Il testo in discussione prevede la revoca di una delle misure più controverse, il blocco al turnover nei Comuni: ecco le ultime novità sul tema inserite nella Manovra 2025.
La revoca del blocco del turnover rappresenta un passo avanti per rilanciare l’occupazione nella PA e garantire servizi pubblici più efficienti. Tuttavia, la strada verso una piena valorizzazione del lavoro pubblico richiede ulteriori interventi: non solo l’eliminazione delle restrizioni, ma anche politiche di investimento che tengano conto delle sfide future, come il ricambio generazionale e l’attuazione dei progetti legati al PNRR.
Scopriamo dunque quali sono gli interventi in arrivo con la legge di bilancio e quali sono gli scenari futuri.
Manovra 2025, revoca del blocco del turnover nei Comuni?
La possibilità di assumere personale torna al centro della scena per comuni e province, in un momento in cui il tema della gestione delle risorse umane negli enti locali si intreccia con la necessità di garantire servizi essenziali. La legge di bilancio in discussione vuole sbloccare la situazione grazie alla proposta del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, di eliminare il limite al turnover che, fino ad oggi, ha gravemente limitato la capacità assunzionale di molti enti.
Un limite controverso
Secondo la normativa vigente, i comuni e le province con oltre 20 dipendenti possono sostituire solo il 75% del personale cessato, una misura introdotta negli anni passati per contenere la spesa pubblica. Tuttavia, questa regola ha avuto effetti negativi, rallentando il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione e ostacolando il funzionamento degli uffici. Per molti enti locali, già in difficoltà a causa della carenza di risorse umane, il limite al turnover ha significato un progressivo impoverimento delle competenze e un aumento del carico di lavoro per i dipendenti rimasti in servizio.
Un cambio di rotta
Con la proposta contenuta nella legge di bilancio, gli enti locali con oltre 20 dipendenti potranno finalmente sostituire al 100% il personale cessato, segnando una svolta rispetto alle restrizioni precedenti. Questa misura mira a rafforzare le capacità operative di comuni e province, consentendo loro di affrontare con maggiore efficacia le sfide quotidiane, come la gestione dei servizi al cittadino, la manutenzione del territorio e l’implementazione dei progetti finanziati dal PNRR.
Le pressioni politiche
Il tema del turnover è stato al centro del dibattito parlamentare. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera e firmatario di un emendamento volto a sbloccare il turnover nei comuni, ha sottolineato l’importanza di questa misura: “Siamo consapevoli che la legge di bilancio sta chiedendo sacrifici a tutti, ma sarebbe difficile spiegare in questo momento come si possa imporre una misura di questo genere proprio ai comuni”. Parallelamente, per le province, un emendamento analogo è stato presentato dal deputato leghista Gianangelo Bof, evidenziando un fronte compatto della Lega su questo tema.
Impatti sui territori
Lo sblocco del turnover non è solo una questione di numeri. Per molti comuni, soprattutto quelli di medie e grandi dimensioni, si tratta di una possibilità concreta di riorganizzare il personale, investendo in figure professionali più giovani e digitalmente preparate. Ciò potrebbe tradursi in una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi e in un miglioramento della qualità amministrativa. Per le province, la misura potrebbe contribuire a risolvere la carenza di tecnici e operatori necessari alla gestione delle infrastrutture stradali e scolastiche, due ambiti di competenza centrale per questi enti.
Turnover e ricambio generazionale: cosa cambia?
Il concetto di turnover è cruciale per garantire un ricambio generazionale all’interno della Pubblica Amministrazione (PA). Esso rappresenta l’equilibrio tra le assunzioni e le cessazioni di personale, calcolato attraverso due indicatori principali: il tasso di turnover, che misura il saldo tra assunti e cessati in rapporto al totale del personale, e il rapporto di sostituzione, che valuta quante persone vengono assunte per ogni lavoratore cessato.
Negli ultimi dieci anni, il tasso di turnover ha evidenziato una progressiva riduzione del personale pubblico, con dati negativi che indicano perdite significative in termini di organico. A partire dal 2018, tuttavia, si sono osservati segnali di miglioramento, soprattutto nei settori della sanità e delle autonomie locali, trainati dalla necessità di fronteggiare l’emergenza pandemica. Nel 2022, questi comparti hanno registrato i valori più alti degli ultimi anni, grazie a politiche di assunzione meno restrittive.
Gli effetti del blocco del turnover
Introdotto nel 2008 per contenere la spesa pubblica, il blocco del turnover ha avuto un impatto significativo sull’occupazione nella PA. Tra il 2008 e il 2019, l’occupazione pubblica è calata del 5,6%, corrispondente a circa 193.000 unità, con la maggior parte delle riduzioni concentrata nei primi quattro anni. Questo fenomeno, aggravato dall’aumento dell’età media dei dipendenti pubblici, ha comportato un progressivo invecchiamento del personale, causato anche dal posticipo dell’età pensionabile.
L’aumento dell’età media, passato dai 43 anni del 2008 ai 45,5 del 2021, è un elemento che ha ulteriormente complicato la situazione, rendendo sempre più urgente il ricambio generazionale. La misura del blocco del turnover non solo ha contribuito a limitare le assunzioni, ma ha anche accresciuto i carichi di lavoro per il personale in servizio, spesso già in condizioni di organico ridotto.
Le reazioni dei sindacati: “Un primo passo, ma non basta”
La proposta nella Manovra 2025 della revoca al blocco del 75% per il turnover nei Comuni è stata accolta con favore dai sindacati, che da tempo denunciano la carenza di personale negli enti locali. La FP Cgil ha definito l’emendamento un risultato importante, frutto di anni di battaglie per valorizzare il lavoro pubblico e migliorare i servizi ai cittadini. Tuttavia, la segretaria Tatiana Cazzaniga ha sottolineato che questa misura da sola non è sufficiente: “Serve un piano strutturale per rafforzare gli organici e garantire investimenti adeguati”.
Anche Rita Longobardi, segretaria generale Uil Fpl, ha ribadito l’importanza dell’emendamento, definendolo un “atto dovuto” per porre rimedio a una politica che rischiava di rendere stabile la riduzione del personale pubblico. Longobardi ha evidenziato come la perdita del 28,4% dei dipendenti comunali tra il 2007 e il 2021 abbia avuto un impatto devastante sulla qualità dei servizi erogati, con oltre un milione di lavoratori pubblici che andranno in pensione entro il 2030. “La carenza di personale non è più sostenibile”, ha concluso, auspicando un rinnovo dei contratti con risorse adeguate per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione.
Un dibattito ancora aperto
Nonostante il consenso generale sulla necessità di sbloccare il turnover, resta da capire come questa misura sarà finanziata. Il governo si trova a dover bilanciare la volontà di allentare i vincoli con le richieste di contenimento della spesa pubblica avanzate dalla Commissione europea. Per ora, la proposta rappresenta un segnale di attenzione verso le difficoltà degli enti locali, ma il percorso per trasformarla in realtà sarà inevitabilmente influenzato dal dibattito politico e dalle trattative sui saldi di bilancio.