Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno dato il via libera al secondo pilastro dell’Unione bancaria, ovvero al meccanismo di risoluzione dei fallimenti (gli altri due sono la vigilanza unica e l’istituzione di uno schema comune di garanzia dei depositi). Ora, salvo imprevisti, non resta che la ratifica da parte del Parlamento nella sessione plenaria di aprile. L’intesa prevede, anzitutto, l’accelerazione dei processi decisionali per stabilire se una banca debba chiudere o meno, che si potranno concludere nell’arco di un week end. Viene ridotta, inoltre, l’influenza degli Stati nel processo, mentre alla Bce spetterà il compito di stabilire se l’istituto sta per fallire o meno; se, tuttavia, non agirà con solerzia, potrà subentrarle il Board unico di risoluzione (SRB).

E’ previsto, inoltre, entro otto anni – e non più dieci come in un primo momento – la nascita di un fondo salva-banche dotato di 55 miliardi di euro. Il Fondo, previsto inizialmente a comparti nazionali, sarà, al termine del processo, mutualizzato al 70 per cento.

L’accordo ha l’obiettivo di spostare l’onere dei fallimenti bancari dai contribuenti alle banche stesse e di spezzare il rapporto sovente perverso e anti-economico che lega a doppio filo gli istituti agli Stati nazionali.

FONTE: CGIA Mestre

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