Un appello per ridurre il sovraffollamento in carcere e frenare l’allarme suicidi: a formularlo è il segretario della UILPA – Ponizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio.


Nel periodo che va dal 2023 fino ad oggi, si registrano centinaia casi di suicidio all’interno delle carceri italiane. Di questi, una buona parte si sono verificati solo nei primi mesi del 2024, secondo le statistiche preoccupanti pubblicate dall’associazione Antigone nel rapporto intitolato ‘Nodo al collo‘.

Il dossier sottolinea che molti dei detenuti che hanno deciso di togliersi la vita provengono da contesti di estrema marginalità. Attualmente, nelle carceri italiane sono detenute circa 61.049 persone, nonostante la capienza ufficiale sia di soli 51.178 posti, il che significa che circa 13.500 detenuti si trovano oltre i limiti di accoglienza previsti.

Questi dati evidenziano un quadro allarmante della situazione carceraria in Italia, sottolineando l’urgente necessità di interventi concreti per migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri e prevenire ulteriori tragedie umane.

Allarme suicidi in carcere, sindacati lanciano appello contro il sovraffollamento

Il sindacalista Gennarino De Fazio della UILPA – Ponizia Penitenziaria, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, ha lanciato un forte appello al Ministro Nordio, denunciando la grave inadeguatezza delle misure adottate dal Guardasigilli per affrontare la crisi carceraria. De Fazio ha evidenziato anche un preoccupante fenomeno di morti il cui motivo non è chiaro, come nel caso di decessi avvenuti a seguito dell’inalazione di gas proveniente da bombolette da campeggio, talvolta usato a fini allucinogeni.

Quest’anno, sono inoltre già cinque i membri del corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita, un ulteriore segnale di una situazione critica all’interno delle carceri italiane. De Fazio ha attribuito queste tragedie alla gravissima crisi del sistema penitenziario, caratterizzato da condizioni di vita estreme e turni massacranti, sottolineando un deficit di 18.000 unità rispetto al fabbisogno reale di personale.

Le carceri, secondo De Fazio, sono diventate luoghi dove si muore a una media di undici persone al mese, trasformandosi sempre più in ambienti di morte anziché di risocializzazione come richiesto dalla legge. Ha criticato anche un presunto orientamento verso la privatizzazione di alcune attività legate all’esecuzione penale, oltre a esprimere preoccupazioni sul ruolo del pubblico ministero nella gestione delle liberazioni, suggerendo un potenziamento dei giudici di sorveglianza.

In conclusione, il Segretario della UILPA PP ha ritenuto necessario che la responsabilità politica e morale per queste morti sia chiaramente individuata e affrontata, anziché lasciare che la Polizia penitenziaria si trovi a gestire situazioni tragiche simili a quelle dei necrofori, un compito del tutto estraneo alla loro missione originaria.

Cosa causa il sovraffollamento nelle carceri italiane?

Adesso proviamo ad esaminare i fattori critici che riguardano la materia del sovraffollamento negli istituti penitenziari italiani.

Questo fenomento critico è causato da diversi fattori interconnessi:

  1. Carenza di posti letto: la capienza ufficiale delle carceri italiane non è sufficiente a ospitare tutti i detenuti, con un numero significativo di persone che supera la capacità prevista.
  2. Aumento del numero di detenuti: l’aumento del numero di persone detenute, dovuto a un incremento dei reati commessi o a politiche più severe di applicazione della legge.
  3. Ritardi nei processi giudiziari: i ritardi nei processi giudiziari possono portare a una detenzione preventiva prolungata, contribuendo così all’aumento del numero di detenuti in attesa di giudizio.
  4. Misure di sicurezza: la tendenza a utilizzare misure di sicurezza detentive più rigorose può portare a una maggiore detenzione preventiva e quindi a un aumento della popolazione carceraria.
  5. Politiche di giustizia penale: politiche penali che privilegiano la pena detentiva anziché misure alternative, come la libertà vigilata o i lavori socialmente utili, possono contribuire al sovraffollamento.
  6. Disuguaglianze socio-economiche: le disuguaglianze socio-economiche possono influenzare il numero di persone coinvolte nel crimine e, di conseguenza, il numero di detenuti.
  7. Riforme e normative inefficaci: l’inefficacia delle riforme del sistema penale e delle normative può limitare la capacità del sistema carcerario di gestire efficacemente la popolazione detenuta.

Affrontare il problema del sovraffollamento richiede un approccio complesso e multifattoriale, che includa miglioramenti infrastrutturali, riforme del sistema giudiziario, politiche penali più efficaci e interventi per ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche che possono alimentare il crimine.

Come superare queste criticità?

Per affrontare il problema del sovraffollamento nelle carceri italiane e ridurre il numero dei suicidi, è necessario adottare una serie di misure integrate che puntino sia a migliorare le condizioni di vita all’interno delle strutture penitenziarie, sia a promuovere una vera riabilitazione dei detenuti. Ecco alcune possibili strategie:

Riduzione del sovraffollamento

  1. Aumento della capacità delle carceri: costruzione di nuove strutture o ampliamento delle esistenti per aumentare la capacità di accoglienza dei detenuti.
  2. Promozione di misure alternative alla detenzione: potenziamento delle misure alternative alla detenzione come la libertà vigilata, i lavori socialmente utili o programmi di sorveglianza elettronica.
  3. Riforma del sistema giudiziario: riduzione dei ritardi nei processi giudiziari per diminuire il numero di detenuti in attesa di giudizio.
  4. Revisione delle politiche penali: incentivazione di politiche penali che favoriscano la reinserzione sociale anziché la semplice punizione, come la promozione di programmi di formazione e lavoro per i detenuti.
  5. Monitoraggio e valutazione: implementazione di sistemi efficaci di monitoraggio e valutazione per identificare i fattori che contribuiscono al sovraffollamento e sviluppare strategie mirate di intervento.

Riduzione dei suicidi e promozione della riabilitazione

  1. Assistenza psicologica e sanitaria: garanzia di accesso a servizi sanitari e psicologici di qualità all’interno delle carceri, con personale specializzato nella gestione della salute mentale e nella prevenzione del suicidio.
  2. Programmi di educazione e formazione: offerta di programmi educativi e di formazione professionale per favorire il reinserimento sociale dei detenuti e prepararli per la vita al di fuori delle mura carcerarie.
  3. Supporto sociale: creazione di programmi di supporto sociale per i detenuti, inclusi colloqui regolari con assistenti sociali e psicologi, per affrontare i problemi individuali e ridurre l’isolamento sociale.
  4. Rafforzamento dei legami familiari: promozione di iniziative che favoriscano il mantenimento dei legami familiari durante la detenzione, attraverso visite regolari e programmi di comunicazione.
  5. Cultura della riabilitazione: promozione di una cultura penitenziaria orientata alla riabilitazione e alla rieducazione, con formazione specifica per il personale penitenziario sull’importanza di un approccio umanitario e non punitivo.

Affrontare il sovraffollamento e migliorare le condizioni all’interno delle carceri italiane richiede pertanto un impegno coordinato tra governo, istituzioni penitenziarie, personale penitenziario, organizzazioni non governative e la società civile. Solo attraverso una combinazione di interventi strutturali, politiche penali riformate, supporto sociale ed educazione, sarà possibile ridurre il sovraffollamento, prevenire i suicidi e trasformare le carceri in ambienti veramente orientati alla riabilitazione e al reinserimento sociale dei detenuti.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it