In questi anni la crisi economica attanaglia tutti noi cittadini. Gli aumenti a dismisura dei beni di prima necessità, della benzina, delle materie prime e l’enorme aumento dei tassi della Banca Europea sia sui mutui e sia sui prestiti o altre operazioni finanziarie ha portato tanti di noi al rischio di crack finanziario. Le ultime notizie con un leggero ridimensionamento dei tassi stessi, i cui cambiamenti positivi sono evidenziati in questa analisi, è una buona notizia, ma certo non abolisce dal nulla la ristrettezza economica delle famiglie italiane. E spesso può accadere che si è debitori verso una società finanziaria o presso la banca stessa e si arriva al pignoramento del conto corrente. È possibile questa cosa? E cosa si può fare se ciò si verifica?
A chi rivolgersi in caso di conto chiuso per pignoramento o protesto
Se ci si ritrova in una situazione di beni pignorati, ovviamente, non è semplice uscirne in modo facile. I creditori che hanno richiesto il pagamento non smettono di pretendere il debito mancante e allora a chi rivolgersi e cosa fare?
Su https://www.contoprotestatiservice.it/news/conto-corrente-estero-non-pignorabile è possibile capire quando si arriva a una situazione di protesto e quali gravi conseguenze ci sono a seguito dell’apertura di questa procedura, ma anche come poterne uscire con delle soluzioni che, a norma di legge, sono possibili e che possono consentire di usure dei soldi liquidi, almeno per sostenere le spese più comuni.
Ma in quali situazioni si arriva, per esempio, a un protesto e quindi a un pignoramento?
Tutti i casi in cui la banca può bloccare un conto
Quando la banca può pignorare può bloccare un conto
Uno scenario tutelato dalla Legge che la banca possa a soggetti che sono inadempienti verso i debiti chiudere il conto corrente o bloccarlo è presentato dall’articolo 1375 del Codice Civile che regola il rapporto fra un istituto di credito e il debitore e che ulteriormente è avvallato dall’obbligo di solidarietà presente nell’articolo 2 della Costituzione. La Giurisprudenza ha asserito che la banca stessa deve dare un preavviso di 15 giorni prima di procedere. E questa comunicazione deve avvenire per forma scritta. Le uniche eccezioni possibili a questa tempistica sono rappresentate dal fatto che si verifichi la constatazione certa di un atto illecito quali una frode o un caso di antiriciclaggio.
Quando la banca può rivedere il proprio blocco
Nel caso si tratti di una situazione temporanea, per esempio di malessere economico di passaggio, la banca può trovare con il proprio cliente un accordo o rivedere la propria decisione. Nel caso in cui la banca sia irremovibile sussiste anche la possibilità di rivolgersi a un legale che saprà valutare tutta la situazione e verificare ogni aspetto contrattuale. Quali sono i rischi per le persone protestate?
Quali conseguenze porta l’iscrizione al CRIF e alla Centrale Rischi
Le conseguenze per una persona che è stata iscritta fra i registri di quelle protestate è che il suo nominativo viene marchiato negativamente, quindi come cattivo pagatore al CRIF e alla Centrale Rischi di banca d’Italia. E come spiegato qui un’eventuale segnalazione comporta il rischio di non ottenere più crediti o prestito, un aumento dei tassi di interesse quando la segnalazione verrà sbloccata e il ritrovarsi un profilo finanziario che negli anni a venire potrebbe essere molto limitante.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it - Δ