La scarsa quantità di acqua rischia di compromettere l’alimentazione mondiale e la produzione di cibo. È questo l’allarme lanciato dal secondo Rapporto della Commissione globale sull’economia dell’acqua.


«Oltre la metà della produzione alimentare mondiale – si legge nel Documento – rischia di non essere prodotta entro i prossimi 25 anni a causa della crisi idrica in rapida accelerazione che coinvolge il pianeta. E questo allarme può diminuire soltanto se si adottano misure urgenti, con l’obiettivo di preservare le risorse idriche e di bloccare la distruzione degli ecosistemi da cui dipende la nostra acqua dolce».

Domanda di acqua

La metà della popolazione mondiale già affronta la scarsità d’acqua e, con il peggioramento della crisi climatica, il numero è previsto in crescita. E questo rischio sociale ed economico viene sottolineato anche nel Rapporto: «La domanda di acqua dolce entro la fine del decennio supererà l’offerta del 40% perché i sistemi idrici mondiali sono sottoposti ad uno stress senza precedenti».

Nazioni Unite

Secondo l’Assemblea delle Nazioni Unite «sono tutti sintomi di un mondo che sta affrontando una crisi idrica. Almeno il 50% della popolazione del pianeta (4 miliardi di persone) deve combattere con il problema della carenza d’acqua almeno un mese all’anno. Entro il 2025, 1,8 miliardi di persone dovranno probabilmente vivere con un’emergenza preoccupante – secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) – che definisce “scarsità assoluta di acqua”».

Cause della scarsità di acqua in Italia

Sono molteplici le cause della scarsità dell’acqua in Italia, a cominciare dal cambiamento climatico perché aumenta le temperature e modifica i modelli di precipitazione delle piogge.

«Tutto ciò costringe l’ambiente a vivere lunghi periodi di siccità, senza dimenticare di assistere a preoccupanti eventi piovosi decisamente intensi e sporadici, i quali creano una forte disuguaglianza tra disponibilità e domanda d’acqua. Non solo. La siccità e la riduzione dei ghiacciai mette a rischio l’ecosistema. È sufficiente ricordare che proprio i ghiacciai rappresentano le riserve idriche; quando si sciolgono si compromettono l’approvvigionamento idrico, specialmente durante i mesi estivi».

Inefficienza delle infrastrutture

Ad aumentare la scarsità idrica è anche l’inefficienza delle infrastrutture. Molte reti idriche sono tecnologicamente superate e di conseguenza inefficienti, registrando perdite significative durante la distribuzione. «In Italia, ad esempio, circa il 41,2% dell’acqua viene persa a causa di tubazioni vecchie e con cattiva manutenzione».

A dare un concreto aiuto all’ammodernamento della rete di distribuzione italiana dell’acqua è il PNNR. «Nel decreto già pubblicato – come si legge https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/pnrr-mit-un-miliardo-di-euro-piu-per-la-riduzione-d elle-perdite-idriche – sono assegnati un miliardo di euro da destinare alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua. I fondi, ottenuti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) nell’ambito della rimodulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riguardano l’investimento M2C2 – 4.2, avente come oggetto la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il

monitoraggio delle reti. L’obiettivo è ridurre in modo significativo la dispersione di acqua potabile, modernizzando le reti di distribuzione e introducendo sistemi di controllo avanzati che consentano di monitorare i nodi principali e i punti più vulnerabili della rete. Già lo scorso 8 dicembre il Consiglio dell’Unione europea ECOFIN ha approvato la nuova Decisione di esecuzione che, in sostanza, aveva autorizzato un aumento della dotazione finanziaria di miliardo di euro, per cui tuttavia si attendeva ancora un decreto della Ragioneria Generale dello Stato presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, attualmente in fase di registrazione. Il decreto pubblicato dal MIT assicura il finanziamento ai soggetti che erano risultati ammessi ma non finanziati nell’ambito dell’Avviso Pubblico pubblicato in GURI n. 29 del 9 marzo 2022, per un totale di 959 milioni di euro di risorse aggiuntive. Ad oggi, sono dunque stati assegnati complessivamente 1.900 milioni di euro a 103 interventi. Le risorse aggiuntive consentiranno di ampliare l’ambizione dell’investimento, che oggi si propone di costruire almeno 45.000 km di rete idrica a livello distrettuale entro il 31 marzo 2026».

