concessioni-balneari-richieste-ue-italiaEcco quali sono, in attesa del prossimo verdetto in arrivo, le richieste dell’UE all’Italia in materia di concessioni balneari.


Giovedì 20 aprile è infatti attesa la sentenza della Corte di giustizia europea, interpellata dal Tar di Lecce sull’applicazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni per le spiagge.

Nel frattempo è bene analizzare quali siano le richieste che l’Unione Europea ha fatto all’Italia in tal senso: in attesa del prossimo parere di Bruxelles, che rafforzerebbe la procedura di infrazione con cui l’Italia è messa in mora dal dicembre 2020, arriveranno anche specifiche richieste all’Italia per conformarsi entro due mesi.

Scopriamo di cosa di tratta.

Concessioni balneari: le richieste dell’UE all’Italia

La Commissione Europea dunque aumenta la pressione affinché Roma si allinei con la direttiva Bolkestein nel campo delle concessioni balneari.

A dicembre 2020, la Commissione aveva aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia. Il procedimento poi era stato sospeso in attesa di riforme che, dopo quasi due anni e mezzo, non sono ancora arrivate.

Allo stato attuale, il commercio su Aree Pubbliche non può sfuggire al  campo applicativo della direttiva Bolkestein.

In sintesi troviamo:

  • FUORI DALLA BOLKESTEIN concessioni per il suolo pubblico praticamente  perpetue. Concessioni dodicennali ma che si rinnovano in modo tacito previa  verifica dei requisiti soggettivi. Quindi, rendite di posizione in capo all’operatore già  concessionario.
  • DENTRO LA BOLKESTEIN concessioni con durata commisurata agli investimenti   scadenza certa e procedure competitive per la riassegnazione delle stesse senza  attribuire vantaggi all’operatore uscente (al più un’indennità di uscita

Fonti Ue, secondo quanto scritto da Italia Oggi, riferiscono come Bruxelles sia pronta a inviare – forse già oggi – un parere motivato con la richiesta all’Italia di conformarsi entro quei due mesi sopra citati.

Le richieste che arriveranno, in fondo, sono piuttosto chiare.

La Ue insiste perché il governo italiano riveda la sua posizione sulle concessioni balneari con una soluzione che favorisca la concorrenza.

In sintesi tutte le concessioni devono andare a gara, rompendo un regime di sostanziale monopolio da parte di chi ha già in mano gli spazi sulle spiagge, che sono patrimonio del Demanio.

Cosa rischia l’Italia se non si adegua a queste richieste?

L’Italia, oltre a una nuova procedura di infrazione, rischia il deferimento alla Corte di Giustizia Ue: in tal caso si corre il rischio di dover pagare una maxi multa. Ma non solo: la Commissione UE potrebbe anche rivedere le politiche che riguardano l’erogazione dei fondi del PNRR al nostro paese.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it