Il Rapporto Svimez 2024 evidenzia un’emergenza che mina il futuro del Mezzogiorno, mentre le disparità territoriali continuano a pesare sull’intero sistema economico nazionale.
Negli ultimi dieci anni, il Mezzogiorno ha visto un esodo impressionante: quasi 200.000 giovani laureati si sono trasferiti verso il Centro-Nord, mentre 138.000 hanno lasciato l’Italia per stabilirsi all’estero. A rivelarlo è il Rapporto Svimez 2024, che accende i riflettori su un fenomeno drammatico, strettamente legato alle basse retribuzioni e al divario economico tra Nord e Sud.
Dal 2013, le retribuzioni reali lorde per dipendente sono diminuite del 4% a livello nazionale, ma nel Mezzogiorno il calo è stato doppio, toccando l’8%. In Germania, al contrario, nello stesso periodo si è registrato un aumento del 6%. Questi numeri sottolineano la difficoltà del Sud Italia nel trattenere i giovani talenti, alimentando un processo di “degiovanimento” che compromette il futuro della regione. La carenza di bambini ha già messo a rischio chiusura oltre 3.000 scuole primarie, mentre il rapporto denuncia con forza: “L’emigrazione è la vera emergenza”.
Un Mezzogiorno in bilico tra recupero e incertezze
Se da un lato l’economia italiana ha mostrato segnali di resilienza nel superare la crisi energetica e le sfide legate alla pandemia e alla guerra in Ucraina, dall’altro persistono profonde disparità territoriali. Il 2024 è stato un anno in cui il Sud ha registrato performance economiche leggermente superiori rispetto al resto del Paese, grazie a un approccio espansivo delle politiche di bilancio e al contributo di settori come costruzioni e servizi. Tuttavia, il rallentamento delle esportazioni del Nord, influenzato dalla frenata dell’economia tedesca, e la stagnazione del PIL delle regioni centrali hanno giocato un ruolo decisivo in questo quadro atipico.
La crescita, però, rimane fragile. L’incertezza geopolitica, la stretta monetaria adottata dalla Banca Centrale Europea e le turbolenze nei mercati finanziari rappresentano ostacoli significativi. Anche se l’inflazione è in calo e il potere d’acquisto delle famiglie inizia a migliorare, i consumi restano prudenti, frenati da una fiducia ancora vacillante.
Prospettive globali e rischi futuri
Il contesto internazionale offre segnali contrastanti. La discesa dell’inflazione, favorita dal miglioramento delle catene di approvvigionamento e dalla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime, ha ridotto la pressione sui consumatori. Tuttavia, i settori dei servizi mostrano ancora una resistenza al calo dei prezzi, spinta dalla lenta ma progressiva ripresa salariale. Questo equilibrio delicato ha indotto le principali banche centrali a mantenere politiche monetarie prudenti, con tassi di interesse stabili e solo timidi segnali di allentamento.
Per l’Italia, il 2024 rappresenta un banco di prova. Le regioni meridionali, sebbene abbiano beneficiato di politiche più omogenee rispetto al passato, restano vulnerabili ai cambiamenti nella politica di bilancio. Inoltre, la decelerazione della domanda potrebbe penalizzare ulteriormente il sistema produttivo nazionale, già provato da anni di difficoltà.
Un futuro da scrivere
Il rapporto Svimez non si limita a fotografare una realtà critica, ma lancia un appello alle istituzioni: intervenire con urgenza per contrastare la fuga dei giovani, sostenere le famiglie e riequilibrare le disparità territoriali. Politiche mirate, investimenti in innovazione e un sostegno deciso al lavoro qualificato sono fondamentali per invertire una rotta che rischia di compromettere irrimediabilmente il potenziale economico e sociale del Mezzogiorno.
La sfida è duplice: garantire una crescita sostenibile e inclusiva a livello nazionale, ma anche restituire al Sud la capacità di trattenere e valorizzare le proprie risorse, umane e materiali. Solo così l’Italia potrà guardare al futuro con maggiore fiducia e speranza.