Sicilia colpita da una crisi idrica senza precedenti per la siccità: i Sindaci del territorio di Enna, al culmine della sopportazione, hanno deciso di occupare la diga Ancipa e chiudere la condotta per Caltanissetta.
La Sicilia affronta una delle peggiori crisi idriche degli ultimi anni, con la provincia di Enna al centro di una protesta senza precedenti.
Crisi idrica in Sicilia, i Sindaci della provincia di Enna occupano diga Ancipa e chiudono la condotta per Caltanissetta
Sabato scorso, i sindaci di cinque comuni ennesi hanno occupato il potabilizzatore della diga Ancipa, bloccando temporaneamente l’erogazione d’acqua verso Caltanissetta. La motivazione dietro questa azione è chiara: la diga Ancipa rappresenta l’unica fonte idrica per circa 28mila abitanti della provincia di Enna, mentre Caltanissetta dispone di fonti alternative.
Un territorio sotto pressione
Le condizioni di siccità estrema hanno esacerbato i problemi di una rete idrica siciliana già precaria. Secondo l’Istat, oltre la metà dell’acqua trasportata attraverso le tubature viene persa a causa di dispersioni e guasti infrastrutturali. La situazione della diga Ancipa è emblematica: pur avendo una capacità originaria di oltre 30 milioni di metri cubi, a inizio novembre l’invaso conteneva appena 760mila metri cubi, scesi a meno di 290mila negli ultimi giorni. Enel Green Power, responsabile della gestione, ha avvertito che il livello minimo per il funzionamento dell’impianto è di 218mila metri cubi.
La drammatica quotidianità dell’emergenza
Nei comuni colpiti, la quotidianità è scandita dalla scarsità d’acqua. Le famiglie programmano le attività domestiche negli orari di erogazione, i bar utilizzano bicchieri di plastica per evitare di lavare stoviglie e i ristoranti adattano i menù alla limitata disponibilità idrica. Intanto, l’arrivo delle autobotti vincola anche gli orari di apertura di molte attività commerciali, come parrucchieri e lavanderie.
La crisi ha portato all’installazione di bagni chimici a Enna e ha spinto molte famiglie a dotarsi di serbatoi privati sui tetti delle case. Questi disagi, che colpiscono anche altre province come Agrigento e Caltanissetta, hanno reso necessari frequenti razionamenti e interruzioni temporanee dell’erogazione.
La risposta istituzionale e le critiche
Il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha annunciato misure straordinarie per affrontare l’emergenza, tra cui l’installazione di dissalatori mobili entro l’estate e interventi sulle infrastrutture idriche. Tuttavia, l’opposizione ha criticato duramente l’amministrazione regionale, accusandola di ritardi nella gestione della crisi e di aver sottovalutato la gravità della situazione.
Nel frattempo, la cabina di regia nazionale per l’emergenza idrica ha ripristinato la fornitura verso Caltanissetta, che era stata interrotta per manutenzione il 15 novembre. Tuttavia, la tensione resta alta, e i sindaci dei comuni interessati continuano a chiedere soluzioni immediate per garantire l’approvvigionamento idrico.
Una proposta per il futuro: laghetti artificiali
Per far fronte alla crisi, Coldiretti ha avanzato una proposta innovativa: la costruzione di invasi per il pompaggio e la conservazione dell’acqua piovana. Questo piano, definito sostenibile e realizzabile in tempi brevi, mira a raddoppiare la capacità di raccolta idrica attraverso la creazione di laghetti artificiali, riducendo al contempo il rischio di danni derivanti da piogge torrenziali.
Un problema strutturale da risolvere
La crisi idrica che colpisce la Sicilia non è un fenomeno accidentale, ma l’espressione di problemi profondamente radicati. Per decenni, l’isola ha sofferto di un insufficiente ammodernamento delle infrastrutture idriche, accompagnato da una gestione inefficiente delle risorse. A questo si aggiungono gli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici, che aggravano la scarsità d’acqua con temperature medie in aumento e precipitazioni irregolari e concentrate in eventi estremi. Questo mix di fattori ha trasformato l’approvvigionamento idrico in una sfida quotidiana per molte comunità.
Le conseguenze sulla popolazione
La carenza d’acqua ha ripercussioni dirette e tangibili sulla popolazione. I cittadini siciliani sono costretti a riorganizzare le loro vite in funzione di un accesso limitato a una risorsa essenziale. Le famiglie devono adattarsi a orari incerti di erogazione, svegliandosi all’alba per riempire bidoni o attivare elettrodomestici fondamentali come le lavatrici. La mancanza di acqua corrente costringe molte persone a dotarsi di serbatoi privati, una soluzione costosa che grava ulteriormente sui bilanci familiari.
Impatti economici e sociali
Sul piano economico, i settori che dipendono fortemente dall’acqua, come l’agricoltura e il turismo, sono particolarmente vulnerabili. Le aziende agricole devono affrontare la riduzione delle coltivazioni e un calo della produttività, minando la competitività di un settore già fragile. Anche il turismo, pilastro economico dell’isola, risente della crisi: hotel, ristoranti e altre attività devono affrontare difficoltà logistiche, con conseguenti costi aggiuntivi e un impatto negativo sull’esperienza dei visitatori.
In ambito sociale, la scarsità idrica alimenta tensioni tra comunità che si contendono risorse limitate. La recente protesta dei sindaci ennesi contro la deviazione dell’acqua verso Caltanissetta ne è un esempio lampante. Tali conflitti rischiano di intensificarsi, minacciando la coesione sociale e amplificando il senso di abbandono delle aree interne rispetto ai grandi centri urbani.
Una minaccia per la salute e il benessere
Le carenze idriche hanno anche conseguenze sanitarie. La mancanza di acqua pulita rende più difficile mantenere standard igienici adeguati, aumentando il rischio di malattie. Nelle zone più colpite, l’uso di bagni chimici e il ricorso costante alle autobotti non garantiscono la stessa sicurezza di un sistema idrico funzionante, esponendo la popolazione a ulteriori rischi.
Il futuro senza interventi
Se non si agirà con decisione, il rischio è di affrontare emergenze sempre più frequenti e gravi. La qualità della vita di migliaia di famiglie continuerà a peggiorare, mentre lo sviluppo economico della regione subirà rallentamenti significativi. Senza investimenti in infrastrutture moderne e una gestione delle risorse più efficiente, l’intera regione potrebbe ritrovarsi in una situazione cronica di scarsità idrica, con conseguenze devastanti per il suo futuro.
Per affrontare questa sfida, sarà fondamentale non solo riparare e ammodernare le infrastrutture esistenti, ma anche promuovere un uso più consapevole e sostenibile dell’acqua, investendo in tecnologie innovative e adottando politiche di gestione integrate.