Immobili. Approvato un emendamento che impone effetti «equivalenti o inferiori» rispetto all’Imu
La Tasi prova a puntare su una sorta di alleggerimento “per legge” rispetto all’Imu dell’abitazione principale, ma nelle commissioni Finanze e Bilancio della Camera la partita sul nuovo fisco immobiliare si complica subito all’articolo 1 del decreto «salva-Roma»ter e inciampa sui tanti mal di pancia politici di una riforma che oggi pare non avere padri. Ieri in commissione sono stati esaminati circa 50 emendamenti e ne è stato approvato uno solo (primo firmatario Filippo Busin, Lega Nord), in cui si chiede che le detrazioni finanziate dall’aliquota aggiuntiva determinino per la Tasi effetti «equivalenti o inferiori», anziché solo «equivalenti», a quelli dell’Imu sulla stessa tipologia di immobili. Una sorta di petizione di principio, che non cambia le carte in tavola mentre le questioni più di sostanza sono contenute in una ventina di emendamenti accantonati nella speranza di trovare la quadratura del cerchio. «L’imperativo – spiega Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio di Montecitorio – è non fare pasticci: bisogna varare una riforma che abbia gambe per camminare per anni, evitando compromessi approvati storcendo il naso e destinati a cambiare ancora fra pochi mesi».
Il punto politico, ancora una volta, nasce dal confronto tra l’Imu sull’abitazione principale e la nuova Tasi, che in molti casi rischia di rivelarsi più pesante della vecchia imposta. Questo risultato è inevitabile per le case di valore più basso nei Comuni che decidono di ignorare aliquota aggiuntiva e detrazioni, con il risultato di chiedere lo stesso a tutti (spesso il 2,5 per mille o valori molto vicini) e di far pagare la Tasi anche a chi grazie alle detrazioni fisse non pagava l’Imu. Anche dove la «super-Tasi» si affaccia, però, il rischio non è cancellato perché tutto dipende dal meccanismo delle detrazioni, nella piena disponibilità dei Comuni. A Milano, per esempio, quando la rendita catastale supera i 350 euro (e quindi il valore fiscale dell’immobile non arriva a 59mila euro), la detrazione non arriva se il reddito del proprietario sale oltre quota 21mila euro all’anno. Sempre a Milano, poi, si è deciso di non destinare agli sconti tutto il gettito prodotto dall’aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille su seconde case e imprese, ma di mantenerne una grossa fetta (35 milioni su 75) a bilancio per evitare sorprese e la stessa intenzione si profila in altri Comuni. Per evitarlo si affaccia un emendamento di Daniele Capezzone (Fi, presidente della commissione Finanze), che sarà esaminato probabilmente oggi e chiede di vincolare alle detrazioni tutto l’extragettito, rendendo trasparente il risultato con un prospetto allegato al preventivo.
I nodi Iuc, poi, sono destinati a incrociarsi presto con quelli del Patto di stabilità, a partire dagli emendamenti che chiedono di cancellare l’esenzione Imu sui fabbricati agricoli, lasciandone l’eventuale scelta ai Comuni. Con l’intenzione di recuperare risorse (300 milioni) per svincolare dal Patto spese “sensibili” come quelle per il dissesto idrogeologico o l’edilizia scolastica.
FONTE: Ifel Fondazione Anci