Il Ponte sullo Stretto di Messina non è solo un’opera infrastrutturale ambiziosa, ma un progetto destinato a ridefinire il futuro economico e sociale dell’Italia: questo è il messaggio emerso oggi, 26 novembre 2024, durante il convegno organizzato a Roma da Unioncamere, in cui è stata presentata l’ultima analisi costi-benefici realizzata da Uniontrasporti con la consulenza scientifica di Openeconomics.
Lo studio, condotto seguendo rigorosamente le linee guida europee, evidenzia come i benefici netti generati dal Ponte superino di gran lunga i costi, con un Valore Attuale Netto Economico (VANE) pari a 1,8 miliardi di euro e un rapporto benefici/costi di 1,2. Una cifra che, tradotta in impatti reali, significa sviluppo per l’intero Paese, dal rilancio del turismo e del tessuto produttivo di Sicilia e Calabria, fino all’ottimizzazione della logistica e del traffico merci e passeggeri lungo il corridoio “Scandinavo-Mediterraneo” della rete TEN-T.
Numeri che raccontano il futuro
Durante la fase di costruzione, il progetto genererà un contributo straordinario di 23,1 miliardi di euro al PIL nazionale, creando 36.700 posti di lavoro stabili e alimentando le casse dello Stato con 10,3 miliardi di euro in nuove entrate fiscali. Ma i benefici non si fermeranno al Sud. Regioni come Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, grazie all’attivazione di filiere produttive, trarranno vantaggi significativi, dimostrando l’importanza strategica del Ponte per tutto il sistema Paese.
Una visione sostenibile e sicura
L’analisi non si limita agli impatti economici: integra considerazioni su sostenibilità ambientale e gestione dei rischi. Con una riduzione prevista delle emissioni inquinanti e un livello di rischio economico contenuto – positivo nel 70% degli scenari simulati – l’opera si conferma all’altezza delle sfide del XXI secolo. “L’importante è che tutto sia realizzato nel pieno rispetto dell’ambiente e della sicurezza,” ha ribadito Ivo Blandina, presidente della Camera di Commercio di Messina, evidenziando la necessità di una visione ambiziosa ma responsabile.
Un simbolo della ripartenza italiana
Per Andrea Prete, presidente di Unioncamere, il Ponte segna un cambio di paradigma. “Dopo anni di interventi concentrati su manutenzione e ammodernamento, necessari ma insufficienti, questa infrastruttura rappresenta la capacità del nostro Paese di progettare e costruire il futuro. Superare i tre chilometri che separano Sicilia e Calabria significa abbattere un ‘dazio permanente’ che pesa sulle nostre imprese e sulla competitività del Mezzogiorno.”
Un progetto per l’Italia e per l’Europa
Nel lungo termine, i benefici complessivi dell’opera sono stimati in oltre 10,9 miliardi di euro, a fronte di un investimento attualizzato di circa 9 miliardi. La solidità di questi dati è garantita dall’utilizzo di metodi rigorosi, come i “prezzi ombra” per depurare i valori finanziari dalle imperfezioni di mercato e il calcolo attualizzato dei costi e benefici su un arco temporale di 30 anni.
Il Ponte sullo Stretto non è solo un’infrastruttura, ma un simbolo di connessione e crescita. Un’opera capace di trasformare una barriera geografica in un’opportunità di sviluppo per il Sud e per l’intera nazione. Come sottolineato dai relatori al convegno, oggi non ci sono più alibi: il tempo è maturo per fare il salto verso il futuro.