Logo-piccoli-comuni_aNella Conferenza Stato-città del 16 luglio scorso il Governo aveva aperto all’accoglimento della proposta dell’Anci che destina 29 milioni (a suo tempo accantonati dal Fondo di solidarietà 2014) ai Comuni – in prevalenza piccoli e piccolissimi – particolarmente colpiti dai tagli della legge di stabilità 2015, in applicazione di un nuovo schema  perequativo basato sulla differenza tra capacità fiscali e fabbisogni standard.

 

La proposta si dovrebbe concretizzare in queste ore con un emendamento governativo al Dl 78/2015. Sono oltre 2.600 i Comuni che beneficeranno della redistribuzione, 2.400 dei quali con meno di 10 mila abitanti. In particolare, gli enti più beneficiati saranno quelli che per effetto del taglio perequativo hanno subito una riduzione di risorse maggiore del 3 per cento: più di 1.200 Comuni, di cui circa 1.150 con meno di 10mila abitanti.

 

Gli squilibri

 

Già a marzo l’Anci aveva formulato riserve sulla metodologia adottata dal Governo e segnalato i possibili effetti negativi che ne sarebbero scaturiti, soprattutto nei confronti dei Comuni di minori dimensioni.
I nuovi criteri, infatti, pur apparentemente limitati al riparto di 740 milioni di euro, producono variazioni positive o negative molto più elevate, in quanto si applicano a un perimetro molto vasto (circa 14 miliardi di euro nel complesso) sul quale si opera, Comune per Comune, il confronto tra capacità fiscali e fabbisogni standard. Lo spostamento di risorse che ne deriva è grande. Il taglio ulteriore che si produce nei casi di maggiore penalizzazione supera l’intero ammontare dei tagli decisi dalla legge di Stabilità per il 2015 (1,5 miliardi su scala nazionale). La particolare struttura della spesa pro capite dei piccoli comuni, mediamente più alta degli altri enti, ha creato grossi problemi a un’ampia fascia di Comuni di dimensioni minori, la cui tenuta finanziaria è stata fortemente compromessa, in una fase peraltro già caratterizzata da un complessivo calo delle risorse disponibili.

 

La proposta dell’Anci, inizialmente dimensionata su 50 milioni di euro (di cui 20 non concessi dal Governo), permetterà comunque di limitare il peso del taglio perequativo in misura variabile tra il 20 e il 40% del suo impatto sui Comuni più colpiti. È un intervento provvisorio e valido per il solo 2015, ma è evidente la necessità di riformulare – già dal 2016 – i criteri applicativi della perequazione, in modo più condiviso e più coerente con principi di sostenibilità e gradualità del percorso.

 

Riflessioni sul sistema perequativo

 

Gli effetti prodotti dalla prima applicazione di questa metodologia innovativa, infatti, impongono una riflessione di più ampio respiro sul sistema perequativo adottato, che non è stato oggetto del necessario approfondimento in sede sia politica, sia tecnica. È evidente che il percorso della perequazione deve portare al superamento di criteri distributivi eterogenei e sedimentati in decenni di politiche fiscali e di bilancio contraddittorie e non può concludersi in un intervallo troppo breve, per di più nel pieno di una fase estremamente difficile per gli equilibri finanziari dei Comuni. È necessario arrivare a un sistema attuativo stabile nel medio periodo, in grado di indicare a ciascun ente locale un obiettivo di adeguamento raggiungibile e saldamente ancorato a dati di base inoppugnabili.