L’AGID fa il punto della situazione sull’adeguamento delle amministrazioni per la scadenza del 6 giugno. E per supportare gli uffici a risolvere diguidi e problemi l’Agenzia delle Entrate e Confindustria hanno creato un tavolo di lavoro.
Sono già circa 10 mila gli uffici pronti a ricevere fatture elettroniche, su un totale di 15 mila che devono adeguarsi entro il 6 giugno, a quanto riferiscono dall’Agenzia per l’Italia Digitale. E se anche qualche aspetto non sarà ancora a posto dopo questa scadenza, comunque il sistema messo a punto dal ministero dell’Economie e delle Finanze ha previsto alcune soluzioni per aggirare disguidi e problemi.
Lo si apprende leggendo la circolare interpretativa emanata il 31 marzo dal Dipartimento Finanze del ministero. La circolare fornisce molti chiarimenti e scioglie dubbi riguardanti il decreto 55 del 3 aprile 2013, appunto quello che ha lanciato l’iter per la fatturazione elettronica. Oltre a ribadire che dal 6 giugno le amministrazioni non potranno più pagare – nemmeno in parte – le fatture cartacee, «la circolare spiega come affrontare i possibili piccoli disguidi che ci possono essere in fase di avvio», spiega Anna Pia Sassano, dell’Agenzia delle Entrate.
Sassano è tra coloro che hanno lavorato materialmente al funzionamento tecnico del sistema. «A regime, dal 6 giugno, tutti i contratti della pubblica amministrazione avranno un codice ufficio a cui l’azienda fornitrice dovrà mandare la fattura elettronica. Si poneva però così il problema del transitorio: come fare con i vecchi contratti, da pagare dopo il 6 giugno ma che non avevano questo codice?», continua Sassano. «Abbiamo trovato una soluzione – che poi è entrata in quest’ultima circolare – sedendoci a un tavolo con Confindustria».
Ci possono essere tre casi: l’azienda fornitrice conosce il codice ufficio destinatario della fattura per quel particolare contratto; l’azienda non lo conosce ma almeno riesce a trovare il codice ufficio centrale di quell’amministrazione; l’azienda non trova nemmeno quest’ultimo. In tutti e tre i casi, l’azienda deve comunque mandare la fattura non all’amministrazione destinataria bensì al Sistema di Interscambio della fatturazione elettronica (Sdi). Questa ne terrà traccia e consegnerà all’azienda una ricevuta, che varrà come prova sufficiente della trasmissione della fattura. «Il sistema è pensato per essere del tutto automatico e informatizzato: le aziende non dovranno mai manualmente occuparsi di trovare il codice ufficio per le fatture», spiega Sassano.
Le aziende proveranno quindi per prima cosa a immettere il codice ufficio trovato nel contratto; se non lo trovano, inseriranno in automatico il codice dell’ufficio centrale per quell’amministrazione (pescandolo nell’Ipa, Indice delle pubbliche amministrazioni). In questo caso, sarà poi compito dell’amministrazione smistare la fattura al proprio interno. Ultimo caso, anomalo, nell’Ipa non c’è il codice dell’ufficio centrale: allora l’azienda può mandare all’Sdi con codice ufficio fittizio, “9999”. L’Sdi restituirà quindi un file fattura all’azienda, che dovrà inoltrarlo direttamente alla pubblica amministrazione, via e-mail o altri modi a sua scelta.
Grazie a questa idea, sarà sempre l’Sdi a gestire tutto e non ci saranno eccezioni all’obbligo di fare fatturazione elettroniche, ovviando a eventuali lacune nei codici ufficio. «In tutti i casi in cui l’azienda invia un codice di ufficio centrale o fittizio, l’Sdi allerta l’amministrazione e comincia a monitorare il processo, per risolvere eventuali disguidi», spiega Sassano.
Lo stato di adeguamento della PA
I tecnici sono ottimisti, insomma, anche perché l’adeguamento delle amministrazioni sembra a buon punto. «Dal monitoraggio eseguito dall’Agenzia per l’Italia digitale, emerge che le Agenzie Fiscali e gli Enti Previdenziali hanno già completato il caricamento degli uffici , nei tempi stabiliti dal decreto (6 marzo 2014) e stanno procedendo alla comunicazione dei codici destinatari di fattura elettronica ai propri fornitori», spiega Maria Pia Giovannini, che si occupa di questi aspetti per l’Agenzia. «Per quanto riguarda i ministeri la situazione è più variegata. Sei ministeri su 13 ministeri hanno completato, nei tempi stabiliti dal decreto, il caricamento degli uffici di fatturazione elettronica e stanno provvedendo, in questi giorni, a comunicare i codici identificativi degli uffici ai propri fornitori. Tre ministeri stanno concludendo il caricamento, i restanti quattro ministeri che presentano una articolazione molto complessa hanno ultimato la ricognizione interna e hanno pianificato il completamento del caricamento degli uffici per le prossime settimane», aggiunge. «Tre ministeri e una agenzia hanno anche provveduto ad avviare l’utilizzo completo del sistema prendendo accordi con specifici fornitori per l’invio e la ricezione della fattura».
Insomma, «ad oggi sono stati caricati quasi 10.000 uffici di fatturazione elettronica appartenenti alla pubblica amministrazione centrale che saranno operativi a partire dal 6 giugno 2014. Se si tiene conto che l’Arma dei Carabinieri sta provvedendo al caricamento dei suoi 5.000 uffici possiamo concludere che le amministrazioni hanno dato attuazione ai propri compiti», conclude Giovannini.
FONTE: www.ict4executive.it
AUTORE: Alessandro Longo