I Campi Flegrei, situati a ovest di Napoli, rappresentano un’area vulcanica attiva caratterizzata da un fenomeno geologico unico, noto come “bradisismo”: scopriamone di più su questo fenomeno e sui suoi rischi.


Questo fenomeno comporta periodiche deformazioni del suolo, alternando fasi di lento abbassamento a rapide fasi di sollevamento. Questi episodi sono spesso accompagnati da terremoti superficiali di bassa magnitudo, che possono causare preoccupazioni tra la popolazione locale e che hanno generato un piano per la zona.

La nuova fase di sollevamento e la sismicità

Nel 2005 è iniziata una nuova fase di sollevamento della caldera dei Campi Flegrei, tuttora in corso. Alla fine di settembre 2024, il Rione Terra a Pozzuoli, epicentro della deformazione, ha registrato un incremento massimo del sollevamento di circa 133,5 cm, con un ulteriore sollevamento di circa 15,5 cm solo da gennaio 2024. Questo sollevamento ha coinciso con un aumento graduale dell’attività sismica nella zona, che è diventata più frequente e di maggiore intensità. Dal 2018, il numero e l’intensità dei terremoti sono aumentati significativamente, con eventi registrati principalmente nell’area compresa tra Astroni, Solfatara-Pisciarelli-Agnano, Pozzuoli e Golfo di Pozzuoli. I terremoti hanno raggiunto profondità massime di circa 4 km, concentrandosi prevalentemente nei primi 2 km.

Nel 2023, gli eventi sismici più significativi si sono verificati il 27 settembre e il 2 ottobre, con magnitudo rispettivamente di 4.2 e 4.0. Tuttavia, il 20 maggio 2024 è stato registrato un evento ancora più potente, con una magnitudo di 4.4 nell’area della Solfatara di Pozzuoli. Questi terremoti, pur essendo gravi, non hanno causato danni significativi alle infrastrutture, grazie agli interventi di adeguamento sismico effettuati negli edifici della zona negli anni successivi alla crisi bradisismica degli anni ‘80.

Confronto con tra la crisi del bradisismo nei Campi Flegrei degli anni ‘80 e quella odierna

La crisi bradisismica degli anni ‘80 fu caratterizzata da sollevamenti significativi e terremoti di magnitudo paragonabili a quelli attuali. Tuttavia, mentre all’epoca causò danni significativi agli edifici e portò all’allontanamento della popolazione dalle proprie abitazioni, la situazione odierna è differente. Le strutture dell’area, prevalentemente composte da edifici di massimo tre piani in cemento armato o muratura, sono state oggetto di importanti interventi di consolidamento strutturale e risanamento sismico dopo la crisi degli anni ‘80. Con il Decreto Ministeriale dei Lavori Pubblici del 7 marzo 1981, i Comuni dell’area flegrea furono classificati come sismici, imponendo il rispetto delle normative tecniche per le costruzioni.

Risposte e azioni preventive

L’intensificarsi della crisi bradisismica nel 2023, culminata nei terremoti di settembre e ottobre, ha portato a un potenziamento delle attività di monitoraggio da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e degli altri Centri di Competenza. Parallelamente, è stato necessario rafforzare le azioni di prevenzione da parte del Sistema di protezione civile. La Commissione Nazionale Grandi Rischi, incaricata di esaminare la situazione, ha convocato più volte esperti nazionali e internazionali per ulteriori analisi. Al termine delle riunioni, la Commissione ha confermato il livello di allerta giallo per il rischio vulcanico, indicando la presenza di magma in profondità come causa scatenante della crisi bradisismica. Tuttavia, in assenza di risalita magmatica, il livello di allerta è stato mantenuto invariato, con l’intento di intensificare ulteriormente le attività di monitoraggio e prepararsi all’eventuale necessità di innalzare il livello di allerta.

In sintesi, la situazione dei Campi Flegrei è monitorata attentamente, con l’impegno continuo delle autorità competenti per garantire la sicurezza della popolazione e delle infrastrutture. La storia dei Campi Flegrei dimostra l’importanza della prevenzione e del monitoraggio continuo di fenomeni geologici complessi, come il bradisismo.