La deputata Brambilla ha presentato alcune proposte per introdurre dei fondi per gli animali. Vediamo di cosa si tratta.
Fondi per gli animali: si tratta di un periodo importante per l’Italia, quello che stiamo vivendo. Grazie ai fondi del PNRR, c’è speranza per una ripartenza per il nostro Paese.
Ma la ripartenza deve essere per tutti: per questo, la ex Ministra Brambilla ha presentato alcuni emendamenti alla manovra, per i diritti degli animali, causa per la quale ha sempre lottato in questi anni.
La proposta proviene dall’intergruppo trasversale per i diritti degli animali, composto da Loredana De Petri (LeU), Gabriella Gianmarco (Fi) e Gianluca Perilli (M5S).
L’obiettivo è quello di cercare di contenere i costi delle famiglie che hanno un animale domestico in casa. Ha anche detto:
“Più della metà delle famiglie italiane convive con un animale domestico. Occuparci del loro mantenimento e della loro cura significa pensare alle famiglie che sono in un momento di difficoltà”.
Vediamo allora quali sono le proposte della deputata Brambilla, in merito ai Fondi per gli animali.
Fondi per gli animali: le proposte nel dettaglio
Tra le proposte dell’ex Ministra Brambilla, spicca la riduzione dell’Iva, ora al 20%, su alimentazione e cure veterinarie, spese che spesso sono molto ingenti per le famiglie con a carico uno o più animali domestici.
Un’altra proposta è il rifinanziamento del fondo per la fauna selvatica: si tratta di un fondo gestito dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, indirizzato a tutte le associazioni ambientaliste che hanno ottenuto il riconoscimento ai sensi dell’art.13 della Legge 8 luglio 1986, n°349.
Tra le altre proposte c’è anche la creazione di un nuovo fondo per interventi straordinari contro il randagismo al Sud, la tutela degli animali selvatici, come i cinghiali, e la chiusura definitiva degli allevamenti di visoni. L’eventuale chiusura costerebbe meno di un milione di euro.
Sugli allevamenti di visoni, la deputata Brambilla ha detto:
“Ce ne sono solo 5 funzionanti. Sono tutte doppie attività con due dozzine di addetti. Per riconvertirli si potrebbero usare 5 milioni di euro dei fondi del Pnrr destinati all’agrivoltaico. Chiuderli è etico ed è anche responsabile dal punto di vista sanitario”.
I visoni, infatti, possono infettarsi col virus del Covid-19 ed essere la causa di alcune mutazioni, come è successo a Padova e Cremona. Proprio per questo, le attività degli allevamenti sono sospese fino al 31 dicembre, ma gli emendamenti proposti prevedono lo stop dal primo gennaio per l’accoppiamento e la cessazione delle attività, entro sei mesi.
Per questi emendamenti, si pensa ad un fondo da due milioni l’anno nel prossimo triennio, soprattutto per interventi in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it