“Senza impresa non c’è Europa, senza sviluppo non c’è impresa”: è questo il titolo e il filo conduttore del Manifesto per l’Europa, predisposto da Confcommercio in vista delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo, che riassume le istanze e le aspettative delle imprese del terziario di mercato italiano.
“Senza impresa non c’è Europa, senza sviluppo non c’è impresa”: è questo il titolo e il filo conduttore del Manifesto per l’Europa, predisposto da Confcommercio–Imprese per l’Italia, in vista delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo, che riassume le istanze e le aspettative delle imprese del terziario di mercato italiano. Il prossimo Parlamento Europeo – si legge nel documento – sarà chiamato a nuove e più grandi responsabilità rispetto al passato: i prossimi cinque anni, infatti, saranno decisivi per il futuro dell’Unione Europea e per la sua sostenibilità e condivisione da parte di tutti i popoli europei. E decisiva sarà anche l’azione dell’Italia, che assumerà la Presidenza dell’Unione in un periodo caratterizzato dal rinnovo delle sue Istituzioni. Il primo obiettivo dell’UE dovrà, dunque, essere il superamento della crisi che ha colpito l’economia in una dimensione inaudita. L’Unione ha fatto fronte agli attacchi speculativi dei mercati finanziari, che è all’origine della crisi, esclusivamente con misure di austerità al fine di salvaguardare sia le banche e le istituzioni finanziarie sia la stabilità economico finanziaria degli Stati sovrani, specie quelli, come l’Italia, con un rapporto debito-Pil molto elevato. Quando l’Unione è intervenuta nei confronti dei Paesi in maggiori difficoltà lo ha fatto per assicurare la stabilità dei bilanci e dei mercati finanziari che li sostengono, sempre doverosa, senza assumere misure idonee per la ripresa economica e lo sviluppo. Confcommercio chiede, pertanto, all’Europa di invertire la rotta con un’azione decisiva per rilanciare lo sviluppo. Nel pieno rispetto del ruolo delle Istituzioni dell’UE, la Confederazione individua, in 12 punti, le linee guida dell’azione dell’Unione per restituire fiducia alle imprese ed ai cittadini e creare un ambiente socioeconomico favorevole alla ripresa. Tra le priorità indicate da Confcommercio: la valorizzazione delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e della logistica tramite politiche di sviluppo e investimenti che ne accrescano la competitività; l’armonizzazione del Mercato interno e dei regimi fiscali degli Stati membri per garantire un contesto di concorrenza leale tra tutte le imprese e tutti i settori economici; la semplificazione e la stabilità dell’assetto normativo anche a vantaggio delle imprese meno strutturate e di più piccole dimensioni, come impone lo Small Business Act; la revisione della direttiva Bolkestein; la centralità delle città e dei territori per la crescita e lo sviluppo; la salvaguardia del pluralismo distributivo e il contrasto alla desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie; la valorizzazione del turismo e del patrimonio storico, artistico e culturale; la facilitazione dell’accesso al credito; la modificazione e l’agevolazione dell’utilizzazione dei fondi strutturali; la revisione dei parametri di Maastricht; l’istituzione di un marchio di origine comunitario; la lotta alla contraffazione e alla criminalità; lo sviluppo di sistemi e reti di trasporto e logistica che garantiscano l’accessibilità ai diversi mercati; il completamento dell’apertura alla concorrenza del trasporto ferroviario e del trasporto pubblico locale; il sostegno all’innovazione nel terziario di mercato e alla digitalizzazione delle imprese.
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I 12 punti del Manifesto di Confcommercio per l’Europa.
1. Assicurare pari dignità ai settori economici ed alle diverse forme di impresa
La molteplicità dei settori produttivi ed il pluralismo delle forme e delle dimensioni di impresa sono i fattori che hanno fatto grande l’economia europea. Di questa imprenditoria diffusa sono parte essenziale gli oltre dieci milioni di imprese del terziario di mercato che in Europa producono il 70% del PIL e creano più del 60% dei nuovi posti di lavoro. Sono le imprese del commercio, dei trasporti e della logistica, del turismo e dei servizi, imprese che hanno bisogno di politiche di sviluppo che ne comprendano il ruolo e ne valorizzino le specificità, con azioni che ne riattivino gli investimenti e ne accrescano la competitività, e nello stesso tempo diano ai cittadini la possibilità di ricostruire adeguate capacità di consumo.
