L’Unione Europea è arrivata ad un accordo sul taglio delle emissioni di gas serra, per combattere il cambiamento climatico.
Accordo taglio emissioni gas serra: nella notte tra l’8 e il 9 novembre, il Consiglio dell’Unione Europea e l’Eurocamera hanno raggiunto un accordo per ridurre le emissioni di gas serra.
Si tratta, per ora, di un accordo provvisorio che ha coinvolto gli Stati membri dell’Unione Europea.
Vediamo di cosa si tratta.
Accordo taglio emissioni gas serra: ecco nel dettaglio
Il Consiglio UE e l’Eurocamera hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulla riduzione di emissioni di gas serra. Si tratta di un accordo più stringente, rispetto a quello attuale, che coinvolge gli Stati membri.
Come spiegato dal Consiglio UE, l’accordo provvisorio approva una riduzione delle emissioni di gas serra del 40%, rispetto al 2005, per i settori non coperti dal sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (Ets). Ovvero, il trasporto marittimo su strada e nazionale, l’agricoltura, gli edifici, le piccole industrie e i rifiuti.
Come proposto dalla Commissione Europea, inoltre, aumentano gli obiettivi nazionali assegnati ad ogni Stato membro, modificando anche il modo con cui gli Stati membri potranno utilizzare le flessibilità esistenti, per raggiungere i loro obiettivi.
Si tratta dell’ultimo passo nell’adozione del pacchetto legislativo “Fit for 55”, predisposto dalla Commissione, per la realizzazione del Green Deal europeo, dopo l’accordo recente sullo stop ad auto diesel e benzina, entro il 2035.
Accordo taglio emissioni gas serra: previsto un aggiornamento nel 2025
Sia il Consiglio che il Parlamento europeo hanno concordato su un aggiornamento dell’accordo nel 2025, che potrebbe portare ad un aggiustamento delle assegnazioni annuali di emissioni (verso l’alto o verso il basso) per il periodo 2026/2030.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’Italia dovrà ridurre le emissioni di gas serra di trasporti, agricoltura, edifici e piccola industria del 43,7% (rispetto al 2005), entro il 2030.
Il target nazionale attuale è fissato al 33%: il contributo più basso è della Bulgaria, che si attesta al 10%, mentre quello più alto è della Svezia, col suo 50%.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it