A meno di un anno e mezzo dalla scadenza del 2026, il monitoraggio sulle opere pubbliche condotto da SVIMEZ mette in luce le difficoltà operative delle amministrazioni del Mezzogiorno nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Nonostante i ritardi, i cantieri aperti nel Sud rappresentano un volume di risorse pro capite rilevante, segno di uno sforzo realizzativo in corso. Se i Comuni mostrano progressi soprattutto nei progetti per l’istruzione e gli asili nido, le Regioni evidenziano rallentamenti più marcati, in particolare negli interventi destinati alla sanità territoriale. La prossima revisione solleva preoccupazioni: eventuali tagli agli investimenti pubblici potrebbero compromettere gli obiettivi di riequilibrio infrastrutturale.
- Distribuzione delle risorse: il Sud beneficia di una quota maggiore
- L’avanzamento dei lavori tra Comuni e Regioni
- Ritardi nell’avvio delle opere: Comuni avanti, Regioni in affanno
- Sanità territoriale: il settore più in difficoltà
- PNRR: la rimodulazione e il rischio di un arretramento negli investimenti pubblici
- Il dossier
Distribuzione delle risorse: il Sud beneficia di una quota maggiore
Le risorse destinate dal PNRR alle opere pubbliche ammontano complessivamente a 65 miliardi di euro, con una distribuzione che privilegia il Mezzogiorno. In questa area, la percentuale di finanziamenti per interventi infrastrutturali raggiunge il 54,2% (26,2 miliardi di euro), superando di circa sei punti percentuali il dato del Centro-Nord (48,5%, pari a 38,8 miliardi). Il principio di perequazione territoriale sta quindi trovando attuazione, anche se i ritardi nella fase esecutiva rischiano di ridurne l’impatto.
L’avanzamento dei lavori tra Comuni e Regioni
Il coinvolgimento delle amministrazioni locali nell’attuazione degli investimenti emerge chiaramente dall’analisi della ripartizione delle risorse. I Comuni del Sud risultano responsabili del 33,2% degli interventi finanziati dal PNRR nell’area, una quota superiore rispetto al 30,5% assegnato ai Comuni del Centro-Nord. Anche in termini di spesa pro capite, il Mezzogiorno registra valori più elevati: 440 euro per cittadino contro i 302 euro del Centro-Nord. Le Regioni meridionali, invece, gestiscono il 15% delle risorse, a fronte del 12% delle Regioni settentrionali. Anche qui il dato pro capite conferma un maggiore impegno del Sud, con 197 euro per abitante rispetto ai 118 euro del Centro-Nord.
Ritardi nell’avvio delle opere: Comuni avanti, Regioni in affanno
L’analisi SVIMEZ evidenzia che, pur scontando ritardi complessivi, i Comuni del Sud hanno avviato una quota significativa dei lavori previsti. A fine 2024, le amministrazioni comunali meridionali avevano dato il via a opere per un valore di 5,6 miliardi di euro, pari al 64% degli investimenti di loro competenza, mentre i Comuni del Centro-Nord avevano attivato progetti per 9,7 miliardi, l’82,3% delle risorse disponibili. Più problematico risulta il quadro per le Regioni meridionali, che hanno avviato lavori per 1,9 miliardi di euro, pari al 50% dei fondi assegnati, contro il 76% registrato dalle Regioni del Centro-Nord (3,5 miliardi di euro).
Le difficoltà incontrate nel Sud derivano non solo da una maggiore complessità amministrativa, ma anche dalle procedure di accesso ai fondi e dagli iter burocratici necessari per la progettazione e l’affidamento delle opere. Tuttavia, laddove si tratta di investimenti in infrastrutture scolastiche e asili nido, il gap rispetto al resto del Paese risulta meno marcato. Ad esempio, per la costruzione di nuove scuole, il tasso di lavori non ancora avviati è del 9% nel Sud, rispetto al 2% del Centro-Nord. Complessivamente, per la componente dedicata all’istruzione (Missione 4, Componente 1 del Pnrr), il valore dei progetti avviati nel Sud raggiunge l’87%, contro il 94% del Centro-Nord.
Sanità territoriale: il settore più in difficoltà
Le maggiori criticità riguardano gli investimenti in sanità territoriale, un settore che il Piano aveva identificato come prioritario per le Regioni. Qui i ritardi sono particolarmente significativi nel Sud, complice anche la sovrapposizione con gli impegni della politica di coesione europea. L’obiettivo di potenziare la sanità di prossimità, fondamentale per ridurre i divari nei servizi essenziali, rischia di essere compromesso se non si accelerano i processi di attuazione.
PNRR: la rimodulazione e il rischio di un arretramento negli investimenti pubblici
Il monitoraggio di fine 2024 conferma come la realizzazione delle opere pubbliche sia ancora lontana dal pieno completamento. Già una precedente revisione del PNRR aveva ridotto i fondi destinati alle infrastrutture, dirottandoli su incentivi alle imprese per facilitarne l’immediata spendibilità. Sebbene tale scelta abbia avuto l’obiettivo di accelerare l’attuazione del Piano, ha indebolito il suo ruolo di strumento di riequilibrio territoriale.
Un’ulteriore riduzione delle risorse per le infrastrutture pubbliche potrebbe aggravare il divario tra Nord e Sud, minando le prospettive di sviluppo del Mezzogiorno e limitando le possibilità di migliorare i servizi essenziali. Il rischio è che settori cruciali, come la sanità e i trasporti, non ricevano i finanziamenti necessari per colmare le disparità esistenti, vanificando gli sforzi di perequazione messi in atto fino a oggi.