Il disegno di legge “Collegato Lavoro” punta a rendere più stringenti le norme sulla NasPI, l’indennità per i lavoratori subordinati che perdono involontariamente il lavoro, per contrastare gli abusi del sistema da parte dei cosiddetti “furbetti”.


Il testo, in attesa di approvazione definitiva al Senato, introduce infatti importanti novità destinate a modificare le regole su contratti, dimissioni e indennità di disoccupazione.

Queste modifiche, seppur necessarie per arginare comportamenti scorretti, sollevano interrogativi sulla loro capacità di garantire equità e tutela, evitando di colpire indiscriminatamente lavoratori in buona fede e aziende virtuose.

Dal 2025 una NASpI che diventa a prova di “furbetti”

Dal 2025, le modalità di accesso alla NasPI saranno riformate con l’obiettivo di eliminare le situazioni di abuso che finora hanno permesso ad alcuni lavoratori di beneficiare indebitamente dell’indennità di disoccupazione. Tra le novità principali del disegno di legge “Collegato Lavoro”, spicca la disposizione che considera automaticamente dimissionario il dipendente che accumula più di 15 giorni consecutivi di assenze ingiustificate.

Questa norma, più severa rispetto alla soglia di 5 giorni inizialmente prevista, introduce un cambiamento radicale: il rapporto di lavoro si considera interrotto anche senza una dichiarazione formale di dimissioni da parte del lavoratore. L’effetto principale è la perdita del diritto alla NasPI, poiché l’indennità è riservata a coloro che cessano involontariamente il proprio impiego.

Il ruolo della Direzione Territoriale del Lavoro

Per rendere effettiva questa disposizione, il datore di lavoro dovrà notificare le assenze prolungate alla Direzione Territoriale del Lavoro (DTL), l’ente incaricato di verificare la fondatezza della segnalazione. La comunicazione avvierà un processo di accertamento durante il quale saranno esaminate le ragioni delle assenze.

Tuttavia, la norma pone un onere significativo sul lavoratore, che dovrà dimostrare di avere giustificazioni valide e autorizzazioni documentate. Questo passaggio è cruciale per evitare che le assenze vengano considerate come ingiustificate, con la conseguente classificazione del dipendente come dimissionario.

Contratti e procedure semplificate

Il disegno di legge affronta anche la revisione di alcune tipologie contrattuali e delle procedure relative alle dimissioni, per garantire maggiore trasparenza. Dal 2016, infatti, la normativa prevede l’utilizzo obbligatorio di una procedura telematica per comunicare dimissioni e risoluzioni consensuali, con l’obiettivo di evitare fenomeni come le dimissioni in bianco“. Ora, il Collegato Lavoro mira a rafforzare queste tutele, ma introduce anche norme che potrebbero alimentare conflitti.

Un freno ai comportamenti opportunistici

Il governo ha motivato l’introduzione delle nuove misure con l’esigenza di arginare pratiche scorrette, come i licenziamenti indotti. In alcuni casi, lavoratori poco corretti si assentano volutamente per costringere l’azienda a licenziarli, ottenendo così la NasPI. Oppure, si verificano accordi illeciti tra datore e dipendente per simulare dimissioni e ottenere vantaggi indebiti, come contratti di tirocinio paralleli.

Con le nuove regole, il legislatore punta a porre un freno a questi fenomeni, ma i detrattori del provvedimento sottolineano che potrebbe penalizzare anche chi si trova in situazioni di effettiva difficoltà.

Critiche e polemiche sulla nuova regolamentazione

La stretta normativa ha sollevato diverse critiche da parte di sindacati ed esperti del settore. Secondo loro, la nuova procedura potrebbe sbilanciare ulteriormente i rapporti di forza tra datore di lavoro e dipendente, penalizzando quest’ultimo.

Una delle principali preoccupazioni riguarda l’inversione dell’onere della prova: il lavoratore dovrà produrre documentazione che certifichi l’autorizzazione o la legittimità delle assenze, un compito che non sempre risulta agevole. Ad esempio, in caso di dispute sulle modalità di comunicazione o sull’autorizzazione di un permesso, il dipendente potrebbe trovarsi in difficoltà nel dimostrare la propria buona fede.

Inoltre, i detrattori del provvedimento temono che possa favorire abusi da parte dei datori di lavoro, come nel caso delle “dimissioni in bianco”. Sebbene queste pratiche siano illegali, le nuove regole potrebbero essere strumentalizzate per esercitare pressioni indebite sui lavoratori.

Effetti sul sistema giudiziario e rapporti di lavoro

Un altro aspetto controverso è il possibile aumento del contenzioso giudiziario. Le nuove disposizioni potrebbero spingere i lavoratori a ricorrere sempre più spesso ai tribunali per contestare decisioni che li vedono esclusi dall’accesso alla NasPI. Questi scenari potrebbero rendere il sistema più complesso, aumentando i tempi e i costi per entrambe le parti.

Le nuove regole mirano a tutelare il sistema dagli abusi, ma rischiano di creare un clima di incertezza. Da un lato, i datori di lavoro saranno incentivati a monitorare rigorosamente le assenze, dall’altro, i lavoratori saranno obbligati a documentare ogni permesso o autorizzazione in modo più scrupoloso.

Un equilibrio difficile tra tutela e rigore

Il Collegato Lavoro cerca di bilanciare il contrasto agli abusi con la protezione dei diritti, ma il rischio di inasprire le tensioni tra lavoratori e datori di lavoro è alto. I prossimi mesi saranno decisivi per valutare l’impatto delle nuove regole, soprattutto se, come previsto, il provvedimento sarà approvato e entrerà in vigore già dal 2025.

Solo l’applicazione pratica delle nuove regole infatti permetterà di capire se il provvedimento avrà raggiunto questo equilibrio o se, al contrario, accentuerà le tensioni nei rapporti di lavoro.