La trattativa per il rinnovo del contratto degli enti locali si trova in un’impasse in quest’ultimo mese del 2024, con alcuni sindacati fermi nel loro rifiuto dell’intesa proposta, soprattutto per quanto riguarda gli aumenti stipendiali.
Al centro del dibattito ci sono gli aumenti salariali, giudicati insufficienti dai principali sindacati, e una serie di criticità irrisolte legate alle condizioni lavorative. Qui il resoconto dell’ultimo incontro della trattativa.
La proposta di incremento salariale
La proposta del governo prevede incrementi salariali medi differenziati in base alle mansioni. Per gli operatori di base, che svolgono compiti operativi quotidiani, è previsto un aumento mensile lordo di 111,45 euro. Gli operatori esperti, con ruoli più specializzati, riceverebbero 116,03 euro, mentre per gli istruttori, responsabili di attività tecniche e gestionali, l’aumento sarebbe di 130,41 euro. Infine, ai funzionari e ai dirigenti di livello più alto spetterebbe un incremento di 141,5 euro, in riconoscimento delle loro responsabilità di supervisione e coordinamento.
Oltre a questi aumenti, circa 8 euro mensili per dipendente sono stati destinati a coprire costi legati a modifiche normative, come nuovi diritti contrattuali o adeguamenti alle leggi vigenti.
Rinnovo contratto enti locali 2024, perchè i sindacati bocciano gli aumenti?
Le organizzazioni sindacali CGIL e UIL hanno espresso un netto dissenso rispetto alla proposta del governo per il rinnovo del contratto delle funzioni locali, ritenendo che le risorse stanziate siano del tutto insufficienti a fronteggiare le sfide economiche e retributive del settore pubblico.
L’impatto dell’inflazione
Un tema centrale sollevato dai sindacati riguarda l’inflazione, che tra il 2022 e il 2024 ha registrato un aumento stimato del 16,5%. Questo dato ha provocato una perdita del potere d’acquisto di oltre dieci punti percentuali per i dipendenti pubblici. L’incremento salariale complessivo del 5,78% previsto dall’accordo non è, secondo CGIL e UIL, minimamente sufficiente a compensare questa erosione economica.
La FP CGIL ha sottolineato come, rispetto alle precedenti tornate contrattuali, si stia assistendo a un netto peggioramento della situazione economica dei lavoratori pubblici. Mentre in passato erano stati compiuti sforzi per recuperare parte della perdita del potere d’acquisto, oggi la distanza tra l’aumento proposto e l’inflazione reale appare troppo ampia per essere ignorata.
Dal canto suo, UILPA ha definito “inaccettabile” un accordo che non affronta adeguatamente l’impatto dell’aumento dei prezzi, coprendo appena un terzo delle perdite subite dai lavoratori. Secondo il sindacato, un incremento così limitato rischia di accentuare le difficoltà economiche delle famiglie dei dipendenti pubblici, soprattutto in un contesto di crisi generale e aumento del costo della vita.
Questioni irrisolte
Accanto alla questione salariale, CGIL e UIL hanno evidenziato una serie di problematiche contrattuali rimaste in sospeso, che contribuiscono a rendere l’accordo proposto ancora meno soddisfacente.
Accessori economici durante le ferie
La Corte di Giustizia europea ha stabilito che i dipendenti hanno diritto a ricevere accessori economici anche durante i periodi di ferie. Tuttavia, questa direttiva non è stata ancora recepita pienamente nel contratto delle funzioni locali. La mancata applicazione di questa misura rappresenta, secondo i sindacati, una grave lacuna normativa, che penalizza ulteriormente i lavoratori.
Disparità nei trattamenti
Un altro punto critico riguarda le differenze di trattamento tra i lavoratori. In particolare, i neoassunti continuano a subire penalizzazioni economiche durante i giorni di ferie, una situazione che contrasta con i principi di equità e parità di trattamento. Inoltre, i centralinisti non vedenti attendono ancora una revisione delle loro indennità, un adeguamento considerato indispensabile per garantire loro condizioni lavorative dignitose e paritarie.