2. Armonizzare la libertà del Mercato interno in un contesto di concorrenza leale che assicuri il pluralismo, anche dimensionale
E’ indispensabile garantire un contesto di concorrenza leale. Ne sono condizione la semplificazione amministrativa ed un insieme di regole comuni che caratterizzino l’Unione come un ambiente accogliente, nel quale nessuno si senta tradito e penalizzato; che non stravolgano tradizioni, consuetudini e specificità locali; che non avallino significative differenziazioni di contesto – politica fiscale e legislazione del lavoro e sociale in primis – che, alterando la leale dinamica concorrenziale, finiscano per generare fenomeni di dumping sociale e delocalizzazione produttiva. Occorre mettere tutte le imprese sullo stesso piano in un ambiente normativo stabile e semplificato. L’UE dovrà, quindi, assicurare che ci si ponga sempre dal lato delle imprese, anche quelle meno strutturate e di più piccole dimensioni, come impone lo Small Business Act (SBA).
3. Riesaminare la Direttiva Bolkestein
Gli strumenti introdotti dall’UE per dare piena attuazione al mercato interno, come la Direttiva servizi, non devono più essere utilizzati in maniera strumentale. La libertà di stabilimento ed il principio di concorrenza dovranno essere al servizio dello sviluppo delle diverse forme di impresa e delle diverse realtà locali, nel rispetto delle autonomie e delle responsabilità delle Amministrazioni che presiedono al governo ed alla programmazione del territorio. Una regolamentazione minima, ma adeguata, costituisce anche il presupposto per garantire una competizione leale che non ostacoli il pluralismo distributivo – anche dimensionale – e contribuisca a mantenere il potere d’acquisto dei consumatori, in un Mercato capace di riconoscere e dare ruolo ed opportunità al lavoro autonomo, alle imprese nazionali di ogni dimensione, come alle imprese multinazionali.
4. Ripartire dalla città e dal governo del territorio – Agire per il turismo
La centralità della città e del governo del territorio è una scelta che non presenta solo una forte valenza culturale, ma altresì un’azione di grande rilievo economico, soprattutto per le imprese del terziario di mercato che nella quasi totalità non possono delocalizzare. E’ anche richiedere leggi, assetti urbanistici ed azioni che salvaguardino il pluralismo distributivo e la tutela delle risorse del turismo, assicurino la mobilità ed i servizi ai cittadini, contrastino la desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie, garantiscano la legalità e la sicurezza necessarie, riducano gli effetti devastanti della mancata cura dell’assetto idrogeologico. Una politica di sviluppo che valorizzi il territorio impone un’efficace politica per il turismo. Occorre dotare l’Europa di un’organica linea di indirizzo per la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e turistico, per la riqualificazione del suo sistema ricettivo, la crescita della mobilità interna e per la promozione sui mercati stranieri. Le azioni dovranno essere sostenute da politiche di rilancio infrastrutturale di porti ed hub aerei, nonché da politiche orientate a favorire la destagionalizzazione e il sostegno al turismo sociale.
5. Armonizzare i regimi fiscali ammettendo azioni di riequilibrio
La mancata armonizzazione delle imposte sul reddito (sia delle società che delle persone) impedisce che il Mercato interno si sviluppi in modo leale, dando vita ad una “concorrenza fiscale” che porta vantaggi ai Paesi con una bassa fiscalità mentre determina una perdita di entrate, di imprese e di occupati per quelli con una pressione fiscale più alta. Va, dunque, eliminata qualsiasi forma di “concorrenza fiscale” tra gli Stati introducendo l’esplicito divieto di forme di dumping fiscale sociale all’interno dell’UE, ammettendo nella fase transitoria che gli stessi Stati, senza incorrere nella procedura d’infrazione, possano adottare misure fiscali od economiche di compensazione – anche dirette a singoli comparti o aree – per ricostruire condizioni di equilibrio tra le diverse aree economiche.
6. Facilitare l’accesso al credito ed intervenire sul sistema bancario – Dotare l’Europa di una propria Agenzia di Rating
Sarà compito delle nuove Istituzioni dell’UE garantire che le imprese possano finalmente accedere alle risorse necessarie, in un sistema riordinato da regole certe, semplici ed immediatamente applicabili in cui le banche e le istituzioni finanziarie tornino a svolgere il compito originario di leve dello sviluppo delle imprese e dei territori di riferimento e non di agenti speculativi, accelerando il processo di divisione e specializzazione funzionale tra banche d’affari e banche commerciali e sostenendo l’accesso delle imprese al credito mediante il potenziamento dei fondi di garanzia.