L’acqua per l’economia

Come è sottolineato nel Rapporto della Commissione globale sull’economia dell’acqua «il ciclo idrologico globale supporta e influenza le nostre economie a ogni livello. I sistemi alimentari, l’industria, la produzione di energia, i sistemi igienici e i centri dati dipendono tutti da una fornitura affidabile di acqua. Ma in questo momento storico le esigenze delle nostre economie, industrie e società stanno superando i limiti planetari, provocando cambiamenti fisici nel ciclo dell’acqua, aumentando di conseguenza l’incertezza dei modelli delle precipitazioni, impoverendo le risorse di acqua dolce a livello locale, in numerosi modi interconnessi. Purtroppo molte attività economiche stanno già lottando contro la diminuzione della disponibilità di acqua dolce».

Acqua verde, blu, ‘Fiumi Atmosferici’

Sempre secondo il Rapporto della Commissione globale sull’economia dell’acqua «alcuni Paesi traggono più benefici di altri dall’“acqua verde” (l’umidità del suolo necessaria per la produzione alimentare) al contrario dell’“acqua blu” di fiumi e laghi. Il Rapporto ha scoperto che l’acqua si muove in tutto il mondo “in fiumi atmosferici” che trasportano l’umidità da una regione all’altra. Circa la metà delle precipitazioni mondiali sulla terraferma proviene da una vegetazione sana in ecosistemi che traspira l’acqua nell’atmosfera e genera nuvole che si muovono sottovento. Cina e Russia sono i principali beneficiari di questi sistemi di “fiumi atmosferici”, mentre India e Brasile sono i maggiori esportatori, poiché la loro massa continentale supporta il flusso di acqua verde verso altre regioni. Tra il 40 e il 60 per cento della fonte di acqua dolce piovosa è generata dall’uso del suolo vicino».

Soluzioni possibili: investire nella biodiversità per rispondere al cambiamento climatico

La biodiversità assicura un equilibrio all’ecosistema ambientale ed è indispensabile intervenire con azioni mirate proprio per tutelare e salvaguardare la biodiversità. Ed è soltanto lavorando in questa direzione che è possibile ripristinare gradualmente l’equilibrio nell’ambiente. Da questa convinzione arriva la proposta della piattaforma inclusiva, diversa e partecipata di dibattito e di proposizione politica denominata Stati Generali dell’Azione per il Clima che promuove la sua azione nel contesto europeo della Biodiversity strategy for 2030 (SEB 2030), e della Nature Restoration Law di recente approvazione definitiva, che ha come obiettivo il ripristino di ecosistemi e habitat sia terrestri sia marini per consentire il recupero a lungo termine di una biodiversità resiliente, contribuire al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione e adattamento climatico e assicurare tutti i servizi ecosistemici derivanti (protezione da rischi idrogeologici, acqua e aria pulite, impollinazione dei raccolti). Questo documento intende realizzare otto strumenti.

  • Istituire reti ecologiche comunali: integrare le reti ecologiche nei Piani di Governo del Territorio (PGT) a livello comunale, provinciale e regionale.
  • Ripristino ecosistemico: destinare una percentuale degli oneri di urbanizzazione a progetti di ripristino e compensazione ecologica per ogni intervento di
  • Potenziamento del verde urbano: utilizzare vegetazione autoctona certificata nei piani del verde urbano e imporre una quota obbligatoria anche per i privati.
  • Protezione degli ecosistemi marini: istituire almeno 2 nuove aree marine
  • Protette e prestare maggiore attenzione agli ecosistemi marini e
  • Monitoraggio e gestione delle aree protette: destinare almeno il 15% del budget dei progetti di restoration ecology al monitoraggio, potenziando la gestione delle aree
  • Equilibrio nelle competenze dei parchi: garantire che nei consigli di gestione delle aree protette ci sia una rappresentanza equilibrata tra competenze tecniche e
  • Limitare i fuochi artificiali: contrastare l’abuso di fuochi artificiali durante manifestazioni pubbliche e private per proteggere la fauna selvatica.

Benefici

Aumento delle aree protette con ripristino degli ecosistemi; riduzione della perdita di specie autoctone; miglioramento degli agroecosistemi, con benefici nel medio-lungo termine per la produttività agricola; aumento degli investimenti in pratiche che riducono l’impatto ambientale nel medio e lungo periodo; mitigazione nel medio-lungo periodo del cambiamento climatico.


Fonte: articolo di Francesco Fravolini