Festività soppresse
Infine, i sindacati chiedono la liquidazione delle festività soppresse non fruite entro la fine dell’anno. Attualmente, i dipendenti impossibilitati a godere di queste giornate subiscono una penalizzazione economica, una situazione che CGIL e UIL ritengono inaccettabile e che deve essere corretta nell’ambito del nuovo contratto.
Uno stallo difficile da superare?
La contrattazione per il rinnovo del contratto delle funzioni locali continua a essere bloccata da profonde divergenze tra governo e sindacati.
Scopriamo anche però perché questo stallo sembra difficile da superare nell’immediato.
“Recupero totale dell’inflazione”
CGIL e UIL chiedono con fermezza il recupero totale dell’inflazione registrata dal 2022, pari al 16,5%. L’obiettivo è riportare i salari al livello del potere d’acquisto pre-crisi, evitando che i lavoratori pubblici subiscano un’ulteriore perdita economica.
Tuttavia, questa rivendicazione comporterebbe un investimento pari a circa 30 miliardi di euro, una cifra incompatibile con gli attuali vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea e dalle politiche di contenimento della spesa pubblica.
Le risorse stanziate: uno sforzo che non basta
L’esecutivo ha messo sul piatto 8 miliardi di euro per il rinnovo contrattuale, un importo che, a detta del governo, rappresenta uno degli interventi più significativi degli ultimi vent’anni in termini percentuali e di entità assoluta. Questo aumento del 5,78% dei salari, tuttavia, copre solo un terzo della perdita reale subita dai lavoratori a causa dell’inflazione.
I sindacati considerano questa proposta insufficiente non solo per garantire il recupero del potere d’acquisto, ma anche per affrontare le altre problematiche salariali e normative che affliggono il comparto. Secondo CGIL e UIL, lo stanziamento attuale non consente di rispondere alle crescenti difficoltà economiche dei dipendenti pubblici e, anzi, rischia di accentuare le disuguaglianze rispetto ad altri settori del pubblico impiego.
Le difficoltà di un compromesso
L’impasse attuale si spiega anche con la rigidità delle posizioni. Da un lato, il governo rivendica di aver stanziato risorse significative nel contesto di un bilancio pubblico già sotto pressione. Dall’altro, CGIL e UIL ritengono che accettare un aumento così limitato equivarrebbe a una rinuncia ai diritti economici dei lavoratori.
I vincoli europei rappresentano un ulteriore ostacolo: qualsiasi incremento significativo delle risorse destinate al rinnovo contrattuale richiederebbe una revisione degli equilibri di bilancio o un’espansione del debito pubblico, entrambe opzioni difficilmente praticabili in questo momento. Inoltre, il confronto si svolge in un clima politico ed economico già complicato, segnato da tensioni sociali e dal rischio di nuove pressioni inflazionistiche.
Lo scenario futuro
Senza un accordo su come destinare ulteriori risorse al contratto, lo stallo potrebbe protrarsi per mesi. I sindacati chiedono al governo di rivedere le sue priorità e di incrementare il budget per garantire un recupero almeno parziale del potere d’acquisto. Tuttavia, l’esecutivo sembra intenzionato a mantenere la sua linea, sottolineando l’impossibilità di reperire ulteriori fondi senza compromettere la stabilità economica generale.
Un equilibrio difficile da trovare
La distanza tra le parti appare al momento incolmabile. Mentre i lavoratori delle funzioni locali attendono un contratto che riconosca adeguatamente il loro ruolo, il rischio è che la trattativa si blocchi ulteriormente, lasciando irrisolte questioni fondamentali come il recupero salariale e la tutela delle condizioni di lavoro. In questo contesto, lo stallo non rappresenta solo un fallimento del dialogo sociale, ma anche una mancata opportunità di riconoscere il valore del lavoro pubblico in una fase storica complessa.
Articolo completo ed equilibrato. Complimenti!
Troppo bassi i tabellari enti locali che non attirano più neanche i giovani. Alzare e riportare il livello economico verso la media degli altri comparti pubblici