per gli immigrati rispetto ai cittadini nativi, e altri con tassi più bassi.
Inoltre, il reddito medio annuo degli immigrati nei Paesi OCSE corrispondeva all’87% di quello dei cittadini nativi. Questo divario di reddito è più pronunciato tra le donne immigrate e tra coloro con un livello di istruzione inferiore rispetto a quelli con istruzione superiore.
Un altro dato significativo riguarda il tasso di povertà tra gli immigrati, che si attestava al 16,4%, superiore a quello dei nativi (12,7%). Questa discrepanza è particolarmente marcata tra i bambini immigrati, che avevano più del doppio delle probabilità di vivere in povertà rispetto ai loro coetanei nativi.
Tuttavia, c’è una buona notizia: nel tempo, le differenze in termini di occupazione e reddito tra immigrati e nativi tendono a ridursi, suggerendo una progressiva convergenza.
In conclusione, l’integrazione degli immigrati è un processo complesso, ma con il tempo, si assiste a una riduzione delle disparità. È fondamentale affrontare le sfide attuali in modo inclusivo, consentendo agli immigrati di contribuire in modo significativo alla società dei Paesi ospitanti.
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Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it