efficienza-pa-divario-territoriale-italia-europaSecondo un recente rapporto fornito dall’Ufficio Studi della CGIA Mestre l’Italia ha visto diminuire l’efficienza della propria Pa e aumentare il divario territoriale con le medie in Europa.


Bruxelles ha stanziato un’enorme somma di denaro per sostenere lo sviluppo e la coesione tra le regioni dell’Unione Europea, con l’Italia che ha ricevuto una fetta significativa di questo finanziamento. Tuttavia, nonostante gli ingenti investimenti, il divario economico tra le varie regioni italiane e la media europea non solo persiste, ma si è addirittura ampliato nel corso degli ultimi vent’anni.

Efficienza Pa e divario territoriale: Italia maglia nera in Europa

A sottolinearlo è l’analisi effettuata dall’associazione di piccole e medie imprese CGIA Mestre, tramite un’analisi condotta sulla scorta dei dati di singole aziende provenienti dalla base-dati Orbis e relativi al periodo 2005-2013, tenuto conto degli indicatori sull’efficienza della Pubblica amministrazione a livello provinciale forniti da Open Civitas.

Secondo quanto riportato da questi dati, incrociati con quelli dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), l’Italia è l’unico Paese europeo ad aver visto aumentare, anche se marginalmente, il divario territoriale rispetto alla media UE nel periodo considerato. Al contrario, nazioni come Francia, Germania e Spagna hanno registrato un leggero miglioramento nella riduzione del divario tra le loro regioni più sviluppate e quelle meno avanzate.

Pertanto l’Italia continua a lottare con disparità economiche persistenti tra le sue regioni, con la situazione aggravata dalla burocrazia, la lentezza nell’attuazione dei progetti e le inefficienze della Pubblica Amministrazione, che richiedono urgenti interventi per invertire questa tendenza negativa e promuovere uno sviluppo più equilibrato su tutto il territorio nazionale.

Sono diversi i fattori analizzati nel dossier e riassunti qui di seguito.

Lentezza burocratica e inefficienza

La lentezza burocratica e l’inefficienza delle amministrazioni regionali, soprattutto nel Mezzogiorno, hanno rappresentato un ostacolo significativo per l’efficace utilizzo dei fondi di coesione in Italia.

Uno studio dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha evidenziato che dove l’Amministrazione pubblica è più efficiente, come nel Nord Italia, le imprese private registrano livelli più elevati di produttività del lavoro. Al contrario, nelle regioni del Sud dove la pubblica amministrazione è meno efficiente e le infrastrutture sono carenti, le imprese perdono competitività.

Nel contesto del Mezzogiorno italiano, le amministrazioni regionali spesso si trovano ad affrontare sfide strutturali e carenze di risorse umane e competenze necessarie per gestire in modo efficiente i progetti finanziati dall’Unione Europea. Queste difficoltà possono derivare da una serie di fattori, tra cui una lunga storia di sottosviluppo economico e sociale, nonché una minore capacità istituzionale rispetto ad altre regioni del Paese.

La mancanza di risorse umane qualificate e competenti può influire negativamente sulla capacità di pianificazione, gestione e monitoraggio dei progetti, rallentando i processi decisionali e provocando ritardi nella realizzazione delle iniziative finanziate.

Inoltre, la scarsa trasparenza e accountability nelle procedure amministrative può favorire fenomeni di corruzione e malgoverno, minando ulteriormente la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni locali.

Le carenze nelle infrastrutture pubbliche

I progetti di infrastruttura pubblica in Italia sono spesso caratterizzati da tempi di realizzazione eccessivamente lunghi, il che contribuisce ulteriormente alla mancanza di sviluppo e competitività delle regioni italiane.

Secondo quanto riportato dalla Banca d’Italia, il tempo medio necessario per completare un’opera pubblica nel nostro Paese è di quasi cinque anni. Questo lungo periodo di tempo è dovuto principalmente alla fase di progettazione, che assorbe una parte significativa di questa durata. La complessità delle procedure amministrative, la necessità di ottenere molteplici autorizzazioni e la burocrazia che accompagna il processo di approvazione dei progetti contribuiscono a rallentare ulteriormente i tempi di realizzazione delle opere pubbliche.

Questi ritardi hanno conseguenze negative sia sull’economia sia sulla competitività delle regioni italiane. In primo luogo, gli investimenti pubblici in infrastrutture sono fondamentali per stimolare la crescita economica e favorire lo sviluppo territoriale. Tuttavia, quando i progetti vengono ritardati, si verifica un rallentamento degli investimenti e una riduzione dell’efficacia degli interventi previsti.

Inoltre, i ritardi nella realizzazione delle opere pubbliche possono compromettere la competitività delle imprese locali e ostacolare lo sviluppo di nuove attività economiche. Le infrastrutture efficienti e moderne sono essenziali per consentire alle imprese di accedere ai mercati, ridurre i costi di trasporto e logistica e migliorare l’efficienza complessiva delle attività produttive. Tuttavia, quando le infrastrutture vengono completate in ritardo o risultano obsolete rispetto alle esigenze del mercato, le imprese possono subire perdite di produttività e competitività, compromettendo la crescita economica e la creazione di occupazione.

L’Italia “azzoppata” da queste criticità

In conclusione, la lentezza burocratica, l’inefficienza delle amministrazioni regionali e i ritardi nella realizzazione delle infrastrutture pubbliche rappresentano solo alcune delle sfide che l’Italia deve affrontare per ridurre le disparità economiche tra le sue regioni. Questi problemi non solo compromettono l’efficace utilizzo dei fondi di coesione europei, ma minano anche la competitività del Paese nel suo complesso.

È fondamentale che le istituzioni pubbliche, insieme alla società civile e al settore privato, adottino misure concrete per semplificare le procedure amministrative, migliorare la gestione dei progetti e accelerare i tempi di realizzazione delle infrastrutture. Tuttavia, per ottenere progressi significativi, è necessario affrontare anche questioni più ampie legate alla governance, alla trasparenza e alla responsabilità delle istituzioni, nonché all’efficienza e alla qualità dei servizi pubblici. Solo attraverso un impegno congiunto e continuo sarà possibile promuovere uno sviluppo equo e sostenibile in tutte le regioni italiane, riducendo così le disuguaglianze e creando opportunità per tutti i cittadini.

Il dossier della CGIA Mestre

Qui il documento completo.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it