La Commissione europea ha sbloccato il pagamento della sesta rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) a favore dell’Italia: tuttavia permangono ancora criticità e il piano sembra essere modificato fin troppo spesso.


Entro fine anno, il Governo italiano intende formalizzare la richiesta per la settima rata, pari a 18,3 miliardi di euro. Contestualmente, proseguiranno le attività di monitoraggio del piano e l’adeguamento della piattaforma ReGiS per allineare gli interventi con i progressi sul campo.

Tuttavia tra le luci nella gestione del piano italiano emergono anche diverse ombre.

Bruxelles annuncia il pagamento della sesta rata del PNRR all’Italia

La Commissione europea ha pertant0 sbloccato il pagamento della sesta tranche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) a favore dell’Italia, per un importo pari a 8,7 miliardi di euro. Questo risultato è stato possibile grazie alla valutazione positiva della Commissione sul raggiungimento di 39 obiettivi prefissati, tra cui 23 milestone e 16 target.

Investimenti e riforme: i settori chiave

Tra gli obiettivi raggiunti con questa nuova erogazione, spiccano interventi strategici per lo sviluppo infrastrutturale e tecnologico del Paese. Sul fronte dei trasporti, è stato dato impulso al potenziamento delle reti ferroviarie nel Mezzogiorno e nel Centro Italia, mentre sul versante energetico sono stati avviati lavori per la Linea Adriatica, un’infrastruttura cruciale per garantire maggiore autonomia nella distribuzione del gas.

In ambito sicurezza, il rinnovo della flotta operativa del Comando dei Vigili del Fuoco rappresenta un passo significativo. Parallelamente, il Governo ha introdotto incentivi fiscali per accelerare la transizione ecologica, con modifiche normative in corso per rendere queste misure più accessibili alle imprese.

Sono stati inoltre rafforzati i tribunali civili, penali e amministrativi attraverso un incremento del personale, mentre nuovi investimenti sono stati indirizzati alla costruzione di strutture sportive nelle scuole. In sanità, è partita una formazione specifica per migliorare le competenze digitali e manageriali degli operatori, con l’obiettivo di rendere più efficiente il sistema sanitario.

Riforme sociali e occupazionali

Accanto agli investimenti, il piano comprende anche riforme normative di grande rilievo. Tra queste, iniziative a sostegno degli anziani non autosufficienti, provvedimenti per i diritti delle persone con disabilità e azioni mirate a contrastare il lavoro sommerso e altre forme di irregolarità occupazionale. Inoltre, è stato definito uno standard nazionale per la professione di guida turistica, un passo avanti per il settore del turismo.

Un primato europeo

Con oltre 122 miliardi di euro ricevuti finora, l’Italia si conferma il principale beneficiario dei fondi del Recovery Plan europeo, raccogliendo circa il 63% delle risorse totali assegnate. Complessivamente, entro la fine del piano nel 2026, il Paese avrà ottenuto 194,4 miliardi di euro, una cifra che rappresenta più di un terzo dei 300 miliardi messi a disposizione dall’Unione Europea per la ripresa post-pandemia.

Nel giorno del pagamento della sesta rata, anche altri Stati membri hanno ricevuto nuove tranche: 13 miliardi di euro sono andati alla Germania, 2,9 miliardi al Portogallo, 1,7 miliardi alla Repubblica Ceca e 37 milioni alla Romania.

Troppe revisioni nel PNRR italiano

Nonostante i significativi progressi registrati nell’attuazione del PNRR, l’Italia si trova ad affrontare diverse sfide, evidenziate dalle quattro richieste di revisione del piano presentate alla Commissione europea. Queste modifiche sono state introdotte principalmente per incorporare il capitolo RepowerEU, finalizzato a rafforzare le strategie energetiche nazionali in linea con gli obiettivi europei di sostenibilità e indipendenza energetica. Tuttavia, la necessità di rivedere il piano riflette non solo le complessità operative ma anche l’urgenza di adeguare alcune misure alle esigenze emergenti.

Tra gli aggiornamenti più rilevanti figurano le modifiche a 27 misure, che nella maggior parte dei casi hanno riguardato i contenuti piuttosto che le tempistiche. Questo approccio mira a semplificare l’attuazione degli interventi, mantenendo invariati gli obiettivi iniziali. Ad esempio, una delle scadenze aggiornate riguarda il potenziamento dei sistemi digitali nelle autorità portuali, un aspetto cruciale per migliorare la competitività del sistema logistico nazionale. In base alla nuova definizione, entro giugno 2024, almeno il 70% delle autorità di sistema portuale dovrà essere dotato di strumenti digitali standard per gli operatori. La modifica specifica che il requisito sarà considerato soddisfatto se almeno un porto per ogni autorità sarà equipaggiato con tali sistemi, rendendo più flessibile l’adempimento.

Troppi obiettivi “rivisti”

Analogamente, sono stati rivisti alcuni obiettivi legati alla digitalizzazione e alla semplificazione amministrativa. Un caso emblematico riguarda i servizi digitali destinati ai visitatori di parchi nazionali e aree marine protette. Nella versione aggiornata della scadenza, il riferimento alle semplificazioni amministrative è stato eliminato, concentrando l’attenzione esclusivamente sull’implementazione delle tecnologie digitali.

Altri interventi hanno subito modifiche per garantire maggiore efficienza o adeguarsi a nuovi contesti operativi. Tra questi, spicca il cambiamento nei requisiti per le assunzioni dell’Agenzia delle Entrate: il piano originario prevedeva l’ingresso di 4.113 unità di personale con contratti a tempo indeterminato, ma la revisione ha rimosso ogni riferimento alla tipologia contrattuale, ampliando le opzioni di reclutamento.

Questi adattamenti, se da un lato facilitano il raggiungimento degli obiettivi, dall’altro sollevano interrogativi sulla coerenza e sull’effettiva capacità di rispettare i cronoprogrammi inizialmente stabiliti. Inoltre, l’aggiunta di nuove scadenze – come l’integrazione di 35.000 operatori turistici nell’Hub del turismo digitale entro giugno 2026 – sottolinea la complessità crescente del piano e la necessità di un monitoraggio costante per evitare ritardi o disallineamenti.

Prossimi passi

Le revisioni del PNRR non sono solo una testimonianza delle difficoltà intrinseche nell’implementazione di un progetto così ambizioso, ma anche un’opportunità per migliorare la qualità e l’efficacia delle misure adottate. Rimane tuttavia cruciale garantire una comunicazione trasparente e un coordinamento efficace tra i vari livelli istituzionali, per assicurare che le modifiche apportate non compromettano gli obiettivi complessivi del piano.

Infine, come detto all’inizio, entro fine anno, il Governo italiano intende formalizzare la richiesta per la settima rata, pari a 18,3 miliardi di euro. Contestualmente, proseguiranno le attività di monitoraggio del piano e l’adeguamento della piattaforma ReGiS per allineare gli interventi con i progressi sul campo.

La strada verso il 2026 appare ancora lunga e complessa, ma il Governo ribadisce l’impegno a rispettare le scadenze e a massimizzare l’impatto di questi investimenti per il futuro del Paese. Vedremo se andrà davvero così.