Potrebbe sembrare una pubblicità di quelle che ‘terminano domani’ oppure una corsa ai saldi come quella alla quale assisteremo tra poche settimane, ma in realtà ci sono cifre ben più importanti in ballo: è proprio una corsa di fine anno per avere le percentuali più alte sui bonus edilizi.


Il sistema dei bonus edilizi sta infatti per cambiare in maniera importante, si assisterà anche ad una netta riduzione delle percentuali dei rimborsi previsti.

Ci sono in realtà ancora meno di un paio di settimane per bloccare le percentuali più alte di Ecobonus e Sismabonus, sistemi di incentivazione a disposizione sia di coloro che abbiano svolto nelle proprie proprietà lavori edilizi nelle tipologie previste dalla norma, sia per quei soggetti che percepiscono redditi d’impresa. Deadline fissata dunque al 31 dicembre 2024 per usufruire delle più alte aliquote attuali che possono garantire sconti fiscali fino all’85%. In questo modo si potranno evitare i tagli previsti dalla bozza di Legge di Bilancio, ormai in dirittura d’arrivo, che fanno crollare il sistema di incentivi alla soglia del 36% per le spese sostenute nel 2025.

Ma di che tipo di detrazioni stiamo parlando?

Bonus edilizi, corsa di fine anno per avere le percentuali più alte

L’Ecobonus, per la quale misura il riferimento normativo è costituito dal dl 63/2013, art. 14, insieme al Sismabonus, che fa riferimento il dl 63/2013, art. 16 sono due detrazioni concesse per la realizzazione di interventi di finalizzati a generare risparmio energetico negli edifici, mentre è chiaro lo scopo di quelle realtà che attuano un miglioramento ‘sismico’, rendano cioè le case più sicure in zone sismiche o in fase di ricostruzione a seguito di terremoti o simili fenomeni. Ad entrambe le misure possono accedere anche le imprese, a differenza di quanto accaduto in occasione della tanto criticata misura del Superbonus, normativa di riferimento in questi casi il dl 34/2020, art. 119, riservato per legge alle persone fisiche e ai condomini.

Seppure il disegno di Legge di Bilancio ad oggi all’esame parlamentare, in chiusura prevista per le prossime ore, preveda la proroga di entrambe le misure, che altrimenti andrebbero alla loro scadenza naturale a far data al 31 dicembre 2024, fino a tutto il 2028, come abbiamo visto la quota deducibile si assottiglierà probabilmente di molto.

I prossimi giorni, seppure sempre più vicini ai giorni di festa, sono quindi decisivi pertanto, per gestire questo momento di transito tra le percentuali del 2024 e del 2025, le imprese dovranno porre un occhio particolarmente attento alle “carte” sottoscritte con l’esecutore dei lavori, in modo tale da inserire, se del caso, addendum contrattuali che permettano di massimizzare i propri risparmi fiscali conseguibili con Ecobonus e Sismabonus.

Gestire al meglio la propria situazione potrebbe significare davvero molto in termini di rimborso e di risparmio su lavoro importanti in molto casi che prevedono esborsi economici importanti, considerato il vero e proprio crollo che l’aliquota di tali misure subirà, come abbiamo visto, già a partire dal prossimo 1° gennaio.

Cosa si può “recuperare” entro fine anno?

Ma concretamente cosa è possibile ‘recuperare’ entro il 31/12 e come?

La norma attuale si basa sul concetto di “spese sostenute” per indicare quanto speso da parte dei proprietari di immobili, però, lato imprese questo termine risulta connesso al criterio di ‘competenza’, cioè di annualità di bilancio di riferimento. Secondo la prassi dell’amministrazione finanziaria il costo sostenuto dal committente/impresa per la realizzazione degli interventi assume rilievo fiscale al momento dell’accettazione senza riserve delle opere (si vedano a riferimento la  risoluzione dell’Agenzia delle entrate n. 133/2005 e Circolare ministeriale n. 98/2000).

Tuttavia si noti che le imprese e coloro che hanno effettuato la spesa possono ottimizzare i risparmi fiscali connessi agli interventi edilizi realizzati a cavallo tra il 2024 e il 2025, anche se la buona riuscita di questa procedura dipenderà dalla data di accettazione delle opere, che può anche essere “parziale”, si consiglia quale sia la situazione, di controllare con attenzione le clausole contenute nel contratto d’appalto.

Una serie di sentenze possono, stavolta, essere dalla parte del consumatore, così come una serie di piccoli escamotage  per semplificarsi le procedure, come quanto previsto dall’art. 1666 cc. che permette di accettare le opere per singoli blocchi (partite in gergo tecnico), cosicché se una parte di opere viene accettata ancora nel 2024, le relative spese connesse all’intervento in oggetto potranno accedere alle percentuali più alte di Ecobonus e Sismabonus.

In tal caso, però, sarà fondamentale l’emissione dei SAL, acronimo per Stato Avanzamento Lavori che renda trasparente l’entità della parte di opere accettate, così che si possa poi procedere anche con la procedura di certificazione dell’avvenuta ultimazione – e conseguente accettazione –  di detta porzione, così come indicato dalle Entrate nella Risoluzione n. 117/2010.

Cosa dovranno fare le imprese in questo contesto?

Le imprese dovranno cercare di concentrare il maggior numero di lavorazioni possibili proprio entro fine anno, “sfruttando” la disposizione del Tuir (dpr 917/1986, art. 109, co. 2, lett. b) che collega il momento di sostenimento delle spese per tali soggetti a quello in cui “le prestazioni sono ultimate”. Per i lavori di grossa entità e grossi esborsi, i vostri bonifici, mi raccomando che siano i bonifici specifici per ristrutturazioni e per questo tipo di operazioni di recupero fiscale,  potranno riferirsi anche ad una singola quota parte dei lavori, che però dovrà comunque essere stata pagata per intero ed  “in via definitiva”. Ad esempio, a un SAL provvisorio non consegue accettazione parziale (Risoluzione Ade n. 260/2009);