Nel mondo una donna su tre ha subìto qualche forma di violenza fisica, psicologica o sessuale ad opera di uomini. Le donne più a rischio di violenza per il desiderio di emancipazione sono le separate e divorziate (64%) e quelle in età compresa tra i 25 e i 34 anni (38%). Tra le vittime le più numerose hanno un titolo di studio superiore (46%), e svolgono attività imprenditoriali o professionali (51%).
La violenza contro le donne rappresenta un enorme costo sociale perché è la prima causa di morte e di malattia. L’Oms ha infatti definito la violenza di genere come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima. Si tratta di un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza. Paradossalmente i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari, spesso infatti gli aggressori più probabili sono i partner, ex partner o uomini conosciuti (amici, colleghi, vicini di casa).
E’ la fotografia scattata dall’Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza che ha realizzato la pubblicazione dal titolo Linee guida per l’intervento e la costruzione di rete tra i servizi sociali dei Comuni e i Centri Antiviolenza presentata oggi a Teramo in una conferenza stampa che si è svolta presso la Sala consiliare del Comune.
Secondo gli autori “l’obiettivo delle Linee guida è di diventare uno strumento di lavoro e di collaborazione tra i Centri Antiviolenza e i Servizi sociali utilizzabile per migliorare la conoscenza degli aspetti culturali e sociali legati al fenomeno della violenza maschile contro le donne, ma anche quello di capire meglio gli ostacoli e le difficoltà che la donna deve superare per riuscire a chiedere aiuto e di rendere possibile una presa in carico integrata per dare alle donne un sostegno concreto”.
Accompagnare la donna che subisce o che ha subìto violenza verso la decisione consapevole di interrompere il ciclo di violenza e aiutarla durante il percorso verso l’autonomia richiede un efficace lavoro di rete tra il Centro Antiviolenza e il Servizio sociale competente. “La costruzione di questa rete è la condizione fondamentale per predisporre progetti integrati che possano concretamente offrire ad una donna l’opportunità di uscire dal circuito della violenza”.
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“Creare una rete tra i servizi sociali dei Comuni e i Centri Antiviolenza e aiutare gli operatori a riconoscere i casi di violenza maschile contro le donne, soprattutto quella domestica. L’Abruzzo farà da apripista in un’operazione pilota che la vede in prima linea tra tutte le regioni italiane ad aver pubblicato il Vademecum, strumento che si dimostrerà utile per contrastare il fenomeno piuttosto diffuso della violenza contro le donne”.
Così la delegata Anci alle Pari Opportunità, Alessia De Paulis parlando con i giornalisti in una  conferenza stampa per la presentazione e distribuzione delle Linee guida per l’intervento e la costruzione di rete tra i servizi sociali dei Comuni e i Centri Antiviolenza.
“Oggi – ha aggiunto – oltre a ribadire la nostra posizione di condanna nei confronti della violenza contro le donne, rinnoviamo l’assunzione di responsabilità da parte di tutti verso un fenomeno che ha una matrice di carattere non soltanto sociale ma anche culturale. Il Vademecum – ha aggiunto – è uno strumento indispensabile non soltanto per interrompere il ciclo della violenza, ma anche per aiutare la vittima a ricostruire un percorso che possa aiutarla a realizzare un progetto di piena autonomia”.
Dalla Sala consiliare del Comune di Teramo il presidente di Anci Abruzzo, Antonio Centi ha presentato le Linee guida, volume realizzato dalla collaborazione tra Anci Abruzzo, Federsanità Abruzzo, la città di Teramo e la regione, come “uno strumento pratico e concreto che sarà distribuito ai 309 Comuni abruzzesi, un Vademecum attraverso il quale sensibilizzare e rendere più moderne le azioni delle amministrazioni volte a contrastare e a limitare i casi di violenza maschile contro le donne”.
Per il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi il vademecum si presenta come uno strumento di lavoro, il primo a livello nazionale, utile per migliorare la conoscenza degli aspetti culturali e sociali legati al fenomeno della violenza contro le donne. “Per la prima volta – ha detto – si parla di valutazione del rischio e di violenza assistita, perché il fenomeno non riguarda soltanto le vittime, ma l’intera sfera familiare e soprattutto i figli della vittima con conseguenze sull’equilibrio psico-fisico del minore”.
Infine, la responsabile dell’Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza nella Regione Abruzzo, Orietta Paciucci ha evidenziato “i risvolti negativi della violenza sulle donne sulla sfera non soltanto sociale e culturale, perché – ha spiegato – il fenomeno ha forti ricadute anche sulla sanità. Bisogna far emergere il problema a cominciare da una comunicazione diffusa tra i giovani, a partire dalle scuole, solo così  – ha concluso – si potrà stabilire con le vittime quella relazione di fiducia che potrà far emergere il problema della violenza subita”.
FONTE: Anci
contro violenza donne