A fare luce sugli aumenti stipendiali previsti per gli infermieri, nel contesto delle trattative sul rinnovo del contratto per il comparto sanità durante il 2024, è direttamente una recente nota del presidente dell’Aran, Antonio Naddeo.
Il presidente dell’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni è intervenuto per chiarire le proposte di aumento retributivo per il personale infermieristico, evidenziando la struttura complessiva degli incrementi e rispondendo alle critiche emerse.
“Per un’informazione accurata e trasparente, è essenziale che la valutazione delle proposte consideri tutte le componenti della retribuzione, non solo le singole indennità,” ha dichiarato Naddeo, rispondendo in merito ad alcune voci di corridoio sulla materia circolate nelle scorse settimane.
Rinnovo contratto Sanità 2024: indicazioni sugli aumenti per gli infermieri
Il nuovo contratto nazionale del comparto sanità per il triennio 2022-2024, come spiegato da Naddeo, punta a un incremento complessivo della retribuzione annua per gli infermieri pari a 2.245,10 euro, suddiviso su tredici mensilità. Questo incremento si articola in diverse voci che rispondono a specifiche esigenze professionali del personale sanitario, con un’attenzione particolare verso le aree di maggiore pressione, come il pronto soccorso.
Stipendio tabellare (135 euro mensili)
La componente principale dell’aumento retributivo riguarda lo stipendio tabellare, ovvero la base salariale fissa. Questo incremento di 135 euro mensili rappresenta la quota maggiore dell’aumento complessivo, pari al 78%. L’obiettivo è rendere più competitiva la retribuzione degli infermieri italiani, che soffre di un notevole divario rispetto agli standard europei, così da attrarre e trattenere personale qualificato. Secondo Naddeo, il rafforzamento dello stipendio tabellare punta non solo a migliorare le condizioni salariali, ma anche a riconoscere il ruolo essenziale degli infermieri nel sistema sanitario.
Indennità di specificità infermieristica (15,66 euro mensili)
L’indennità di specificità, introdotta nel precedente contratto 2019-2021, viene ulteriormente valorizzata con un incremento di 15,66 euro mensili. Questa indennità risponde alla necessità di riconoscere le peculiarità della professione infermieristica, un ruolo caratterizzato da un contatto diretto e continuativo con i pazienti, spesso in condizioni di stress elevato. Tale compenso rappresenta un riconoscimento simbolico per il carico emotivo e fisico che questa professione comporta, sebbene rimanga una cifra modesta rispetto alle aspettative sindacali e alle richieste di una maggiore valorizzazione economica per il settore.
Indennità per il pronto soccorso (6,52 euro mensili)
Gli infermieri che operano in pronto soccorso, una delle aree più critiche e ad alta intensità del sistema sanitario, ricevono un’indennità specifica di 6,52 euro mensili. Questa somma rappresenta il tentativo di compensare, almeno in parte, le difficili condizioni operative cui il personale è costantemente sottoposto, in particolare per quanto riguarda i turni notturni, l’esposizione a episodi di violenza verbale e fisica e l’elevato carico di pazienti. Sebbene l’importo possa apparire ridotto, Naddeo ha spiegato che è un primo passo nella direzione di un riconoscimento economico differenziato per chi lavora in contesti di emergenza e urgenza.
Fondi risorse decentrate (15,52 euro mensili)
Infine, una parte dell’incremento, pari a 15,52 euro mensili, proviene dai fondi per le risorse decentrate, ossia risorse aggiuntive stanziate per il miglioramento delle condizioni lavorative e la valorizzazione del personale nelle diverse strutture sanitarie locali. Questi fondi offrono una certa flessibilità nel distribuire compensi aggiuntivi che possano rispondere a specifiche necessità organizzative e gestionali all’interno dei vari presidi ospedalieri e sanitari. Si tratta di un investimento che, pur rappresentando una piccola quota del totale, mira a incentivare la qualità del servizio e l’efficienza operativa.
Obiettivo: valorizzazione del personale in aree critiche
L’approccio delineato dal presidente Aran riflette un tentativo di valorizzare la professione infermieristica, rispondendo in particolare alle esigenze di chi opera in ambienti ad alto stress come il pronto soccorso. Naddeo ha sottolineato che l’aumento delle componenti retributive per specificità infermieristica e pronto soccorso intende rappresentare un riconoscimento non solo economico, ma anche simbolico del valore del lavoro svolto in queste aree. “Il nostro obiettivo,” ha dichiarato Naddeo, “è rispondere alle specificità dei professionisti infermieristici, con un’attenzione particolare per chi è in prima linea nelle situazioni di emergenza.”
Tuttavia, questa proposta economica ha suscitato alcune critiche da parte dei sindacati, che ritengono gli importi insufficienti rispetto alle esigenze di un comparto professionale in costante affanno e carente di risorse.
Le reazioni dei sindacati: il dissenso di Nursing Up
Nonostante le rassicurazioni di Aran, alcuni sindacati, come Nursing Up, hanno espresso una forte insoddisfazione. In un comunicato, il sindacato ha definito la proposta “un’illusione, più che un reale riconoscimento per i professionisti della sanità“. Nursing Up critica in particolare la possibile eliminazione di alcune indennità esistenti per chi opera in reparti difficili come il pronto soccorso, riducendo così il beneficio economico per gli infermieri che lavorano in contesti ad alto rischio e disagio.
Il sindacato ha definito gli incrementi delle indennità proposte “insufficienti e deludenti“: l’indennità di specificità infermieristica aumenterebbe di soli 5,22 euro nel 2024, per poi arrivare a 12,28 euro nel 2025; mentre l’indennità di tutela del malato vedrebbe un incremento di 2,95 euro nel 2024 e di 9,34 euro l’anno successivo.
Per l’organizzazione sindacale, questi importi sono inadeguati e lontani dal rispondere alle aspettative dei professionisti sanitari italiani. Di fronte a queste condizioni ha lanciato un allarme: “Queste politiche non fanno altro che incentivare l’esodo dei professionisti verso l’estero, impoverendo ulteriormente il sistema sanitario italiano.” Il sindacato ha insistito sulla necessità di un contratto che offra un vero percorso di crescita economica e professionale, oltre che un riconoscimento concreto del sacrificio degli operatori sanitari.
Disparità salariali: gli infermieri italiani ai margini dell’Europa
Per concludere è giusto anche dare uno sguardo alla condizione salariale degli infermieri nel più ampio contesto comunitario. Secondo il rapporto “Health at a Glance Europe 2024,” il salario degli infermieri italiani rimane tra i più bassi d’Europa, inferiore di quasi il 20% rispetto alla media europea di 39.800 euro. In Italia, la retribuzione media degli infermieri si aggira intorno ai 32.600 euro annui, ben lontana dai livelli di Lussemburgo (79.000 euro) o Belgio (72.000 euro) ad esempio.
Il rapporto sottolinea che la pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza l’importanza di migliorare la retribuzione per attrarre e trattenere il personale sanitario. Tuttavia, in Italia, come in altri Paesi dell’UE, gli infermieri guadagnano a malapena il salario medio nazionale, evidenziando una disparità significativa rispetto ad altre nazioni dove il loro stipendio è sensibilmente superiore alla media nazionale.