Amministratori sotto tiro 2024: continuano le intimidazioni ai sindaci e agli amministratori italiani, ecco i risultati del dossier presentato oggi dall’associazione Avviso Pubblico.
Oggi, alle ore 11, è stata presentata la nuova edizione del Rapporto di Avviso Pubblico sulle intimidazioni verso gli amministratori locali e il personale della Pubblica Amministrazione in Italia.
I dati raccolti nell’arco di 14 anni rivelano un allarmante totale di oltre 5.300 atti intimidatori su scala nazionale, con una media di 385 episodi all’anno, pari a circa 32 al mese o almeno uno al giorno. Un caso ogni 28 ore, con un incremento degli episodi al Nord che rappresenta il 39% del totale.
Il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, ha espresso preoccupazione per il persistere di questo fenomeno, nonostante un calo registrato negli ultimi quattro anni. “L’anno 2023 ha visto centinaia di sindaci, assessori, consiglieri e dipendenti pubblici vittime di intimidazioni e minacce”, ha dichiarato Montà, sottolineando come i più di 300 casi annuali rimangano un segnale inaccettabile per una democrazia.
Amministratori sotto tiro 2024, presentazione del nuovo dossier
La presentazione del rapporto ha avuto luogo nella nuova sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, in via delle Botteghe Oscure, 54, I° piano, con interventi di rilievo da parte del presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, e del Presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani. I principali dati del rapporto sonoillustrati da Claudio Forleo, curatore del dossier e responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico.
Per la prima volta la Calabria – e in particolare la provincia di Cosenza, dove sono stati registrati ben 30 atti di intimidazione in 15 differenti aree comunali – si attesta la regione italiana più colpita, con 51 episodi di atti intimidatori. Seguono la Campania, la Sicilia e la Puglia. Ma se da un lato i numeri sono allarmanti, dall’altro rivelano almeno in parte un risvolto positivo della medaglia: laddove si concentrano attentati e minacce, si è spesso in presenza di una resistenza al fenomeno mafioso da parte di amministratori che non cedono alle pressioni dei clan. Ma a preoccupare ora è l’avvicinarsi delle prossime elezioni, quando il fenomeno potrebbe inasprirsi per i tentativi delle organizzazioni criminali di condizionare l’esito delle urne.
Il 55% dei casi di aggressione e minacce si registra nei comuni al di sotto dei 20mila abitanti; mentre il 21% avvengono in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. È il caso di ben 42 Comuni. Ancora una volta si registra un’alta percentuale di minacce e aggressioni alle amministratrici: il 17% del totale. Ma a cambiare è la modalità di intimidazione: le lettere minatorie cedono il passo ad azioni più violente come gli incendi.
Una novità di questa edizione è la sezione dedicata ai casi di violenza politica a livello internazionale, curata da Acled, un’organizzazione non governativa specializzata nel monitoraggio dei conflitti e della violenza politica a livello globale. Questo approfondimento si propone di mappare il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali anche in Europa, dimostrando che la violenza politica non è un fenomeno esclusivamente italiano, sebbene assuma forme e frequenze diverse rispetto ad altri contesti europei.
Le dichiarazioni e il video
«Ci sono molte analogie tra gli amministratori e i cronisti sotto tiro: i più esposti sono quelli che operano in zone di frontiera, nelle periferie. E in più, ormai molti casi di minacce neanche vengono denunciati perché è in atto un pericoloso fenomeno di assuefazione, di abitudine alle intimidazioni – ha dichiarato il Presidente della FNSI, Vittorio Di Trapani, nel suo saluto introduttivo – Una stampa libera che denuncia mafie e corruzione è un prezioso strumento di protezione anche per la buona politica e pubblica amministrazione. Per questo i provvedimenti liberticidi – come l’emendamento Costa e il Ddl diffamazione sono un asfissiante guinzaglio alla libertà di stampa, cane da guardia anche contro mafie e corruzione».
«I dati confermano quantitativamente un fenomeno inaccettabile, che in alcuni luoghi d’Italia ha una pervasività tale da diventare quasi “ordinaria” modalità di relazione con le istituzioni. Atti concreti come violenza fisica, incendi e attentati dinamitardi – non solo lettere minatorie, offese, fake news e ingiurie sui social – si concentrano soprattutto al Centro-Sud», dichiara il Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà. «Una condizione che si cronicizza, in particolare laddove la presenza criminale è più forte e dove si registrano scioglimenti dei comuni, a dimostrazione di un nesso pericoloso che deve essere oggetto di attenzione da parte del legislatore in vista di una possibile revisione della legge».
«Infatti ad essere minacciato – prosegue Montà – oltre agli amministratori locali, è anche chi si candida a rivestire un incarico pubblico, fenomeno registrato in tutti i rapporti e che richiede un supplemento significativo di attenzione in vista della prossima tornata elettorale di giugno, quando andranno al voto il 47% dei Comuni italiani. Un quadro preoccupante, che riguarda in particolare i comuni medio-piccoli, in cui più forte è la solitudine, l’assenza di attenzione mediatica, e dove spesso si annida la “cifra oscura” del silenzio, e che descrive contesti territoriali, economici e sociali in cui fare il sindaco e l’amministratore diventa sempre più una attività pericolosa».
«Per queste ragioni Avviso Pubblico conferma la propria disponibilità a portare esperienza, conoscenza e proposte all’interno dell’Osservatorio costituito presso il Ministero dell’Interno, manifestando al Parlamento e al Governo la necessità di confermare per l’anno 2025 e seguenti gli stanziamenti del fondo a beneficio degli amministratori e di chi è oggetto di atti di intimidazione. La vicinanza di tutti i cittadini e il sostegno a chi è in prima linea sul territorio si manifesta con gesti concreti e con la cooperazione delle forze dell’ordine e della magistratura a tutela di chi rappresenta le istituzioni repubblicane», conclude Roberto Montà.
A chiudere l’incontro dopo le testimonianze del sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi e del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, l’intervento della sottosegretaria al ministero dell’Interno, Wanda Ferro che ha sottolineato che gli amministratori, “spesso eroi nascosti in piccole comunità”, non devono “mai sentirsi soli”: per evitare che crescano rassegnazione e sfiducia nello Stato, “dobbiamo remare tutti nella stessa direzione: le istituzioni, gli enti locali, la magistratura, la politica perbene. Amministrare in libertà un territorio – ha concluso la sottosegretaria – è un dovere ma deve essere soprattutto un diritto”.
Per il secondo anno consecutivo il Rapporto si arricchisce di un focus dedicato agli episodi di violenza politica nel resto d’Europa, redatto da ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project), organizzazione no-profit statunitense. «Oltre all’Italia, almeno altri sette paesi dell’Unione Europea hanno registrato atti di violenza e intimidazione agli amministratori locali nel 2023. Sono 216 i casi censiti nei paesi dell’UE, in aumento del 76% rispetto all’anno precedente. Tra i paesi europei, e in controtendenza rispetto agli anni precedenti, è la Francia a registrare il dato più alto, con poco meno del 60% del totale dei dati censiti. Tra i maggiori fattori di rischio per gli amministratori locali in Europa vi è l’aumento nelle contestazioni violente contro le politiche dei governi locali e nazionali, che in diversi paesi sono sfociate in aggressioni contro gli amministratori locali».
Il testo del Rapporto
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it