Gli enti non profit che svolgono attività di assistenza sono imprese a tutti gli effetti quando si tratta di versare imposte e contributi, ma cessano di esserlo quando potrebbero essere destinatari di fondi per la sicurezza. Così ragiona l’Inail, che impedisce al non profit l’accesso a un bando da 300 milioni di euro. Ma per l’Uneba è possibile fare ricorso.

Il non profit è considerato impresa quando ci sono obblighi, ma non lo è più quando ci sono opportunità: una conferma di questa triste realtà arriva dall’Inail, che in risposta a un’interpellanza dell’Uneba conferma che i finanziamenti per la sicurezza sul lavoro sono a disposizione di tutte le imprese, meno che di quelle non profit.
La vicenda il bando Inail Incentivi per la sicurezza (ISI) 2014, che mette a disposizione la cifra record di 300 milioni di euro per migliorare – appunto – la sicurezza nei luoghi di lavoro ma richiede come requisito per partecipare l’iscrizione alla Camera di Commercio, registro imprese; una indicazione che, intesa in senso restrittivo, esclude la gran parte degli enti socioassistenziali e sociosanitari, che in maggioranza hanno natura di associazione o fondazione.
Il caso è stato sollevato da Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale) che ha scritto all’ente per avere conferma dell’esclusione, e ora ipotizza che gli enti associati possano impugnare il bando se verrà ancora impedita loro la partecipazione. Nella replica del 25 febbraio, infatti, Inail ha ribadito che, come da indicazione dell’articolo 11 del decreto legislativo 81/08, i destinatari dei suoi finanziamenti per progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro sono soltanto le imprese. E per impresa, argomenta l’Inail, si intende quanto previsto dall’articolo 2082 del Codice civile o, per l’impresa sociale, dal decreto legislativo 155 del 2006.
Per questo, la partecipazione all’avviso pubblico “è consentita solo a tutte le entità giuridiche che possano definirsi imprese e che come tali siano iscritte nel Registro delle imprese” della Camera di Commercio. Mentre gli enti non profit sono iscritti nel Registro delle persone giuridiche.
Il 6 marzo il presidente Uneba Maurizio Giordano ha nuovamente risposto ad Inail, ribadendo che limitare il bando Inail alle imprese for profit costituisce una discriminazione verso gli enti non profit. “Riteniamo che questa esclusione, oltre che limitar l’area dei destinatari – e quindi i benefici attesi per la salute e sicurezza dei lavoratori, con le ovvie positive ricadute sulle prestazioni Inail, violi il principio di libertà della concorrenza su cui si basa la legislazione comunitaria e conseguentemente quella nazionale”.
Non a caso, aggiunge Giordano, nella normativa Imu, anche gli enti Uneba sono assoggettati all’imposta, proprio perché si tratta di imprese che svolgono attività economica, e l’eventuale esenzione dipende solo dallo svolgimento “con modalità non commerciali” dell’attività economica. Di qui la contraddizione: ai fini impositivi, gli enti come quelli Uneba, che producono beni e servizi di utilità sociale sono considerati imprese, e come imprese pagano. Se si tratta invece di bandi per migliorare le condizioni di salute e sicurezza, non sono più considerate imprese.
E se imprenditore è “chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi”, non è proprio questo l’impegno quotidiano di chi gestisce un’ente non profit? Dopo avere aggiunto altre argomentazioni, Uneba ribadisce la sua richiesta di consentire anche agli enti non profit iscritti al Registro delle persone giuridiche la partecipazione al Bando Inail. “Si fa notare – aggiunge Uneba –  che provvedimenti di rigetto di singole istanze potrebbero comportare l’impugnativa da parte degli enti interessati dello stesso bando in base al quale l’atto di reiezione sia stato emanato”.
FONTE: www.vita.it
AUTORE: Gabriella Meroni
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