La rassegna dei programmi operativi, curata dall’Osservatorio Ifel sulla politica di coesione con la supervisione di Anci, continua con l’illustrazione del Pon Inclusione. Approvato a ottobre 2015, il Pon Inclusione sociale 2014-2020 sancisce il ruolo centrale dei Comuni italiani nell’organizzazione del sistema nazionale di welfare alle persone.
I principali contenuti del programma
La misura principale del Pon Inclusione è il Sostegno per l’Inclusione Attiva (Sia), che prevede l’erogazione di un sussidio economico a nuclei familiari con minori in condizioni di povertà. L’erogazione del sussidio è condizionata all’adesione del beneficiario a un progetto di attivazione sociale e lavorativa.
Il modello di governance e di funzionamento che verrà adottato per la gestione di questa misura non potrà prescindere dal ruolo centrale che vi svolge il Comune.
Per attuare il Sia è infatti necessaria la predisposizione, per ciascun nucleo beneficiario, di un progetto personalizzato per il superamento della condizione di povertà, il reinserimento lavorativo e l’inclusione sociale, nonché l’attivazione di un sistema coordinato di interventi e servizi sociali quali: i servizi di segretariato sociale per l’accesso; il servizio sociale professionale per la valutazione multidimensionale dei bisogni del nucleo e la presa in carico; l’organizzazione dell’equipe multidisciplinare, con l’individuazione di un responsabile del caso, per la realizzazione degli interventi per l’inclusione attiva.
Il modello di governance
Il modello di governance su descritto è attualmente in discussione in un tavolo di confronto attivato ad hoc dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e che vede, oltre alla partecipazione delle Regioni, quella delle Città e dell’Anci.
Gli interventi previsti dal Pon richiedono un riparto di competenze tra Stato, Regioni ed enti locali piuttosto articolato in termini di attribuzione di ruoli, funzioni e compiti assegnati ai diversi livelli. Per questo motivo, il programma – sin dall’inizio – ha sostenuto un percorso condiviso per la definizione di questa misura attiva di contrasto alla povertà assoluta. Fra l’altro, l’Italia era uno dei pochi paesi in Europa (l’altro è la Grecia) che risultava sprovvisto di uno strumento di reddito minimo assimilabile a Sia.
La capienza finanziaria
Il Pon Inclusione 2014-2020 vale 1.185.622.933,00 di euro (di cui 794.150.000,00 euro Fse e 391.472.933,00 di euro di cofinanziamento nazionale). Tali risorse saranno così ripartite fra le 3 categorie di Regioni italiane:
• 336.600.000 di euro per le Regioni più sviluppate;
• 830.866.667 di euro per le Regioni meno sviluppate (Calabria, Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata);
• 71.400.000 di euro per le Regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna).
La copertura di Sia
Nell’ambito del programma, la misura “Sia” vale circa 150 milioni di euro l’anno e sarà cofinanziata dal Fondo nazionale per la lotta alla povertà, istituito per il finanziamento degli interventi del cosiddetto «Piano nazionale di lotta alla povertà estrema». Questo Piano, di recente approvazione, è considerato fra l’altro tra le cosiddette condizionalità generali “ex ante” che la Commissione europea ha richiesto all’Italia di adottare per un’efficace ed efficiente gestione dei fondi strutturali Ue in questo ciclo di programmazione.
Le altre misure del programma
Oltre alla misura Sia, il Pon Inclusione prevede interventi specifici per la riduzione della marginalità estrema nelle aree urbane attraverso il potenziamento della rete dei servizi rivolti alle persone senza dimora. In particolare, si finanzieranno progetti nelle principali aree urbane e nei sistemi urbani che prevedano interventi mirati per il potenziamento della rete dei servizi per il pronto intervento sociale e per il sostegno nel percorso verso l’autonomia abitativa per le persone senza dimora.
L’obiettivo principale è l’attivazione di interventi appropriati per la prevenzione della condizione di senza dimora nei territori, con particolare riferimento ai grandi centri urbani nei quali c’è una maggiore concentrazione di persone in condizioni di marginalità estrema. Circa tale problematica, è utile ricordare la forte sinergia che è possibile creare fra gli interventi su descritti con quelli identificati all’interno di due assi tematici del Pon Metro 2014-2020 dedicati, rispettivamente, al potenziamento dei servizi per l’inclusione sociale e alla riqualificazione delle infrastrutture per l’inclusione sociale.
L’intenzione è di privilegiare le tipologie di progetti che tipicamente non è agevole perseguire su fonti alternative, ovvero che consentano di sperimentare azioni innovative da finanziarsi necessariamente su scala più ampia attraverso risorse ordinarie. Giova, infine, ricordare a questo proposito, che tutte le amministrazioni comunali interessate dal Pon Metro, ovvero le 14 Città metropolitane italiane, avevano manifestato a suo tempo l’urgenza e l’importanza di un forte intervento sui temi della vulnerabilità e del disagio abitativo e, più in generale, dell’inclusione di gruppi e individui svantaggiati, che si trovino in condizioni di marginalità grave e/o deprivazione materiale ovvero a rischio rilevante di esclusione.