7. Modificare e agevolare l’impiego dei fondi comunitari – Rivedere i parametri di Maastricht
Si dovranno integralmente modificare le modalità di allocazione e di gestione dei fondi strutturali, differenziando con chiarezza le iniziative della politica di coesione comunitaria dalle iniziative della politica di crescita e di sviluppo nazionale; su quest’ultima va garantita la piena titolarità e l’autonomia dell’azione degli Stati nazionali, nell’ambito di progetti le cui finalità siano condivise con l’Unione ma i cui obiettivi specifici siano definiti in base alle reali condizioni di ogni Stato. E’ egualmente indispensabile, per avviare e sostenere la ripresa, che gli investimenti effettuati con i fondi strutturali siano espunti dal computo del deficit di bilancio. Ma è ancor più necessaria la revisione dei parametri di Maastricht, escludendo gli investimenti infrastrutturali dal calcolo del deficit di bilancio e rivedendo il fiscal compact che non lascia spazi a politiche di crescita ma solo ad eccessi di rigore ed austerità.
8. Istituire il Marchio di origine dei prodotti – Contrastare contraffazione e criminalità
E’ necessario tutelare, con l’introduzione del Marchio d’origine, i prodotti comunitari, sia food che non food; bisogna non censurare iniziative nazionali per la creazione di marchi che offrano una sponda ai piccoli e medi produttori, dando priorità ai marchi collettivi geografici; occorre salvaguardare le attività produttive, commerciali e dei servizi dell’UE dalla concorrenza sleale di Paesi emergenti che, oltre a sfruttare posizioni di vantaggio sul versante dei costi di produzione e delle normative di controllo sulla qualità, spesso inesistenti, non esitano ad avvalersi della contraffazione, dell’abusivismo e della criminalità organizzata per imporsi sul mercato interno europeo.
9. Impedire “la vendita” della cittadinanza dell’UE a cittadini di Paesi terzi
Nell’azione di contrasto della contraffazione e della criminalità, va impedita “la vendita” della cittadinanza dell’UE a cittadini di Paesi terzi, dando seguito alla Risoluzione del Parlamento europeo che invita gli Stati membri ad evitare di trasformare la cittadinanza dell’UE in un prodotto commerciale, il che consentirebbe a chiunque di stabilire la propria residenza in qualunque Paese dell’UE e, soprattutto, la libera circolazione oltre che delle persone delle merci, semplificando le procedure di sdoganamento di merci contraffatte e di dubbia qualità provenienti dal Sud Est asiatico o gestite da organizzazioni criminali.
10. Assegnare ai trasporti, ai porti ed alla logistica priorità autonome di intervento
Le politiche europee per i trasporti e la logistica dovrebbero prioritariamente puntare a: 1. confermare la strategia di intervento sulle reti di trasporto TEN rafforzandone la prospettiva euro-mediterranea; 2. riconoscere pienamente la peculiarità nazionale, consistente nelle penalizzazioni derivanti dall’attraversamento obbligato della barriera alpina; 3. combattere la concorrenza sleale nell’autotrasporto, mantenendo e facendo rispettare le norme che regolamentano i servizi di cabotaggio e rivedendo in senso restrittivo la normativa sul distacco transnazionale degli autisti; 4. incentivare il rinnovo del parco veicolare, parametrato sull’effettivo costo sostenuto per la sostituzione; 5. valorizzare le specificità delle attività marittimo-portuali ed introdurvi comuni standard professionali; 6. promuovere la comodalità e l’integrazione tra le diverse modalità di trasporto, anche attraverso misure di sostegno del trasporto combinato marittimo e ferroviario, in particolare tramite le Autostrade del Mare. Va, altresì, completato il processo di apertura alla concorrenza del trasporto ferroviario e dei servizi di trasporto pubblico locale, nel rispetto del principio di reciprocità, rafforzando la strategia comune di intervento nel campo della mobilità urbana.
11. Sostenere l’innovazione del terziario, includendo le imprese nell’agenda digitale
È necessario sollecitare una politica che incentivando l’innovazione, la diffusione e la velocizzazione delle reti a favore di tutte le imprese, di qualunque tipologia e dimensione, accresca la competitività di ciascuna di esse e dell’intero sistema. Si dovrà, quindi, riconoscere al terziario di mercato la capacità di innovare, sostenendone l’azione attraverso la realizzazione di reti, la sperimentazione di nuovi format e modelli di business, l’introduzione d’innovazioni organizzative e di marketing, l’adozione delle nuove tecniche di design dei servizi, che favoriscano anche l’innovazione dei servizi tradizionali, l’incoraggiamento dell’accesso di tutte le imprese all’universo digitale.
12. Adottare una strategia di comunicazione
Va, infine, adottata un’adeguata strategia di comunicazione per far conoscere l’azione svolta dalle Istituzioni comunitarie e così restituire piena credibilità all’UE nei confronti dei cittadini e delle imprese.
FONTE: Confcommercio