Le due aziende su cui l’antitrust sta indagando sono accusate di aver “blindato” i dati degli alunni in modo da renderli inaccessibili ad altri software. Le scuole che hanno acquistato registri che non riescono più a leggere i dati potrebbero essere costrette a comprarne di nuovi.

L’inchiesta dell’antitrust su due aziende produttrici di registri elettronici potrebbe avere conseguenze anche per le istituzioni scolastiche.
La questione infatti è piuttosto complessa e complicata e visti i tempi della giustizia italiana c’è il rischio che – a farne le spese – siano le scuole stesse.
Il problema è questo: le due aziende sui cui l’antitrust sta indagando sono le stesse che da anni gestiscono i software per la gestione di diverse attività amministrative (contabilità, anagrafe alunni, biblioteca, inventario e altro ancora).
Questa aziende sono ora accusate di aver “blindato” i propri data base dell’anagrafe alunni rendendoli di fatto inaccessibili a software di altre aziende destinati alla gestione del registro elettronico.
A questo punto le scuole che hanno acquistato questi registri elettronici si trovano ad avere in mano uno strumento difficilmente utilizzabile e che comunque non è in grado di “colloquiare” con l’anagrafe degli alunni.
In realtà il punto di tutta la questione è un altro: non si capisce davvero (o lo si capisce fin troppo bene…) per quale motivo il Ministero dell’Istruzione non abbia provveduto fin da subito a fornire a tutte le scuole d’Italia un registro elettronico standard (e magari anche a “costo zero”).
Adesso cosa accadrà nelle scuole? 
Chi ha acquistato il registro dalla stessa azienda che gestisce l’anagrafe degli alunni può stare tranquillo, per tutti gli altri le difficoltà non mancheranno e forse, per risolvere il problema, potrebbe essere necessario archiviare il pacchetto attualmente disponibile e comprarne uno nuovo.

FONTE: Tecnica della scuola

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