Si ricorda che entro 15 giorni dall’entrata in vigore del “decreto enti locali” (dl 113/2016) i Comuni dovranno comunicare, esclusivamente con modalità telematiche individuate dal Ministero dell’Interno, che saranno rese pubbliche nei prossimi giorni, la sussistenza dei requisiti per l’accesso al Fondo per contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità o cedimenti istituito con l’art. 4 del decreto legge 24 giugno 2016, n. 113 (decreto enti locali 2016). Per gli anni 2017-2019 la comunicazione dovrà essere presentata entro il 31 marzo di ciascun anno.
Il Fondo ha una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2016 al 2019. Le risorse sono attribuite ai comuni che, a seguito di sentenze esecutive di risarcimento conseguenti a calamità naturali o cedimenti strutturali, o ad accordi transattivi ad esse collegate, sono obbligati a sostenere spese di ammontare complessivo superiore al 50 per cento della spesa corrente sostenuta, come risultante dalla media degli ultimi tre rendiconti approvati. Ciascuna richiesta sarà soddisfatta nella misura massima dell’80%. Nel caso in cui l’ammontare complessivo delle richieste sia superiore alla dotazione annua del Fondo, questo verrà ripartito proporzionalmente. Nel caso in cui sia inferiore, le eccedenze confluiranno nelle disponibilità dell’anno successivo.
La ripartizione avverrà con DPCM su proposta del Ministro dell’Interno e di concerto con il Ministro dell’economie e finanze, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, entro novanta giorni dal termine di invio delle richieste Il decreto recepisce parzialmente una norma richiesta dall’ANCI finalizzata a prevenire il rischio di dissesto per i Comuni che si trovino a dover sostenere spese a seguito di sentenze esecutive di condanna per fatti non prevedibili o comunque non ascrivibili alla responsabilità delle amministrazioni. L’ANCI aveva infatti chiesto, quale requisito per l’accesso al Fondo, una soglia di incidenza degli oneri da sentenza sulla entrate correnti medie più bassa (30 per cento invece che il 50 indicato nel decreto) e una casistica più ampia. L’auspicio è che le proposte possano trovare accoglimento in fase di conversione del decreto legge.