La tendenza negativa che ha caratterizzato tutto lo scorso anno appare per ora confermata dall’andamento delle nuove attività che hanno preso il via nel primo mese dell’anno
Il commercio, per quanto riguarda il settore produttivo, mantiene, anche nel mese di gennaio, la prima postazione nella classifica delle nuove partite Iva aperte. Non è l’unica conferma, però, evidenziata dagli ultimi dati rilevati dall’Osservatorio sulle partite Iva e disponibili sul sito internet del dipartimento delle Finanze, che registrano, a inizio 2014, una marcata flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Le statistiche, ricordiamo, sono elaborate per attività, distribuzione territoriale, natura giuridica e caratteristiche demografiche.
Le persone fisiche che hanno aperto nuove attività, seppure in testa per natura giuridica rispetto all’andamento complessivo (il 78,4% del totale, pari a 61.901 aperture), nel mese di gennaio sono diminuite, se messe a confronto con lo stesso periodo del 2012, del 9,7%.
Il quadro, secondo questo tipo di suddivisione, distribuisce, inoltre, alle società di capitali il 15% delle new entry e alle società di persone il 6,1 per cento. Soltanto per le prime la tendenza è di crescita, avendo registrato un + 2,5% rispetto a gennaio 2013, mentre per le seconde la perdita è consistente (oltre il 20%).
Nessuna sorpresa anche a proposito della distribuzione territoriale. A fare la parte del leone è il Nord con il 46%, seguito da Sud e Isole (31,7%), fanalino di coda il Centro, con il 22 per cento. Giù in picchiata Lazio, Sicilia, Campania, Puglia e una regione del Centro-Nord, l’Emilia Romagna, tutte in discesa di più di 10 punti percentuali.
L’elaborazione statistica basata sul settore produttivo registra perdite in tutti i rami. Come anticipato, il commercio continua a primeggiare, registrando il 21% delle richieste, seguito a ruota dal 20% delle attività professionali, più indietro i comparti edilizia e sanità. A guadagnare postazioni soltanto le “altre attività di servizi”, che aumentano del 7,2 per cento.
Scendendo nel dettaglio delle persone fisiche, anche qui tutto rimane nella “consuetudine”: più della metà delle nuove partite Iva sono richieste da uomini (62,7%), circa la metà del totale (il 49,1%) è attribuito a giovani fino a 35 anni e il 34,3% a quelli di età tra i 36 e i 50 anni. In calo del 10% le richieste dei nuovi contribuenti Iva fino a 65 anni; scendono soltanto dell’1,6% quelle degli ultrasessantacinquenni.
Senza scossoni da evidenziare, infine, il dato relativo al regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità (“nuovi minimi”): le nuove adesioni, a gennaio 2014, sono state 26.324, in sostanziale stabilità (-1%) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
FONTE: Fisco Oggi, giornale on line dell’Agenzia delle entrate