La recente introduzione di una normativa che impone visite mediche ed esami specialistici in Calabria “a tempo” ha suscitato un acceso dibattito: la denuncia arriva dalla CISL Medici regionale.
Il sindacato guidato da Nino Accorinti, ha sollevato dure critiche nei confronti del Decreto del Commissario ad Acta n. 345 del 7 novembre 2024, che stabilisce un “tempario” per diverse prestazioni mediche. Secondo la CISL, questa regolamentazione, varata senza consultare le parti sociali, rappresenta un pericolo per la qualità dell’assistenza e il diritto alla salute.
Il decreto nello specifico assegna risorse specifiche alle Aziende Sanitarie Locali per ridurre le liste d’attesa, obbligandole a stilare piani operativi per l’uso di personale medico e infermieristico in prestazioni aggiuntive. Tuttavia, introduce anche limiti di tempo massimi per l’esecuzione di esami e visite, come 20 minuti per una visita cardiologica o ginecologica, 30 minuti per una risonanza magnetica cerebrale (anche con mezzo di contrasto) e 15 minuti per un ecocolordoppler dei tronchi sovraortici.
La denuncia della CISL Medici sulle visite mediche “a tempo” in Calabria
Questa imposizione di tempi prestabiliti, denuncia la CISL Medici, va oltre i vincoli normativi e ignora le complesse esigenze di ogni singolo paziente, compromettendo il rapporto tra medico e paziente. I professionisti, secondo il sindacato, si trovano infatti privati della libertà di dedicare il tempo necessario a ogni caso, con un impatto negativo su accuratezza e sicurezza delle cure. La CISL sottolinea come la cronometrazione delle visite violi i principi deontologici e renda impossibile un’assistenza personalizzata.
Le critiche si estendono al metodo adottato per definire il “tempario”, basato su confronti con altre regioni e privo di un confronto locale. La Calabria, infatti, non ha ancora costituito l’Organismo Paritetico Regionale per il confronto con rappresentanti sindacali e dei cittadini, come previsto da un accordo nazionale del 2010. Questa mancanza di consultazione ha portato a una programmazione che, secondo il sindacato, sembra improvvisata e poco rispondente alle reali esigenze della sanità regionale.
Alcune Aziende Sanitarie calabresi, tra cui quella di Catanzaro, hanno già attuato le disposizioni del decreto, adeguando i tempi delle visite prenotate. Tuttavia, il sindacato ricorda che il TAR del Lazio, in una sentenza del 2018, aveva già rigettato il concetto di “visite a tempo” e riaffermato il diritto dei professionisti di stabilire autonomamente la durata delle consultazioni in base alle necessità dei pazienti.
Le conclusioni del sindacato
La CISL Medici ribadisce l’importanza di ridurre le liste d’attesa, ma sottolinea che la priorità deve rimanere la qualità del servizio e il rispetto dell’autonomia professionale. Per questo motivo, ha incaricato i propri legali di esplorare tutte le vie legali per tutelare sia i diritti dei pazienti che quelli dei professionisti.
Pur restando aperta al dialogo, la CISL Medici auspica che la Regione Calabria riconsideri la propria posizione, coinvolgendo i rappresentanti del settore sanitario e della cittadinanza per definire soluzioni condivise ed efficaci che non compromettano la qualità dell’assistenza.