Il presidente dell’ANM Rodolfo M. Sabelli intervistato da Repubblica

Il rischio? «Aprire molti processi, ma con un esito molto incerto». Va cambiato il testo del 416-ter? «Sì, ma a patto che la riforma del reato di voto di scambio tra politica e mafia vada subito in porto». Pomeriggio inoltrato. Il presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli ha finito una riunione del sindacato dei giudici nel famoso palazzaccio di piazza Cavour. Toga sempre prudente, stavolta non ha dubbi nel chiedere un 416-ter «più definito per una lotta efficace contro mafia e corruzione».
Il testo in discussione alla Camera non la convince?
«Contiene una frase che mi lascia perplesso. Quando si prevede di punire “la disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa” dopo aver già indicato tra le colpe “l’erogazione o la promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità”. Un giurista direbbe che c’è un difetto di tipicità».
Tipicità? Che significa? Che il comportamento punito, cioè quello di un politico che ottiene voti dalla mafia in cambio di promesse, è troppo ampio?
«Non è un problema di ampiezza, anzi. Noi abbiamo sempre criticato i limiti troppo stretti dell’attuale reato di voto di scambio e da tempo chiediamo la sua modifica in modo da estendernerne l’applicazione a comportamenti molto gravi che oggi non possono essere perseguiti. Perché oggi si verifica il voto di scambio solo se c’è una promessa di voti “in cambio” di denaro».
Allora il problema dove sta visto che la norma consentirebbe di far rientrare in quel reato qualsiasi comportamento?
«Il punto è che parlare di “disponibilità” fa pensare di più a uno stato d’animo che a un comportamento specifico. Al di là del discorso teorico, questo rischia di produrre dubbi sul concreto ambito applicativo di questa norma con possibili conseguenze sulla sua reale efficacia. Rischiamo una serie di accertamenti che potrebbero faticare a tradursi in condanne».
C’è chi, come il Pd Beppe Lumia, sostiene a spada tratta questo testo perché fotografa il rapporto tra il mafioso che garantisce voti in cambio della “disponibilità” totale del politico. Perché non sarebbe un reato?
«Io comprendo e apprezzo le ragioni che hanno portato a questa formulazione. Però quando si trasferisce in una norma un comportamento che risponde a una realtà criminale occorre tenere conto dei principi che reggono il diritto penale, in particolare quello di tipicità, che consente in concreto di definire una condotta, e quindi il suo accertamento. Per dirla in sintesi, vogliamo processi efficaci e non processi incerti».
In concreto, suggerirebbe di togliere dal nuovo 416-ter il passaggio sulla “disponibilità”?
«Sì, il suggerimento è questo, ma non vorrei che ciò si risolvesse nel rischio di perdere per strada una riforma del voto di scambio che noi sollecitiamo da anni».
C’è un ampio fronte politico e di movimenti antimafia che invece insiste per votare subito il testo così com’è. All’opposto Forza Italia fa muro e vorrebbe tornare al testo della Camera. Se vincesse il primo fronte ci sarebbero più o meno inchieste sul voto di scambio?
«Il rischio sarebbe quello di aprire molti processi, ma con un esito molto incerto. Però sia chiaro che l’Anm condivide l’esigenza di rafforzare l’intervento della magistratura contro il mercimonio politico-mafioso. L’ideale sarebbe correggere questo punto, ma garantendo un’approvazione celere».
Il mafioso e chi accetta voti puniti con la stessa pena, da 7 a 12 anni. È troppo per il politico?
«Stiamo parlando di due comportamenti molto gravi, perché in una democrazia il voto di scambio altera in senso criminale la rappresentanza. Ma la forbice consentirà al giudice di graduare la pena, senza contare che esistono le attenuanti, e che già con 416-ter attualela punizione è identica».

FONTE: Anm (Associazione Nazionale magistrati)

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