La Corte dei Conti nella sua ultima relazione, come riportato in un dossier della Fondazione Openpolis, ha tracciato un quadro dettagliato della situazione del PNRR, evidenziando problematiche nella spesa e nella pianificazione degli interventi.
La gestione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) continua a incontrare ostacoli significativi, con dati che confermano ritardi nei progetti e una necessità urgente di recuperare terreno. La Corte dei Conti, nella sua ultima relazione, ha tracciato un quadro dettagliato della situazione, evidenziando problematiche nella spesa e nella pianificazione degli interventi.
Un bilancio insoddisfacente
Al 30 settembre 2024, l’Italia ha utilizzato circa 57,7 miliardi di euro, appena il 30% delle risorse totali messe a disposizione dal PNRR. La programmazione originaria è stata rivista più volte, con una significativa porzione di fondi, inizialmente prevista per il biennio 2023-2024, posticipata al 2025-2026. Questo slittamento ha comportato un incremento stimato della spesa di 8,3 miliardi nel 2025 e 8,9 miliardi nel 2026.
Secondo i dati presenti sul sistema Regis, il portale di rendicontazione del PNRR, solo il 37% delle risorse complessive destinate al piano è stato effettivamente utilizzato, e in 8 progetti su 10 il tasso di spesa non supera il 25%. La Corte sottolinea che queste criticità potrebbero compromettere l’effettiva realizzazione degli obiettivi entro i termini stabiliti.
Settori con progressi disomogenei
Tra le missioni del piano, quella dedicata alle infrastrutture e alla mobilità registra il miglior andamento, con un tasso di spesa dell’87% rispetto agli importi programmati. Seguono la digitalizzazione e l’innovazione (70%) e la transizione ecologica (68%). Tuttavia, queste percentuali positive sono influenzate in modo significativo dall’impatto di misure fiscali come il Superbonus e Transizione 4.0. Senza considerare tali strumenti, i tassi di avanzamento scenderebbero drasticamente al 40% e al 37%, rispettivamente.
D’altra parte, le missioni relative a istruzione, salute e inclusione sociale mostrano performance inferiori. La spesa per l’inclusione e coesione, ad esempio, è pari al 27% degli importi previsti per il 2024 e si ferma all’11% rispetto al totale delle risorse stanziate.
Sfide future e previsioni di spesa
Il governo italiano ha recentemente ottenuto l’approvazione preliminare della Commissione Europea per la sesta tranche dei fondi PNRR, un risultato che però non garantisce la risoluzione delle difficoltà strutturali. La spesa pianificata per il 2024, inizialmente fissata a 29,5 miliardi di euro, è stata ridimensionata a 21 miliardi, con l’ultimo trimestre dell’anno chiamato a gestire ben 8,4 miliardi.
L’ulteriore posticipo di risorse aumenta la pressione sui prossimi anni, quando sarà necessario accelerare l’attuazione dei progetti per evitare di perdere le risorse europee. Tuttavia, l’incremento di spesa previsto per il 2025-2026 pone il rischio di congestione amministrativa e difficoltà nell’assicurare una distribuzione equa sul territorio, in particolare nelle regioni meridionali.
L’urgenza di un monitoraggio efficace sulla spesa del PNRR secondo la Corte dei Conti
La Corte dei Conti richiama l’attenzione sull’importanza di un monitoraggio costante e accurato della spesa, con un focus sulla ripartizione territoriale dei fondi per evitare disparità e garantire il rispetto delle scadenze. La lentezza con cui si procede rischia non solo di compromettere gli obiettivi, ma anche di ridurre l’impatto positivo delle misure del PNRR sul sistema economico e sociale del Paese.
Il tempo stringe, e con esso cresce la necessità di trasformare queste risorse in investimenti concreti per il futuro dell’Italia. La sfida è enorme, ma imprescindibile per garantire il rilancio economico promesso dal piano.