INTERVENTO IN PARLAMENTO
Roma, giovedì 17 aprile 2014
Intervento del Prof. Pier Carlo Padoan
Ministro dell’Economia e delle Finanze
Onorevoli Colleghi,
Il Documento di Economia e Finanza approvato dal Consiglio dei Ministri la scorsa
settimana testimonia la volontà di cambiamento del Governo. La politica del Governo si
fonda su tre cardini principali: (i) dare supporto nel breve periodo alla nascente ripresa
economica attraverso sgravi fiscali alle famiglie, il pagamento dei debiti commerciali,
gli investimenti pubblici; (ii) far riacquisire competitività all’economia attraverso la
riduzione dell’IRAP, le riforme strutturali dalla semplificazione amministrativa, alla
riforma della giustizia civile e all’efficientamento dell’amministrazione pubblica; (iii)
mantenere la credibilità e la disciplina nei conti pubblici per limitare il costo del debito
pubblico.
A partire dal 2009, ossia dalla crisi dei subprime e durante il 2012 e il 2013, ossia
durante la crisi dei debiti sovrani, l’economia italiana è stata interessata da una fase
di profonda e prolungata recessione. Dal punto di picco della fine del 2007 ad oggi,
la crisi finanziaria ha causato una perdita di PIL complessivo pari a circa 9 punti
percentuali. Solo nel biennio 2012-2013, la crescita potenziale si è ridotta,
rispettivamente, dello 0,7 e dello 0,4 per cento.
Nonostante la forte contrazione del prodotto potenziale, l’output gap, cioè il gap tra la
crescita registrata e quella potenziale, ha fatto registrare valori particolarmente negativi.
Secondo le previsioni invernali della Commissione Europea, l’output gap è stato pari a –
4,3 per cento del prodotto potenziale nel 2013, molto vicino al valore di minimo dal
1965 ad oggi e inferiore al livello considerato rappresentativo, ossia a quel livello che,
secondo la metodologia della Commissione europea, dovrebbe prevalere in condizioni
cicliche normali. 2
Nonostante i segnali di ripresa delineatesi nell’anno in corso, anche nel 2014 l’output
gap rimarrà particolarmente negativo e al di sotto del livello considerato
rappresentativo.
L’asprezza della congiuntura economica si associa a condizioni di liquidità delle
imprese ancora lontane da livelli accettabili. Allo stesso tempo, una situazione ancora
fragile del mercato del lavoro consiglia di soppesare i rischi insiti nel procedere con
ulteriori misure che abbiano impatti restrittivi sulla domanda interna proprio nel
momento in cui questa presenta i primi segnali di stabilizzazione
Alla luce di tali considerazioni, il Governo ritiene che le condizioni
macroeconomiche e finanziare rendano problematico l’avvicinamento
all’Obiettivo di Medio Periodo rappresentato dal pareggio di bilancio in termini
strutturali, lungo un sentiero completamente coerente con il Patto di Stabilità e
Crescita.
Il Governo ha già spiegato nei dettagli e con un cronoprogramma ben preciso come
intende fare fronte al perdurare delle condizioni cicliche avverse attraverso azioni di
stimolo a breve, come il pagamento dei debiti residui da parte della Pubblica
Amministrazione, e con azioni di riforma strutturale. In questa sede vorrei non
ripetere quindi quanto è indicato con dovizia di particolari nel DEF.
Mi preme invece descrivere brevemente le ragioni che hanno portato il Governo a
chiedere il voto a maggioranza assoluta.
L’esigenza di dotare gli enti pubblici delle risorse necessarie all’attuazione degli
interventi che si intende adottare determina un incremento del saldo netto da
finanziarie di circa 20 miliardi nel solo anno 2014 e del fabbisogno complessivo
delle Amministrazioni pubbliche di circa 13 miliardi nello stesso anno, da cui
consegue un corrispondente incremento del debito pubblico.
Una parte dell’incremento del saldo netto da finanziare è connesso con operazioni di
ristrutturazione del debito regionale, assistite dallo Stato, che consentiranno alle
Regioni di modificare il profilo temporale degli oneri per il rimborso dei debiti, anche in
relazione al quale dovrà essere aggiornato il livello delle emissioni nette. Data la natura 3
straordinaria dell’intervento per l’accelerazione dei pagamenti sui debiti della P.A. non
si determinano effetti permanenti sugli altri saldi di finanza pubblica.
Nelle intenzioni del Governo, il pagamento della componente residua dei debiti
pregressi della P.A. ha la finalità di mitigare le restrizioni sulla liquidità comuni a
molte imprese. Tuttavia, l’intervento non si limiterà al solo al rimborso dei debiti
commerciali in essere ma abbrevierà i tempi di pagamento in linea con le regole
europee, dando luogo a effetti positivi di riduzione delle barriere all’entrata come
stimato recentemente dalla Commissione Europea.
Per favorire il pagamento dei debiti residui della P.A il Governo intende avvalersi
della procedura degli ‘eventi eccezionali’ prevista dall’art. 6 della L. n. 243/2012.
