La Tari dribbla il “blocco” agli acconti della nuova imposta unica comunale determinato dal ritardo dei bilanci preventivi dei Comuni, che sono impantanati nelle tante incertezze normative sul Fisco 2014 e si preparano a veder slittare al 31 luglio la propria scadenza. La nuova data in programma complica la vita agli incassi attesi a giugno, perché l’Imu può continuare a basarsi sulle aliquote decise lo scorso anno, rimandando a dicembre i conguagli con le delibere 2014, ma Tasi e Tari mancano di parametri di riferimento.
Per la Tari, però, diventa possibile “ripescare” la norma ponte utilizzata lo scorso anno, quando la Tares annaspava e Comuni e aziende, per evitare crisi di liquidità, hanno ottenuto la chance di chiedere le prime rate sulla base dei parametri utilizzati nel 2012 da Tarsu e Tia. Il via libera è arrivato dal dipartimento Finanze, che rispondendo a un Comune (nota prot. 5648/2014) ha delineato la massima libertà concessa dall’autonomia regolamentare dei Comuni, espressamente richiamata dalla nuova disciplina del tributo sui rifiuti.
Due rate per Tari e Tasi
In pratica il dipartimento ha spiegato che nel nuovo quadro delle regole i Comuni hanno un unico obbligo esplicito, quello di prevedere per Tari e Tasi almeno due rate (anche in date diverse per i due tributi) a distanza di sei mesi l’una dall’altra. Soddisfatta questa condizione, non esisterebbero altri vincoli sulla disciplina delle rate, e per chiedere acconti fondati sui parametri 2013 non serve nemmeno una norma esplicita: l’anno scorso, la “resurrezione” dei vecchi tributi era stata disposta per legge, dall’articolo 10 del decreto “sblocca-pagamenti” (Dl 35/2013).
Nel nuovo contesto, in base alla lettura ministeriale, non si tratta invece di far rivivere vecchie sigle, ma più semplicemente di chiedere acconti Tari calcolati in percentuale sul conto presentato a ogni contribuente da Tares, Tarsu o Tia nel 2013. Una volta decise, le nuove tariffe determineranno invece il saldo di dicembre.
La flessibilità della Tari
Un passaggio così “indolore” è reso possibile dalla pronunciata flessibilità della Tari che, dopo la lezione impartita dal fallimento dell’esperimento Tares, assume il “metodo normalizzato” di determinazione delle tariffe semplicemente come uno dei parametri da tenere in considerazione e imbarca tutte le deroghe introdotte via via nel 2013. Anche l’ampio ventaglio di strumenti di pagamento della Tari, che oltre all’F24 contemplano bollettino, Rid, Mav e così via, attenua molto il problema dettato dall’assenza di un codice tributo (indispensabile) solo per l’F24.
Questa libertà, naturalmente, non significa che il tributo sui rifiuti possa “disinteressarsi” delle novità che la distinguono dalla disciplina 2013, a partire dal fatto che il decreto “salva-Roma” ter ha reintrodotto l’esenzione totale per i rifiuti speciali assimilati agli urbani e smaltiti autonomamente dai produttori: una novità che interessa da vicino le imprese e gli esercizi commerciali medio-grandi, e che era stata prima proposta e poi affossata da una contraddizione normativa nella legge di Stabilità. Il decreto salva-Roma è solo all’inizio del proprio iter di conversione (ieri scadeva il termine per gli emendamenti in commissione alla Camera), ma l’esenzione è pienamente in vigore e quindi incide anche sugli acconti liberi concessi dal ministero.
I preventivi al 31 luglio
Il via libera agli acconti Tari “modello 2013” offre un grosso aiuto ai Comuni e alle aziende di igiene urbana, che grazie a questo intervento tempestivo potranno evitare il rischio liquidità vissuto lo scorso anno, ma non risolve gli altri problemi della Iuc. Anche perché il rinvio dei preventivi comunali al 31 luglio, sta ora cominciando a percorrere le vie ufficiali: ieri il presidente dell’Anci, il sindaco di Torino Piero Fassino, lo ha chiesto per lettera al ministro dell’Interno Angelino Alfano, e il provvedimento è ormai instradato. A renderlo indispensabile è l’alto mare in cui naviga la Tasi, che proprio nel “salva-Roma” ter incontra i correttivi legati all’aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille per finanziare le detrazioni sulle abitazioni principali.
Sulla gestione e sugli effetti concreti di questi correttivi la discussione è aperta, perché alcuni Comuni li stanno ignorando (e prevedono aliquote entro il 2,5 per mille senza detrazioni) e altri stanno studiando meccanismi che concentrano gli sconti esclusivamente sulle fasce più basse di valori catastali.
Il problema Tasi
Sta di fatto, comunque, che far pagare gli acconti sulla base dei parametri standard, con l’aliquota all’1 per mille per tutti senza detrazioni, oltre a essere momentaneamente impossibile (manca la norma) è anche politicamente complicato, perché costringerebbe al versamento anche contribuenti che si vedrebbero poi azzerare l’imposta dalle future detrazioni. Nemmeno la strada del rinvio, però, è priva di ostacoli: decidere a luglio le aliquote significherebbe far pagare gli acconti a settembre, e quindi far slittare al 2014 il saldo, che deve essere separato dalla prima rata da almeno sei mesi.
FONTE: Il Sole24Ore del 26 marzo 2014
AUTORE: Gianni Trovati