covid-infezioni-virali-sperimentazione-sanitaIn questo periodo di recrudescenza di infezioni virali dovute alla pandemia da Covid ma anche al periodo influenzale investire sulla sanità e nella sperimentazione può rappresentare la sfida vincente: ecco qual è la situazione attuale e alcuni spunti per il futuro.


Innovazione, prevenzione e investimenti massivi sulla sanità e sulla sperimentazione possono rappresentare i concetti chiave che descrivono l’impegno delle Istituzioni, del mondo scientifico e del settore industriale per superare il Covid-19 e contrastare in maniera efficace anche le altre infezioni di tipo virale.

La situazione, grazie al PNRR, si sta finalmente muovendo: ricerca e scienza hanno trovato infatti spazio nei
200 miliardi del Recovery plan. Tuttavia nel mondo della Sanità molti lamentano ancora una mancanza di attenzione nei confronti della sperimentazione contro questo tipo di infezioni virali.

Un’attenzione maggiore alla ricerca e alla sperimentazione in questi campi, secondo molti esponenti del mondo accademico, potrebbe infatti scongiurare o, comunque sia, attenuare, il ripetersi di situazioni di pericolo per la salute pubblica.

I dati sulle infezioni di tipo virale in Italia e nel mondo

Il Covid-19, purtroppo, ha monopolizzato il dibattito negli ultimi anni: ma è assolutamente necessario affermare che qualsiasi tipo di infezione virale ancora oggi lascia una scia di conseguenze e anche di morti che non deve lasciare indifferenti. Giusto per citare qualche dato fornito dall’ISS: ogni anno l’influenza determina un eccesso di mortalità.

L’ISS attraverso varie metodologie di ricerca ha calcolato mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia.

Se, infatti, osserviamo l’andamento della mortalità totale (cioè per tutte le cause) in un periodo di tempo, notiamo un andamento sinusoidale con dei picchi in corrispondenza dei mesi invernali e degli avvallamenti nei periodi estivi e i picchi si osservano soprattutto tra le persone anziane.

O, infine, anche altre infezioni di cui si parla molto meno, come quella legata all’Epatite, causa ancora oggi nel mondo un numero di morti elevatissimo: sono 354 milioni i soggetti con infezione cronica da virus epatitici, di cui circa 296 milioni affetti da epatite B e 58 milioni da epatite C, mentre ogni 30 secondi almeno una persona muore per le conseguenze di un’epatite virale. E secondo i dati forniti dall’ISS anche in Italia, ogni anno si registrano in caso in media un centinaio di casi legati a questa malattia.

Sono dati che spingono alla riflessione e impongono un attenzione maggiore al ruolo che la sperimentazione può ricoprire nel mondo della Sanità in queste determinate circostanze.

Covid e infezioni virali: il ruolo centrale della sperimentazione nella Sanità

La sperimentazione dunque può diventare la ricetta vincente per opporsi e magari, un giorno, sconfiggere definitivamente le infezioni virali.

Gli interventi di Sanità Pubblica risultano fondamentali per prevenire e arginare queste situazioni emergenziali.

E l’Italia, purtroppo, non si è dimostrata finora sempre all’avanguardia sotto questo punto di vista: l’Italia investe in Ricerca e Sviluppo  meno della media Europea e ciò nonostante i ricercatori italiani sono tra i migliori al mondo. Ciò evidenzia un cortocircuito tra le potenzialità dei nostri ricercatori e i mancati investimenti sul nostro terrotorio nazionale.

Quindi occorre investire nella ricerca e nella sperimentazione: l’avanzare delle conoscenze sulle diverse malattie è elemento essenziale per assicurare le migliori opportunità terapeutiche per il cittadino.

La ricerca sanitaria quindi è un elemento fondamentale per un Servizio Sanitario Nazionale di qualità, che sappia utilizzare al meglio le risorse economiche a disposizione.

La sperimentazione “alternativa”

All’interno di questo scenario può trovare uno spazio molto importante anche la cosiddetta “sperimentazione alternativa”, legata ad un approccio “naturale” e magari maggiormente utile per soggetti che hanno, ad esempio, sviluppato casi di resistenza a medicine e antibiotici.

Un caso interessante da citare  può essere quello raccontato dal quotidiano Nuova Venezia, che ha come oggetto gli sforzi messi in atto dall’Ospedale all’Angelo di Mestre.

In breve, una ragazza colpita per 4 anni da un’infezione alla testa resistente agli antibiotici è stata trattata con una cura sperimentale di tipo “naturale”, riuscendo finalmente a guarire dal suo male. L’equipe medica, guidata dal dottor Alfonso Recordare dell’Ospedale all’Angelo di Mestre, è riuscita a contrastare e guarire l’infezione tramite la terapia fagica, una tecnica sperimentale che prevede l’uso terapeutico dei batteriofagi per trattare le infezioni.

Si tratta di un piccolo esempio, ma importante, di come la sperimentazione di qualità, anche alternativa, possa realmente essere d’aiuto su molti pazienti nei processi di guarigione.

Spingere per una ricerca sanitaria di qualità

Occorre dunque non solo spingere per maggiori investimenti nella Sanità in Italia, spesso sacrificati in nome di altri settori ritenuti più importanti.

Ma occorre spingere verso una ricerca sanitaria che sia votata alla qualità.

La ricerca sanitaria di qualità, infatti, oltre a produrre benefici per la salute dei cittadini, è motore di conoscenza, innovazione e sviluppo e concorre al benessere sociale, economico e culturale del Paese.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it