Tale normativa prevede che, in presenza di eventi eccezionali, il Governo, qualora
ritenga indispensabile discostarsi dagli obiettivi programmatici, sentita la
Commissione Europea, presenti al Parlamento una Relazione e una specifica richiesta
di autorizzazione in cui sia indicata l’entità e la durata dello scostamento nonché
sia definito un piano di rientro che permetta di convergere verso l’Obiettivo di
Medio Periodo.
Come sapete, la deliberazione di ciascuna Camera con la quale si autorizza lo
scostamento dagli obiettivi programmatici deve essere votata a maggioranza assoluta
dei rispettivi componenti.
A questo fine, sottopongo alla vostra attenzione la Relazione sull’Indebitamento e
il Debito Pubblico contenuta nel capitolo 3 della Sezione I del Documento di
Economia e Finanza.
Questa Relazione chiarisce bene quale sia la strategia complessiva del Governo.
Difatti, come ricordavo all’inizio, oltre a contrastare gli effetti avversi della recessione
mediante il pagamento dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione, si intende
favorire il ritorno dell’economia su un sentiero sostenuto di crescita potenziale. A
questo fine, il Governo si è impegnato ad approvare rapidamente un ambizioso
pacchetto di riforme strutturali la cui portata ed effetti sono descritti in dettaglio nel
Piano Nazionale di Riforma. 4
L’art. 3, comma 4 della L. n. 243/2012, in linea con i regolamenti europei1
prevede
esplicitamente una forma di flessibilità sul calendario di convergenza verso
l’Obiettivo di Medio Periodo in presenza di importanti riforme strutturali che
producano un impatto positivo sul bilancio nel medio periodo e sulla sostenibilità di
medio-lungo termine delle finanze pubbliche, attraverso un aumento della crescita
potenziale.
Tali riforme sono valutate dalla Commissione con riferimento alla loro coerenza con
gli orientamenti europei di politica economica, inclusi pertanto quelli recentemente
messi in evidenza nel processo di In-Depth Review relativo alla procedura per squilibri
macroeconomici.
In presenza di importanti riforme strutturali è possibile deviare temporaneamente dal
percorso di convergenza verso l’Obiettivo di Medio Periodo. La deviazione
temporanea è consentita a condizione che sia mantenuto un opportuno margine di
sicurezza rispetto al valore di riferimento del rapporto deficit/PIL e che la posizione di
bilancio ritorni all’Obiettivo di Medio Periodo entro il periodo coperto dal Programma
di Stabilità.
Nel corso del 2014, la riduzione del saldo strutturale sarà solo di 0,2 punti
percentuali di PIL, in luogo della riduzione di 0,5 punti percentuali richiesta dal
Patto di Stabilità e Crescita per i paesi che si trovano ancora distanti dal proprio
Obiettivo di Medio Periodo.
Gli interventi programmati dal Governo per il 2014, tra cui i risparmi di spesa
conseguiti attraverso la spending review e la tassazione delle rendite finanziarie saranno
destinati a finanziare un pacchetto di riforme – in particolare di riduzione della
pressione fiscale – che hanno un impatto favorevole sul prodotto potenziale e sulla
dinamica del debito nel medio e lungo periodo.
A fronte della volontà di procedere al pagamento della componente residua dei debiti
pregressi della P.A e di avviare un ambizioso programma di riforme strutturali, il
Governo si impegna a rispettare il piano di rientro verso l’Obiettivo di Medio
Periodo. Tale piano di rientro coincide con il conseguimento degli gli obiettivi
programmatici di finanza pubblica delineati nel DEF.
Pertanto, il rallentamento della convergenza verso l’MTO nel 2014 viene compensato
dall’impegno del Governo, a partire dal 2015, ad attuare un piano di rientro che
permetta di raggiungere pienamente l’Obiettivo di Medio Periodo nel 2016. Nel 2015, il
disavanzo strutturale ricomincerebbe a diminuire di 0,5 punti percentuali, grazie a una
manovra di consolidamento interamente finanziata da riduzioni di spesa pari a 0,3 punti
percentuali di PIL sull’avanzo primario. Il pareggio di bilancio in termini strutturali
verrebbe conseguito pienamente nel 2016 e sarebbe mantenuto lungo tutto l’orizzonte di
programmazione sino al 2018.
Complementare al piano di rientro è anche un ambizioso programma di
privatizzazioni che prevede dismissioni di attività dello Stato per circa lo 0,7 per cento
del PIL nel corso del triennio 2014-2017.
Le misure correttive programmate per i prossimi anni e il piano di dismissioni previsto
assicurano, già dal prossimo anno, il rapido rientro del maggior rapporto debito
pubblico/PIL conseguente all’ulteriore pagamento dei debiti pregressi. Il profilo
programmatico del rapporto debito/PIL rispetterebbe la regola sul percorso di
convergenza del debito verso il parametro europeo del 60 per cento già dal 2015.
Per questo motivo, il Governo chiede al Parlamento il voto a maggioranza assoluta.
FONTE: Ministero dell’economia e delle finanze